Raccolta Ultimi Articoli (agosto 2006-giugno 2007)
di Giorgio Boratto

Articoli parte 6


Indice articoli pubblicati su quotidiani vari, su Italians e sul web magazine WEMA
articoli parte 1
articoli parte 2
articoli parte 3
articoli parte 4
articoli parte 5

Torna agli scritti


Aggiornato 3/6/2007

Cani e gatti al family day
Duri e puri
Un giorno che non ti aspetti -San Valentino 2007
Rosaria Schifani è tornata
Scrivete anche voi
Giornata della Memoria 2007
Colpi di coda
Olindo e Rosa
Oggi è morto l'abbè Pierre
25 Aprile 2007
Il ritorno delle Brigate Rosse
Il cacciatore di aquiloni
Lettera a una figlia nel 2036
Wonderjock
Nomadelfia- legge di fraternità
Still life

 

 
Cosa ci sarà dopo?
Conforto
Cattive e buone notizie
Il mondo è piccolo
Conforto
Oggi in Iraq
Mondo Calcio
Il telefonino
Famiglie diverse
E' arrivato il freddo
Non sono razzista
Avere dubbi
Gli stranieri portano fortuna
Economia malata
I Play Boy
Nottata politica
Gli ideali

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CANI E GATTI AL FAMILY DAY

Non si è mai parlato tanto di famiglia da quando sono entrati in scena i DICO, ovvero la norma di legge che vuole estendere i diritti alle coppie di fatto. Il fatto è che nessuno vuole mettere in discussione la famiglia, ci mancherebbe. Nessuno vuole impedire a chiunque di sposarsi, a che pro? Nessuno attacca la famiglia come istituzione o come base naturale della costituzione della società umana, non è così dappertutto? Il concetto di famiglia va al di là delle credenze religiose, statuali o filosofiche, allora? Perché tanta paura e richiami? Sembra che i cattolici siano atterriti da una regolamentazione che estende una parte dei diritti anche a chi non ha stipulato nessun contratto religioso o civile…forse per loro anche solo religioso.
Ricordo che tempo fa qualcuno aveva proposto di iscrivere nello stato di famiglia anagrafico, anche gli animali domestici che convivono nel nucleo famigliare. Cani e gatti iscritti, a tutti gli effetti, come componenti famigliari: che cosa bella. Chi ha un animale in casa sa quanto questi siano parte vera della famiglia. Attorno a questi animali spesso ruotano sentimenti e loro stessi ne sono, in certi casi, un veicolo di senso dell'unione. Parole grosse? Forse, ma dove circola affetto, sentimento di unità, di fedeltà, di aiuto reciproco, là è una famiglia. Si potrebbe prefigurare famiglia anche l'unione di un uomo ed un cane…troppo? Intanto si nega l'essere famiglia ad un uomo ed una donna che convivono. Tanti discorsi, dibattiti per nascondere un altro senso dell'amore. La famiglia, il suo concetto, riceve attacchi da altre situazioni, che sono di carattere economico e sociale. Non certo morali o legati all'estensione dei diritti legali.
A proposito se ci saranno alla marcia del 'family day' cani e gatti, fateci un pensierino: anche loro sono per la famiglia…la grande famiglia cui conta solo volersi bene.

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UN GIORNO CHE NON TI ASPETTI

Stasera cucino io, lo faccio spesso; ma stasera voglio preparare qualcosa di speciale per lei. In programma c'è una cena al lume di candela. Tutto è pronto. Ora mi sembra un'immagine già vista di un film. In forno ci sono le lasagne al pesto con la besciamella ed un arrosto è pronto in casseruola. Sul tavolo una bottiglia di Rossese, attraversata dalla luce della candela, diffonde un colore caldo sulla tovaglia ed i calici…manca solo lei.
Lei è la donna che amo. Lei è quella che mi ha sedotto…oppure l'ho sedotta io? Chi si ricorda? La prima volta fu un bacio al cinema. Poi bastava sfiorarle con la mano una gamba, stringere la sua mano e un desiderio forte di lei si impossessava di me. Poi si correva verso un posto buio, un luogo appartato dove mettere a nudo quel tanto che faceva esplodere la gioia di vivere. Il bello doveva ancora arrivare; è così l'amore, c'è sempre qualcosa che ti aspetti. C'è il presente, mentre ti pensi con lei sempre, anche dopo, come se non ci fosse altro. Intanto arriva il mondo con i suoi ritmi, che non si sa mai di chi sono. Lei così, stasera ritarda. Ora sono in ansia. Al telefono cellulare non risponde; meglio dire che non è raggiungibile. Cosa sarà successo? Forse non avrà perdonato una mia disattenzione di due giorni fa. Forse per lei tutto è finito. Forse…
In amore ci si prende e ci si lascia. Tutto inizia ogni volta, e ogni volta c'è qualcosa di diverso da scoprire. Succede così che quando sei lontano e pensi chi ami, quell'amore diventa il punto fisso, la certezza del tuo essere, del tuo volerti bene insieme all'altro. Diventi prezioso come una gemma. E quando finisce tutto ciò? C'è una sofferenza indicibile. Ma è necessaria, credo, per farti capire quanto l'amore sia importante; sia anche la rinuncia a parti che non t'appartengono. Ora ho bisogno di guardare il tavolo apparecchiato in attesa di lei. Quel tavolo non avrà più senso se non arriva. Quelle lasagne e quell'arrosto non possono avere nessun sapore, se non saranno consumati insieme.
Drinnnnn…un colpo al cuore. E' lei che è arrivata. Oggi è San Valentino e lei non si è dimenticata: l'avevo semplicemente invitata come un giorno qualunque: un giorno che non ti aspetti.

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ROSARIA SCHIFANI E' RITORNATA

Sul Corriere della sera del 22 maggio 2007, è stata una forte emozione leggere le parole di Rosaria Schifani. Quindici anni dopo le parole pronunciate durante la messa funebre per il funerale alle vittime dell'attentato che ha ucciso Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta di cui faceva parte suo marito Vito; ancora Rosaria interviene a parlare di Palermo e della mafia che sente dentro i muri delle case. Rosaria Schifani mi ha emozionato ancora, come quella volta, e parlando di Palermo dice: 'Qui prevale il doppio. La costa sembra bella ed è brutta per le costruzioni che la assediano. Le case sembrano brutte, ma dentro sono belle. Per nascondere, per confondere, per scansare invidie. Prevale il contrasto. Guardo e mi rattristo. Qui non cambia niente'. Come lo Stato che ha trovato al suo interno degli investigatori traditori, ma poi si è fermato.
Rosaria Schifani è tornata dopo 15 anni nella sua Palermo con il figlio Manù, di 15 anni. Lei vive in Toscana e il figlio è cresciuto con lei lì, lontano da Palermo. Ora lo ha portato, come in pellegrinaggio, in quei luoghi della sua infanzia. Lei è l'esempio di una forte coscienza civile contro la mafia. Il figlio sono sicuro capirà…
Sono passati 15 anni da quel 1992, che vide la mafia colpire lo Stato come mai era successo: uccise i due magistrati che più di tutti l'avevano combattuta. Due magistrati siciliani anch'essi a dimostrazione di quel doppio che accompagna la Sicilia. Per il 23 maggio sono state programmate molte manifestazioni. Sono contento che queste hanno per protagonisti i giovani, giovani come Manù. Sono ancora loro la speranza per cambiare. Il 23 maggio ci sarà anche la musica: Mille note contro la mafia; tantissime iniziative per ricordare e riprendere la battaglia contro una mafia mai finita.
Rosaria Schifani oggi chiede a Bernardo Provenzano di parlare: 'Si liberi signor Provenzano e muoia almeno senza questo peso. Ti scade l'affitto, Bernardo Provenzano. Sei anche tu di passaggio. Liberati dal male, liberaci con la verità'; poi chiede ai suoi figli:'aiutate vostro padre a confessare. Tu, figlio di Provenzano che insegni a scuola, insegna a tuo padre a cambiare'…
Rosaria parla ancora, per favore raccontaci ancora tu Palermo. Non ripartire.

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SCRIVETE ANCHE VOI

Con il nuovo anno 2007, avevo dovuto fare un po' di pulizia sul pc e, nelle varie cartelle dove erano contenuti i miei scritti, feci alcuni aggiornamenti: quella su Berlusca divenne 'comiche 2006'; pensando di non fare più una nuova cartella 'Berlusca', ne feci una chiamata, 'cazzate'. A dire il vero quella cartella esisteva da sempre, ma si trattava di cancellare il vecchio contenuto; in maggioranza foto con 'corna', con il dito medio in alto, e notizie su 'Stalin è morto'…insomma, le solite cose di come intende la politica un certo potere.
Poi avevo alcune 'utility' da riavviare, una specie di spyware, per scovare i bachi che intaccano la questione morale: Berlusconi, Previti, Dell'Utri, Fiorani, Fazio, Consorte, Riccucci, Tanzi…era un lavoro continuo e snervante. Mi salvava un po' di ironia e qualche preghiera laica. Ma il lavoro più grosso era stato cancellare, buttare nel cestino, tutti gli scritti fatti con passione e sentimento; d'altronde lo spazio della memoria lo impone: fare spazio al nuovo.
Così, con il nuovo spazio mi sentivo di ripartire: ero pronto con la tastiera ad affrontare fatti nuovi: Pacs diventati Dico, Conflitto di Interessi, Riforma Radiotelevisiva, Liberalizzazioni, Riordino della macchina statale, Scuola, Giustizia, intanto insieme non mancavano spaventi, emozioni, amori, sentimenti, gioie, paure e malattie…insomma, in sostanza, le solite cose. Poi di colpo ieri è diventato tutto vecchio: è ritornato tutto l'antico. Prodi si è dimesso e siamo risprofondati nel 2006, ante elezioni. La Destra incalza e riprende slancio. Calderoli, Tremonti, Casini e Fini stanno ritornando aiutati da due talebani rossi. Due comunisti 'duri e puri'. Ho ancora ragione di scrivere?
Questa è l'unica cosa che mi salva. Oltre a fare memoria la scrittura aiuta. Scrivete anche voi. Oltre a vivere, almeno noi si cresce.

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GIORNATA DELLA MEMORIA 2007

27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria; ma quale memoria abbiamo noi della Shoah? Di quel crimine chiamato genocidio, di quel periodo storico mortifero e crudele? Ora che, dopo i Sommersi, se ne sono andati pure i Salvati? Più passa il tempo più cresce l'incapacità di percepire le esperienze altrui. Cosa possiamo recuperare noi di quelle atroci testimonianze? Le esperienze dei lager nazisti per i giovani degli anni '50 e '60 erano cose vissute dai loro padri; per i giovani degli anni '80 erano cose dei loro nonni, e per i giovani del nuovo millennio, che cose sono? Contro l'oblio nel 1986 uscì appunto il libro: 'I sommersi e i salvati' scritto da Primo Levi, l'autore di 'Se questo è un uomo'.
Primo Levi affermava di non sentirsi un testimone. Testimoni lo erano chi aveva toccato il fondo, lo erano i sommersi; lui era un salvato. I sommersi anche se avessero avuto a disposizione carta e penna per raccontare, non avrebbero testimoniato nulla perché erano già morti, ancor prima che fisicamente, nello spirito.
Il libro si apre con una prefazione dove si dice che i militi delle SS ammonivano i perseguitati di un orrore dei lager così grande che anche se raccontato non poteva essere creduto…questo stesso pensiero affiorava in forma di sogno anche nei prigionieri. Un segnale che fa comprendere l'unicum dei lager.
Quello che il libro si propone è di rispondere alle domande, sempre attuali: quanto di quell'orrore, dei Lager nazisti, potrà ripetersi? Si riuscirà a confinarlo in un posto come la schiavitù o il codice dei duelli? Ma soprattutto quanto ognuno di noi può fare affinché questa minaccia venga scongiurata?
Dai giovani di oggi la risposta potrà essere conseguente ad un insegnamento dei valori umani di fratellanza e libertà. Perché non bisogna dimenticare che quel male fu commesso da un popolo intero: da esseri umani che avevano il nostro viso ed erano mediamente intelligenti; non erano mostri. Erano in massima parte gregari, funzionari rozzi, diligenti impiegati desiderosi di far carriera; alcuni erano fanatici, altri indifferenti o paurosi di punizioni…erano in sostanza stati educati male. Erano tutti concordi con le 'belle parole' del caporale Hitler.

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OLINDO E ROSA

Olindo e Rosa due brave persone, due lavoratori, due cittadini normali, tanto normali da essere folli…folli assassini. La normalità è spesso il risultato di una costante allerta contro le latenti potenze di disgregazione. Come la malattia è sempre pronta ad intaccare il corpo; così la follia è pronta a impossessarsi dello spirito. Ancora una conferma che noi non siamo mai una persona sola, siamo migliaia di persone, siamo le persone ereditate, introiettate, imitate; siamo il frutto di molti 'stampi', e quello sociale, quello del gruppo ideologico e tribale, fornisce una identificazione fragile. Così può succedere che dinnanzi ad un problema lo si affronti annientandolo. Uccidendo. La storia mostra come gli stati, i governi, le religioni, le chiese e tutte le istituzioni sono i mezzi grazie ai quali l'uomo (animale e selvaggio) acquisisce la sua piccola parte di ragione, giustizia e verità. Così si creano le civiltà: una mano di vernice sottilissima, sotto la quale si trovano intatti gli istinti e le passioni primitive dell'animale uomo. 'Dentro di noi c'è sempre un selvaggio, un pazzo addormentato e incatenato sempre pronto ad uscire dalla caverna del nostro cuore': così sosteneva lo storico Ippolito Taine.
Se osserviamo le guerre, in sostanza sono le tragedie in grande di quello che succede in piccolo; succede in piccolo sempre più spesso nelle province italiane e del mondo. Chi uccide in guerra poi si sente innocente, si sente come Olindo e Rosa: che hanno 'cancellato' il loro problema...un problema che non poteva, per la loro piccola mente, essere risolto diversamente.
Ecco dove bisognerebbe portare il Vangelo…altro che ai musulmani. Bisognerebbero portarlo nelle nostre care, amate, produttive, ricche e 'normali' province. Quanto lavoro da missionari c'è in questo nostra civiltà in continuo 'apocalipto'. Certo che io però auspico missionari laici, missionari senza croce, che aiutino a comprendere che il male non è frutto di diavolerie, destini imperscrutabili, espiazioni divine ma semplicemente del non saperci 'vedere' e pensare diversi da quello che ostentiamo. Noi siamo anche altro.
Saremo mai capaci, tutti insieme, di stracciare il Velo di Maya?

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OGGI E' MORTO L'ABBE' PIERRE

22-1-2007- Oggi è morto l'Abbè Pierre, una figura di frate in Francia e nel mondo molto famosa. Fondatore del movimento Emmaus, Henri Antoine Groués, questo il vero nome dell'Abbè Pierre, è morto a 94 anni. Fino all'ultimo è stato attivo nel diffondere le idee del cristianesimo più autentico. Fino all'ultimo è stata una voce dello 'scandalo' di Cristo: lo scandalo di stare con gli ultimi della Terra, con gli affamati, i miseri, i vecchi, gli anziani e i malati.
Solo lo scorso anno era uscito un suo libro: 'Dio mio…perché?', in cui rivelava di avere avuto relazioni sessuali con delle donne. Creò scalpore. Forse in fondo in quella confessione non c'era niente di male; ma la sua testimonianza ancora una volta era inserita in maniera da provocare riflessioni e discussioni: si diceva, in quel libro, d'accorso ai preti sposati, e a preti celibi che 'possano consacrarsi totalmente alla preghiera e agli altri', all'ordinazione al sacerdozio delle donne e al riconoscimento delle coppie omosessuali.
A proposito di perché, un giorno era stato chiesto all'Abbè Pierre, che cosa avrebbe voluto chiedere a Dio? Egli rispose: 'mio Dio vi amo con tutto il cuore, con tutta l'anima…però non capisco niente dell'ordine della creazione cominciando dal fatto che gli animali più grandi per vivere e conservarsi debbano divorare i più piccoli. La legge naturale per cui bisogna servire prima i più forti a scapito dei più deboli non mi lascia tranquillo. Certo, questo non sminuisce il mio amore per Dio, però non posso tacerlo, glielo devo chiedere. Gli chiederò anche delle sofferenze ingiustificate di molte popolazioni. È vero che la miseria è il frutto del peccato degli uomini, di ciascun uomo, dei governanti; è colpa nostra se non esiste un'equa distribuzione dei beni terreni tra gli uomini, però perché non chiamare Dio in causa?' Una domanda che penso continui ad assillare tutti i cristiani.
Il 12 Dicembre del 2003 l'Abbè Pierre venne a Genova per una lectio magistralis, nella Cattedrale di San Lorenzo, sulla carità predicata dal Vangelo. In quella giornata l'Abbè Pierre parlo d'amore. Parlò dell'amore che non trova all'inizio tempo per tutte le cose da dire, per quante cose da fare; poi - come con la preghiera - succede di stare bene insieme, con la persona amata, in silenzio. Poi potrà esserci anche solo una parola: la tua felicità è la mia; quando soffri tu soffro anch'io, la mia gioia è la tua…
Ecco in questo Amore, che insieme al male fa vedere le meraviglie della vita, c'è il ringraziamento a Dio e la risposta per trovare la giustizia. Spero che il suo insegnamento continui

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25 APRILE 2007

Ho sognato un 25 aprile italiano come il 14 luglio francese. Una festa di tutti per la ritrovata libertà. Sarebbe bello trovare qualcosa di comune a tutti per festeggiare, baciarsi in strada, ridere e ballare. Sarebbe troppo bello ricordare che si ricomincia ogni volta con quella data. Eppure in quella data qualcosa di grande è successo: abbiamo ritrovato una nuova Italia.
Ho sognato un 25 aprile in cui ritrovarci insieme a bere e chiacchierare dei figli e del mondo in pace. Un giorno di festa d'aprile, un giorno di risveglio a contraddire il dolce dormire; un giorno d'aprile di uova e di palme, di sole e di bandiere tricolori a sventolare, per scacciare un mondo girato in bianco e nero.
Ho sognato un 25 aprile come il 17 marzo per l'Irlanda; il 3 ottobre per la Germania, il 26 ottobre per l'Austria o il 1° agosto per la Svizzera. Una festa di popolo da passare in allegria. Abbiamo bisogno di un riferimento da tenere vivo; abbiamo bisogno di un momento per non litigare…io l'ho sognato, l'ho pensato, l'ho vissuto in un 25 aprile di un qualsiasi anno. Ora lo vorrei per sempre.
Questo è il mio sogno per il 25 aprile: festa di pace e libertà.

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IL RITORNO DELLE BRIGATE ROSSE

Sul ritorno delle Brigate Rosse si è scritto nuovamente molto; però quello che mi ha colpito e che andrebbe analizzato più profondamente è l'aspetto psicologico e personale che, da grande conoscitore del fenomeno brigatista, ha sviluppato Giorgio Bocca nell'articolo del 14 febbraio scorso su La Repubblica.
Egli scrive: 'Negli anni in cui ho interrogato, ascoltato centinaia di terroristi per scrivere la loro storia, la ragione della loro scelta di campo, la ragione vera che veniva fuori dalle loro testimonianze era personale e psichica: non potevano sopportare la parte che altri, i loro genitori, i loro amici, il loro partito avevano fatta per conto loro. Non potevano sopportare che la loro vita fosse già decisa, già tracciata da altri. Spesso, per non dire quasi sempre, il movente vero, decisivo, della scelta terroristica era l'affermazione della propria personalità, di fargliela vedere a chi pensava di poterli comandare, a chi pensava di essere il loro padrone'. Io penso che molti di questi br, per me 'balordi rossi', rientrino, più che in un discorso politico, in casi di psicosi: legati ad un processo di identificazione distorto.
E' chiarissimo che la politica, quella del senso più nobile di far convivere i cittadini in pace e benessere, non c'entra nulla con il terrorismo in generale e con quello specificatamente italiano denominato BR. Io ricordo ancora una immagine di Renato Curcio- il fondatore delle BR storiche- che dichiarava, alla fine di quella triste esperienza, che quello che cercava in fondo era la mamma. Lo ricordo in una foto sul Corriere della Sera abbracciato alla mamma. Quanta strada per poterla ritrovare…soprattutto ritrovarsi lui: rivoluzionario manicheo del più classico pensiero cattolico, da una parte il Paradiso e dall'altra l'Inferno. Come dire: Merda o Berretta rossa. Ancora quelli; quelli che ci vogliono mettere la berretta rossa in testa. Il processo di vera liberazione, passa sempre attraverso un percorso personale e spirituale profondo. Dovremmo essere noi aiutarli a liberarsi loro. Intanto facciamo bene a liberarci di questi, che pensano di diventare i nuovi padroni.

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IL CACCIATORE DI AQUILONI

Ho appena terminato di leggere il libro: 'Il cacciatore di aquiloni'. Il libro è una storia che racconta insieme l'anima di un popolo, quello afgano, ed un passaggio alla maturità, quella del protagonista, Amir. E' lui che racconta la storia. Una storia che si snoda lungo un periodo storico che va dagli anni '80 fino ad oggi. Così viene raccontata l'infanzia in una Kabul prima dell'invasione sovietica e la maturità, con l'epilogo della Kabul sotto il regime talebano.
Ho trovato il libro di Khaled Hosseini, pieno di verità e insieme di dolori. Un ritratto della vita, che ci chiede sempre conto su cosa stiamo facendo o dove stiamo andando. Come una metafora bisogna tornare sempre sul luogo del 'delitto', sulle nostre debolezze, bisogna sempre 'scoprire' il mistero che accompagna ogni vita, per avere la pace; per comprendere se stessi e insieme il destino.
La verità di essere tutti uomini divisi; di essere uomini a metà: presi dalla nobiltà dei sentimenti e dalle convenzioni sociali. Sempre in bilico tra la libertà e il conformismo, tra la giustizia e la vigliaccheria. Amir e Hassan, sono due fratellastri che incarnano la divisione delle nostre anime. Una colpa sentita da Amir lo porterà ad espiare una colpa e insieme alla redenzione a recuperare un figlio, un nipote: un bambino che non potrà mai più essere tradito.
In fondo il messaggio è chiaro: mai disattendere la bellezza, la spontaneità, la verità del bambino che alberga sempre in noi. Poi, tutto torna. Il messaggio è che il passato non si cancella. Tutto viaggia in circolo. L'aquilone che apriva la storia, l'intesa e un'amicizia, la chiude per riaprirne un'altra. Ancora. Ancora vola la speranza.

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NOMADELFIA - UN ALTRO MONDO C'E'

Quest'anno si compiono 75 anni di un sogno: quello di Nomadelfia, che significa 'legge della fraternità'. Nomadelfia è la comunità voluta da Don Zeno Saltini (1900-1981). Nomadelfia nacque come idea il 6 gennaio del 1931, quando don Zeno Saltini appena ordinato sacerdote, chiese di adottare un diciassettenne appena uscito dal carcere.
Un tarlo cresciuto dentro don Zeno, dopo una discussione avuta da ragazzo, con un anarchico che contestava ai cattolici cristiani di vivere incoerentemente e di essere da ostacolo al progresso umano, trovava in quell'atto la dimostrazione che esisteva la possibilità concreta di seguire l'insegnamento del Vangelo di sentendosi tutti fratelli in Cristo, poiché tutti siamo figli di Dio. Un altro passaggio importante della costruzione di Nomadelfia, successe nel 1941 quando una giovane parrocchiana si presentò a don Zeno dichiarandosi disposta a fare da mamma ai piccoli bambini orfani e abbandonati, raccolti in canonica: fu la prima 'mamma per vocazione'. Da allora con le parole di Gesù, pronunciate dalla Croce alla Madonna e all'apostolo Giovanni, 'Donna, ecco tuo figlio, Figlio, ecco tua madre', verranno consegnati i bimbi abbandonati alle mamme per vocazione e alle famiglie unite.
Con Nomadelfia prese il via un'avventura umana che ha, per la sua particolarità, pochi precedenti di longevità, poiché tutte le comunità hanno regole che non sono né facili né comode da vivere insieme. A Nomadelfia, questa avventura continua, pur con alti e bassi rappresenta un seme di speranza utile a dimostrare che vivere diversamente, da quello che propone la società odierna, è possibile.
Nomadelfia risulta un piccolo mondo 'comunista': un comunismo delle origini cristiane, quando tutti vivevano e dividevano risorse e sacrifici. A Nomadelfia non circola il denaro, non esiste la proprietà privata, tutti lavorano e i lavori pesanti sono fatti insieme da tutti. e La paternità, come la maternità, sono esercitate da tutti gli adulti, in questa maniera, conseguentemente, ognuno è insegnante; cosicché la scuola è interna alla comunità. I figli si presenteranno come privatisti per gli esami alla scuola statale. Ogni 'gruppo familiare' composto da 4-5 famiglie vive insieme in una abitazione centrale, dove c'è la sala da pranzo, la cucina e il soggiorno; intorno a questa unità ci sono le piccole case prefabbricate dove ogni famiglia ha le camerette. Chi ha bisogno di qualcosa di personale si rivolge all'economato che glielo procurerà. Riuscirà questa originale proposta a vivere ancora a lungo?

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STILL LIFE

Still life è il titolo di un film cinese vincitore lo scorso anno del Leone d'oro al Festival Cinematografico di Venezia. Il titolo originale del film è: Sanxia haoren di Jia Zhangkee, la traduzione esatta dovrebbe essere Natura morta, ma è stato tradotto come Still life, dove still può significare diverse cose: silenzioso, calmo, tranquillo o stagnante come l'acqua, e qui l'acqua è quella che si raccoglie nella diga delle Tre Gole, un'opera mastodontica della Cina di oggi. La costruzione della diga ha raso al suolo quindici città e un centinaio di villaggi, ha fatto sparire tracce di civiltà antichissime, come quelle conservate a Fengjie con duemila anni di storia alle spalle, privando di casa, lavoro e identità più di un milione di persone, è la metafora del continente cinese.
Il vecchio paesaggio, è sopravvissuto solo sulle stampe delle banconote. Quello che si osserva è un territorio sconvolto, seminato da costruzioni moderne speculative, orrende come tante delle nostre città. Con questo film viene fatto uno spaccato impietoso della Cina odierna dove la povertà, la bruttura del lavoro.
Un film lento, con una fotografia stupenda e ricca di particolari che difficilmente si possono raccogliere tutti. Un film che potrebbe definirsi il passaggio cinese della cinematografia neorealista italiana; ed il regista cinese ammette questa influenza del cinema italiano: De Sica con 'Ladri di biciclette' e Fellini con 'La strada', soprattutto. Ogni sequenza del racconto cinematografico porta il titolo di oggetti: sigarette, caramelle, bustine da tè, liquori, ecc… Due persone un minatore dello Shanxi, Han Sanming, in cerca del ex moglie e una infermiera Shen Hong ritornano a Fengjie per ritrovare rispettivamente la moglie, che lui non vede da 16 anni, e il marito che lei non vede da 2. Ognuno fa un percorso proprio e mentre il minatore scopre l'alienazione del luogo abbandonato, diventando demolitore dei palazzi in previsione dell'allagamento previsto con la diga, l'altra comunica al marito che vuole il divorzio. Il silenzio, l'incomunicabilità, la trasformazione del paesaggio e insieme la perdita di storia segnano un comune passaggio. Tristezza, malinconia, miseria, degrado sono le caratteristiche di questo racconto filmico. I dialoghi sono scarni e peccato che la traduzione didascalica in italiano sia piena di errori. Ma forse non sono importanti poiché si coglie il senso di tutto ugualmente. L'incombenza dell'acqua che sommergerà tutto rende l'atmosfera una attesa verso un non ritorno pieno di incognite. Pur con i telefoni cellulari, i poveri saranno sempre poveri, e senza una identità anche più deboli. Lui tornerà con la moglie a fare il minatore e lei abbandona il marito senza rimpianti.
La modernizzazione estrania abitanti, identità e memorie che non potranno più essere recuperate. Progresso e conservazione sono due anime che si scontrano ed in nome dell'economia tutto corre, facendo soccombere la cultura a cui il popolo cinese è più legato. Film ricco di simboli e metafore: c'è un potere sempre più estraneo alla gente, ci sono oggetti come il telefonino con le suonerie più alla moda che richiamano all'economia consumistica-capitalista che stravolgono il tessuto sociale. Il film è lento quasi a sottolineare il mondo in decomposizione. L'equilibrista tra le case in demolizione è l'ultima forte immagine a descrivere il momento di transito. C'è da domandarsi verso cosa? Ecco questo film racconta la Cina odierna come nessun reportage potrebbe farlo meglio.

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COSA CI SARA' DOPO?

Vediamo un po' cosa trovare dopo il berlusconismo. E' ormai accertato che il berlusconismo sta tirando gli ultimi calci, sono come le contrazioni del rigor mortis: insieme c'è la voglia di portarsi dietro anche chi lo guarda. Ma in questi anni ci siamo vaccinati e quello che serpeggiava tra la gente, la voglia di apparire, di essere selfmademan di successo, sempre vincente, ora non c'è più. C'è una consapevole rassegnazione al limite, all'aspirare a quello che non si vede ed è più importante: la serenità di valere per quello che si è e non per quel fare che gonfia l'Io come una mongolfiera. Mettere al centro valori veri, che non sono il mercato, la furbizia o i titoli onorifici. Oggi si può mirare al cielo, anche senza preti.
La data 2001 si è rivelata una illusione; anche la new age ci ha preso in giro. Forse solo ora sta per finire veramente il secolo e il millennio, che avevamo lasciato appena ieri. Bisogna solo ricordarsi che non c'è nessun traghettatore; non c'è, né ci deve essere, un altro a cui delegare il nostro futuro. Abbiamo gli strumenti per crescere da soli. Possiamo vincere le paure creatrici dei drammi umani e la vanità dell'ego. Sì, ce la possiamo fare sentendoci vicini e uguali nei sentimenti e nei desideri di pace. Dobbiamo sviluppare la compassione. Ecco che allora, qualcosa accadrà: sopite le grida del potente di turno, ci sentiremo tutti meglio. Finito il berlusconismo, non ci sarà più nessun Berlusconi.

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CATTIVE E BUONE NOTIZIE

Sui giornali, alla radio e in tv continuano sempre le brutte notizie. Insomma, siamo sempre sotto la minaccia di delinquenti e bruti che ci vogliono distruggere. C'è sempre qualcuno che ruba la nostra ricchezza e vuole sovvertire il nostro vivere civile. Tutto va male. Così le cattive notizie continuano imperturbabili ad avvolgerci. Ma riusciremo a vincere questi timori? Troveremo qualche buona notizia per continuare a vivere? Possibile che siano tutti nemici? Riusciremo a trovare un tempo migliore?
Eppure proprio nel momento della cattive notizie, possiamo trovare nelle nostre menti e nel nostro cuore, la risposta per superare le difficoltà; possiamo trasformarci in saggi e  alla luce della pietà e dell'umiltà. Così potremo scacciare  le paure insieme al tempo cattivo.
Io sostengo che se sapessimo ascoltare quello che ci viene da dentro, il mondo migliorerebbe. Non abbiamo bisogno di eroi o di costruire muri; la nostra civiltà non si difende con la violenza o la forza militare. Dedicando semplicemente ogni giorno un pensiero a favore degli altri, con il proposito di fare una piccola buona azione durante la giornata, ecco che il mondo si trasforma. Quella piccola volontà da sola basterà a dissolvere le nostre paure e portarci la pace. Per fare questo però dobbiamo costruire delle condizioni.
Allora che ne dite di spegnere la radio, la Tv e sintonizzarci con il nostro cuore? Se imparassimo ad ascoltarci vedremo che le risposte ai nostri problemi ci arriveranno senza che ci sia qualcuno dall'esterno a imporcele. Non abbiamo bisogno di chi predica miracoli o soluzioni armate; la fiducia in noi, esseri prodotti da Dio e capaci di trascendere dalle cose materiali, fa spostare le montagne e generare mondi nuovi. Le buone notizie allora arriveranno a riempirci il cuore. Arriveranno a ridestare il mondo.

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IL MONDO E' PICCOLO

Come è piccolo il mondo! Quante volte abbiamo detto questa frase? Una considerazione che ci ha trovato concordi dopo aver conosciuto un amico di un amico o viceversa…così per caso. Ma un caso non lo è: una teoria, denominata di Milgram, sostiene che tra me e un qualunque abitante del pianeta ci sono solo sei gradi di separazione. Esempio, pensate di raggiungere il Papa? Ebbene basterebbe partire da un prete che si conosce, magari rivolgendoci alla vicina di casa, ed ecco che in pochi passaggi raggiungiamo un vescovo, poi un cardinale che senz'altro lo conosce. Il gioco è fatto, in men che si dica, si può recapitare un nostro messaggio al Papa. Però…allora è vero. Da notare che da questa teoria, nel 1993, venne anche trovato lo spunto per un film: 'Sei gradi di separazione'. Appunto.
Ultimamente con l'affermarsi della Rete, di Internet, la teoria di Milgram ha preso sostanza e conferme con gli studi di Albert Laszlo Barabasi.
Barabasi, insegnante di Fisica teorica all'Università di Notre Dame in Indiana, con il libro Linked, in italiano: Link. La scienza delle reti (Einaudi), sostiene di aver trovato una legge universale per cui in Rete, con 19 passaggi si riesce a stabilire un contatto con chiunque è presente sul globo. Con i link (legami) ci possiamo mettere in contatto l'uno con l'altro anche senza conoscerci. In modo scientifico Parabasi spiega, analizzando tutte le possibili interconnessioni, che tra me o uno qualunque di voi, prendiamo ad esempio Brad Pitt, Nicole Kidman o Angelina Jolie, ci sono sul web solo 19 gradi di separazione. Bello a sapersi. Consideriamo poi però, che la stessa separazione ci divide anche dai terroristi di Al Qaeda o da Bush; da l'Aids o dalla influenza dei polli…
Sfruttando questa teoria intanto sono nati molti siti che si prefiggono di risolvere i problemi che più affliggono le persone, tipo la solitudine e la ricerca di lavoro. Io ne segnalo uno per tutti: www.orkut.com. Un sito web che si propone di mettere in contatto persone che condividono gli stessi hobby ed interessi, per cercare contatti romantici o stabilire rapporti di affari; creare Comunità on line o trovare vecchi compagni di scuola.
Le dinamiche della Rete però sono misteriose; esempio: cosa può portare ora qualcuno a leggermi? Posso essere famoso? Ecco subito la teoria mi soccorre: se fossi famoso sarei un hub, ovvero un nodo della rete dove convergerebbero altri link, sarei ancora più vicino ad ognuno di voi.
Ma poi che differenza fa? 'Click to click' il mondo gira e in questo vortice di connessioni e passaggi sicuramente percorriamo delle stesse strade, facciamo comuni sentieri e senza studi fisico matematici, ma solo con la conoscenza empirica, posso dire di conoscere tutti, anche senza avervi mai contattato. Mi sono messo in contatto con me stesso e se l'universo è Uno, io sono anche l'universo. La separazione allora è semplicemente uguale a Uno. Davvero, come è piccolo il mondo: il nostro.

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CONFORTO

Certo che il patimento è stato forte e solo ora mi sto riprendendo. Poco alla volta sto uscendo dal clima estenuante della lunga campagna elettorale ma, soprattutto da uno spoglio elettorale da brivido, che ha portato al cambiamento del governo dell’Italia. Mi dicevo, negli anni scorsi, che il nostro Paese non meritava il governo che ha avuto negli ultimi 5 anni…ma mi sono dovuto ricredere: quel governo, con tutte le storture, le leggi ad personam e le sopraffazioni, era l’immagine dell’Italia reale, di un’Italia che continua e vediamo ovunque. L’Italia che posteggia l’auto in doppia e terza fila incurante del prossimo, l’Italia che non legge e guarda solo la TV; l’Italia che pensa solo alle tasse e le evade, l’Italia delle raccomandazioni, dei furbi, dell’impunibilità, l’Italia spaccata in due, l’Italia dell’intolleranza e del razzismo, degli interessi corporativi e dei privilegi, l’Italia dei bravi cattolici bigami, l’Italia divisa tra nord e sud è vera e sempre presente. Questa Italia ha rischiato di nuovo di vincere. Così ora possiamo dire che non ha vinto nessuno…vincere è una parola grossa.
Ma no, ora preparatevi a bollire i bambini, a pagare tante di quelle tasse, che vi ridurranno nella miseria più nera, senza contare poi il terrore rosso che farà morire tutti…invece? No, ecco che viene chiesta, dall’ometto propugnatore di tali disgrazie, una alleanza con i cooperativi rossi, i comunisti, i coglioni, i pacifisti e noglobal, per il bene dell’Italia profondamente spaccata in due. Mah, ma cosa sta succedendo?
Così ora non si può sapere dove parerà una nuova stagione politica. Io auspico che chi governerà sia capace di unire gli interessi collettivi, di farci sentire una comunità per uscire da una guerra ideologica senza senso; di rilanciare il sentimento di essere italiani campioni di cultura e di civiltà. Sicuramente ci conforta non avere più alla guida del governo il massimo rappresentante dell’italietta: lo sfasciacarrozze dilapidatore dell’altrui ricchezze. Per questo, senza enfasi, si può affermare che forse sta iniziando la primavera. Una flora tarda sta sbocciando: ulivi, querce, margherite e rose, insieme a un sole che ride, stanno per far germogliare nuove gemme…

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OGGI IN IRAQ

E' appena arrivata la notizia di altri morti italiani. Ora l'Italia piange nuovamente. Ma la morte in Iraq è una cosa ordinaria: tutti i giorni scoppiano bombe per attentati, la guerra è anche questo. Ogni giorno muoiono civili inermi, muoiono donne e bambini straziati da autobombe, kamikaze, razzi, pallottole vaganti, mine... la guerra continua. La guerra non è mai cessata, e anche se le nostre truppe si chiamano 'forza di pace', sono in un paese che è in guerra, perché è stato invaso da stranieri... come lo siamo noi. Stranieri in armi a casa loro. Cosa ci fanno allora i nostri soldati là? A cosa servono le nostre truppe armate e asserragliate in un bunker? Sempre sottoposte a continui pericoli d'attacco? Cosa fanno, gli eroi? Penso che non abbiamo bisogno né noi, né gli iracheni di eroi morti. Durante la campagna elettorale, nel faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi, l'allora capo del governo disse che solo il 7%, del finanziamento di milioni e milioni di euro, serviva alla popolazione irachena; tutto il resto serviva per pagare profumatamente i soldati in missione. E' giusto allora continuare a stare là per pagare questi soldati, carabinieri volontari in armi, chiusi in un bunker? Ogni giorno poi fanno un 'giro' per Nassiryia per ricordare che ci sono: si armano bene ed escono 'in pattuglia': è come se giocassero a gatto e topo, oppure guardate come siamo bravi e forti... così qualcuno sorride e qualcun altro mette le bombe. Guardiamo in faccia la realtà: quella guerra il popolo italiano non l'ha voluta e non la vuole. Lasciamo solo gli americani e gli inglesi a continuare la distruzione e l'insensatezza di una guerra, che pensa di portare la democrazia con la forza. Una contraddizione in termini. Un ossimoro come democrazia e violenza; come politica e guerra o giustizia e bombe che non sono mai andate d'accordo. Gli americani e inglesi, si portino a casa il loro emulo Saddam, e lascino l'Iraq agli iracheni. Se mai l'Iraq esisterà ancora, dopo tutti i danni compiuti.

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LETTERE A UN FIGLIA NEL 2036

Ho appena letto su un quotidiano che oggi è possibile spedire una e-mail che sarà ricevuta fra trent'anni da noi stessi, se ci saremo ancora, oppure dalle nostre generazioni future. Questo per 'comunicare le proprie aspirazioni, i sogni e i progetti...e come abbiamo vissuto un certo periodo della nostra vita'. Così recita l'articolo. Bene. Bella trovata. A parte che le nostre poste molto spesso, senza la moderna tecnologia, ci aveva già fornito l'arrivo di comuni lettere con una distanza ragguardevole di tempo, ora possiamo avere questo nuovo servizio 'assicurato': una posta 'prioritaria' all'incontrario. Approfitto dell'occasione e scrivo subito a mia figlia. "Cara figlia, come stai? Stai ancora lavorando? Questo lo so già: ti mancano ancora 10 anni prima che tu possa percepire un assegno di previdenza sociale... scusa hai ragione, non si chiama più così: ora è una assicurazione vitalizio per la vecchiaia. Ma in fondo hai solo 60 anni, sei nel pieno dell'età. Coraggio, nel frattempo penso che avrai raggiunto le 30 ore di lavoro settimanali e allora? So anche che ora morite tutti dimostrando anche 50 anni di meno; però le malattie ci sono sempre. Avete debellato il cancro? Oggi è un lunedì di dicembre del 2005 e fa ancora freddo come negli inverni di mio nonno. Al governo c'è ancora Berlusconi e si spera che sia l'ultimo anno. Così ti sarà evitata una dinastia di Silvi. Nel frattempo credo sarà stato fatto al capostipite un funerale di Stato italiano e non padano: una revisione storica gli riconoscerà meriti di esemplare italianità. Infatti, fra un po' gli italiani saranno tutti diversi: saranno un po' più moretti di pelle, parleranno anche spagnolo e arabo, però mangeranno sempre pizza e spaghetti. Me lo confermi? Ti ricordi quante cazzate facevamo? Eravamo all'inizio del secondo millennio; avevamo in corso molte guerre: la più grossa era quella in Iraq...a proposito esiste ancora quel paese? Ti ricordi la nostra tecnologia? Conservi ancora quel telefonino che faceva anche le foto? Mi accorgo che ti faccio molte domande senza senso perché a me le risposte non arriveranno e neppure mi interesseranno nel momento che me le darai. Come vedi tutte le scoperte, come questa che stai provando, in sostanza hanno solo un obiettivo: farci sentire immortali...ma poi hanno valore solo se ci permettono di dirci che ci vogliamo sempre bene e io te ne voglio ancora tanto. Un affettuoso saluto da papà e mamma...ma lei la penso ancora lì, vicino a te. Buon 2036".

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MONDO CALCIO

Quando la catastrofe diventa una opportunità. Il calcio come paradigma della crisi del mondo: qui lo tsunami non è fisico ma morale; una deriva di malcostume, corruzione, interessi sordidi e ambizioni di potere per uomini piccoli, molto piccoli. Tutto insegna che operare nel male non può durare a lungo e la giustizia prima o poi riprende il suo cammino. Con la scoperta del marciume si può fare pulizia e ricominciare.
Era da molto tempo che il mondo del calcio dava segnali di malessere; se ne aveva sentore anche guardando gli uomini che lo gestivano: presidenti, dirigenti di squadre e vertici delle istituzioni sportive, tutti personaggi mossi da ambizioni sfrenate e alla ricerca di un potere pieno di intrallazzi per affarismi finanziari. La levatura intellettuale e morale di quegli uomini lasciava perplessi…altro che processi del lunedì, alla moviola e televisivi; bisognerebbe fare un maxiprocesso vero, tipo quello contro la cupola mafiosa di Provenzano e Riina. Come ricominciare? Semplicemente riportando quel mondo a quello che è, sport. Sport pulito e onesto agonismo. Tutte le squadre andrebbero retrocesse, come hanno fatto con il Genoa, in serie C. Poi con nuove regole rifare i campionati ex novo. Via tutti quelli che sono coinvolti negli scandali; via tutti gli interessi finanziari e politici. Aggiungerei un tetto per gli stipendi ai giocatori, trasparenza dei bilanci societari e niente sanatorie per tasse e contratti in nero.
Se il calcio è piacere, spettacolo, divertimento sicuramente non ce lo devono dare Moggi e company. Divertitevi per ora con quei ragazzi che giocano per passione nei campi di periferia, e se qualche volta sbagliano un palleggio, un passaggio, un tiro in porta (come i superpagati divi di serie A) sappiate che questi hanno sogni ancora puri. Da lì si può ricominciare.

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DURI E PURI

La verità è che il fondo con Berlusconi forse non lo avevamo toccato, diversamente non si sarebbero create, per colpa di due 'duri e puri', le condizioni per un suo ritorno. E alla grande. Ecco che la sinistra ancora una volta dimostra tutti i suoi limiti di un infantilismo politico fatto di divisioni, contorcimenti, lacerazioni, attaccamenti ideologici, più che ideali, a dimostrazione che le responsabilità di governo non gli si addice.
Prepariamoci allora verso qualcosa di gommoso, stantio e già visto nel governo italico: l'inciucio.
Da una parte i 'duri e puri' contenti di non essersi contaminati con i 'guerrafondai', e dall'altra i 'moderati', i 'liberal', contenti di muoversi come sempre: alla caccia di affari e interessi personali. Bel colpo per la sinistra, che con il governo perde anche la poca credibilità che poteva conquistarsi nel governare per 5 anni in modo diverso dal passato.
Purtroppo anche a destra manca una classe dirigente, seria e affidabile, che sappia muoversi fuori dalla 'pancia' e dai 'ducetti'. Diversamente molti di sinistra, oggi come oggi, sarebbero pronti a votarla. Per questo abbiamo bisogno di cambiare le regole di un gioco democratico votato al massacro. Vogliamo un nuovo governo a Berlusconi per scendere ancora più in basso? Allora state pronti a mettervi tutti l'elmetto e cantare Forza Italia in favore di chi ha i conti in Svizzera. Poi forse succederà che comunisti italiani e rifondaroli faranno sembrare 'rivoluzione' anche andare al bar. Evviva i comunisti duri e puri. Evviva l' Afganistan…che ci fa saltare tutte le buone leggi in programma…come i talebani.

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IL TELEFONINO

A me piace il telefonino, un telefono piccolino, un telefono senza fili che fa a volte cose strane. Mi piace quando suona e compare il tuo nome.
Mi piace tanto che me lo porto dietro ovunque. E' bello sapere che con il telefonino ti posso raggiungere in ogni momento. Non importa dove sei, con il telefonino mi sei vicino.
E' bello il telefonino. E' bello ascoltare la tua voce in posti impensati. Come ora qui. Qui sopra un ponte con il fiume sotto. Qui mentre decido di chiamarti e dirti che è tutto finito…
fra poco questo telefonino lo caccerò giù. Lo lascerò cadere nel fiume. Perderò il telefonino e insieme penserò di avere perso anche te. E' così che finisce oggi un amore. Finisce qui, con il telefonino trascinato dal fiume lontano.
E' bello far morire d'amore il telefonino. E' bello come l'amore del vicino. Come l'amore che consumiamo d'estate. L'amore che chiamiamo così per credere di non essere soli. Così è l'amor fou. E' bello il telefonino…
Domani ne comprerò un altro.

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CONFORTO

Certo che il patimento è stato forte e solo ora mi sto riprendendo. Poco alla volta sto uscendo dal clima estenuante della lunga campagna elettorale ma, soprattutto da uno spoglio elettorale da brivido, che ha portato al cambiamento del governo dell'Italia. Mi dicevo, negli anni scorsi, che il nostro Paese non meritava il governo che ha avuto negli ultimi 5 anni…ma mi sono dovuto ricredere: quel governo, con tutte le storture, le leggi ad personam e le sopraffazioni, era l'immagine dell'Italia reale, di un'Italia che continua e vediamo ovunque. L'Italia che posteggia l'auto in doppia e terza fila incurante del prossimo, l'Italia che non legge e guarda solo la TV; l'Italia che pensa solo alle tasse e le evade, l'Italia delle raccomandazioni, dei furbi, dell'impunibilità, l'Italia spaccata in due, l'Italia dell'intolleranza e del razzismo, degli interessi corporativi e dei privilegi, l'Italia dei bravi cattolici bigami, l'Italia divisa tra nord e sud è vera e sempre presente. Questa Italia ha rischiato di nuovo di vincere. Così ora possiamo dire che non ha vinto nessuno…vincere è una parola grossa.
Ma no, ora preparatevi a bollire i bambini, a pagare tante di quelle tasse, che vi ridurranno nella miseria più nera, senza contare poi il terrore rosso che farà morire tutti…invece? No, ecco che viene chiesta, dall'ometto propugnatore di tali disgrazie, una alleanza con i cooperativi rossi, i comunisti, i coglioni, i pacifisti e noglobal, per il bene dell'Italia profondamente spaccata in due. Mah, ma cosa sta succedendo?
Così ora non si può sapere dove parerà una nuova stagione politica. Io auspico che chi governerà sia capace di unire gli interessi collettivi, di farci sentire una comunità per uscire da una guerra ideologica senza senso; di rilanciare il sentimento di essere italiani campioni di cultura e di civiltà. Sicuramente ci conforta non avere più alla guida del governo il massimo rappresentante dell'italietta: lo sfasciacarrozze dilapidatore dell'altrui ricchezze. Per questo, senza enfasi, si può affermare che forse sta iniziando la primavera. Una flora tarda sta sbocciando: ulivi, querce, margherite e rose, insieme a un sole che ride, stanno per far germogliare nuove gemme…

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E' ARRIVATO IL FREDDO

Finalmente è arrivato il freddo: insieme pioggia, neve e vento. No, non che mi piaccia, ma è che non se ne poteva proprio più del terrorismo psicologico, effettuato dai media, sotto l'incitamento della Protezione Civile.
Ora si relegherà il 'caldo' dei giorni scorsi nel dimenticatoio; anzi, ora si passerà a dire che non ha fatto mai così freddo come ora, e la primavera non vorrà mai arrivare…
Così ogni cosa ritorna al suo posto. Parlare del tempo meteorologico è il passatempo più seguito; quando si vuol attaccare discorso si parte solitamente con una constatazione del tempo: se piove, si dice che è brutto tempo; se è sereno si dice che è bello. L'altro non farà che assentire e su questa convenienza si parlerà poi della vita in generale. Si dicono solitamente ovvietà con grande dedizione, cercando poi di stupirci se le cose non vanno per l'ovvio. Ovvio.
Ora è arrivato il freddo come deve essere in inverno e il clima impazzito sembra rinsavito. Nei prossimi giorni aspettatevi l'annuncio di  millilitri dei pluviometri, di abbassamento di gradi centigradi... e fate finta di stupirvi. Finalmente potremo iniziare la conversazione in modo normale…non che prima fosse diverso, dopo avere detto che piove o fa caldo, però si doveva proseguire con le disquisizioni del tempo impazzito per l'incuria degli uomini, e allora qui in verità c'era da perdersi. Ognuno trovava la sua verità: colpa delle bombolette spray? Dello smog? Delle esplosioni nucleari? Delle emissioni di gas? Meno male che è arrivato l'inverno, si rischiava di rimanere per sempre in quelle 'mezze stagioni', che da tempo si diceva non esistevano più. Il guaio è che si pensa sempre meno.
Di riflesso ce lo ricorda il 'grande' Bush dichiarando nel discorso allo stato dell'Unione che l'America è drogata di petrolio. Ma và?!? Dite la verità voi lo avevate pensato prima? Che cosa è andato a fare in Iraq?

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FAMIGLIE DIVERSE

Quanta ipocrisia nella posizione della chiesa cattolica e dei suoi fedeli nel difendere la famiglia. Ma quale famiglia? Nessuno mette in dubbio la famiglia come nucleo costitutivo la persona umana; l'elemento primario della perpetuazione della specie. Ci mancherebbe altro. Però bisogna sapere che la famiglia è il luogo dell'amore e della pace, ma anche il luogo della perdizione e dell'inferno. Molti cosiddetti 'mostri', che conosciamo tramite le cronache criminali, non hanno forse una famiglia? Come è successo che molti 'Maso' hanno massacrato la propria? Come succede che molte madri uccidono i propri figli?
La chiesa riconosce una Sacra Famiglia, dove è stato concepito un figlio non dal padre naturale, ma da un fattore divino. Quel padre fu un padre mancato, e fu conosciuto più come un falegname, che un genitore…poi si sa, che essere padri e madri non vuol dire necessariamente 'darli alla luce'. I figli sono di chi li cura, li alleva, li ama e protegge.
La chiesa sa che gli apostoli, chiamati da Gesù, abbandonarono famiglia, mogli e figli; fecero qualcosa come un 'patto di solidarietà mistica'. Ancora oggi i preti, le suore e i frati abbracciano altre 'famiglie'. In effetti l'istituto famigliare cui vediamo oggi ha ben poco di redento. Oggi assistiamo a sempre più separazioni, conflitti e disagi all'interno delle famiglie. Nel nome di una giusta autonomia personale, che è anche fattore di libertà e affermazione del proprio sé, vediamo giustamente il formarsi di altre unioni e famiglie. Fa quindi pena vedere negare diritti e possibilità di garantirsi mutui aiuti a cittadini italiani, da politici che per primi hanno fatto scempio dell'istituto familiare. Anzi qualcuno continua a fare il gigolò…in effetti gli italiani si comunicano alla domenica per poi ritenersi liberi di peccare tutti gli altri giorni. Il guaio che gli stessi non vogliono che 'pecchino' quelli che in chiesa non ci vanno. Forse loro hanno delle famiglie diverse.

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COLPI DI CODA

La ‘devolution’, la riscrittura della nostra Costituzione, è uno degli ultimi colpi di coda di una maggioranza di destra allo sbando. I prossimi interventi legislativi, li ha già elencati il loro boss, sono la legge detta salva-previti e l’abolizione della par condicio. Con la finanziaria poi si spera non ci sia altro da approvare nel male dell’Italia.
Questi sono colpi di coda che dimostrano anche una pervicace compatta tenuta di intenti: tutti insieme, non nel nome di valori condivisi o per l’interesse dell’Italia ma, per non abbandonare il loro boss: un piccolo capopopolo ormai senza più popolo. Sì, il boss è un piccolo uomo con i più grandi possedimenti privati del paese. Dispone di un impero mediatico senza precedenti e di interessi enormi in ogni campo. Si dice contro i ‘poteri forti’ e insieme umilia la povera gente. Ha cancellato la classe media, creando nella società italiana una frattura mai vista. La cosiddetta ‘devolution’, prevedendo un premierato forte è di fatto contraddetta dal tipo di legge elettorale proporzionale appena varata; al boss in fondo non interessa nulla di devolution o altro; per lui è solo un gioco di forza e di comando, non di governo.
La devolution poi interessa una piccola parte di elettori del nord Italia, che si fanno chiamare padani…questo vorrà dire qualcosa. Siccome è previsto un referendum confermativo si vedrà quel voto come un’occasione unica, forte e irripetibile, per mandare via questa maggioranza e per cancellare uno dei periodi più brutti della nostra storia repubblicana.

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WONDERJOCK

Una notizia strepitosa dopo il Wonderbra, il reggiseno definito delle meraviglie, che alza il seno delle donne donandogli un rotondità sexy, ecco apparire sul mercato una versione wonderbra maschile, per rendere attraenti gli uomini…naturalmente da alzare e gonfiare questa volta non c'è il seno, ma l'apparato idraulico-genitale maschile.
Dopo il reggiseno, in verità, era uscito anche lo slip che ridisegnava i sederi piatti: quelli 'brasiliani' da allora sono disponibili a tutte. Dietro ad ogni operazione si nascondeva una parola magica. Per i reggiseno: PushUp; per gli slip: CurvesUp, e per le nuove mutande da uomo? Ora ecco il Wonderjock, il 'Meraviglioso Giacomo': così si potrebbe tradurre tout-court il nuovo neologismo; intendendo jock come una contrazione di Jack. Potrebbe essere anche un riferimento alla pianta Jock Horror, una cannabis che inebria in modo allegro, oppure Jock, come termine colloquiale che in Gran Bretagna indica uno scozzese…penso però che in questo caso si faccia riferimento a Jockstrap, un semplice sospensorio.
Certo che tutto è frutto dei tempi in cui viviamo, e allora in questi si sente l'esigenza di 'alzare' i testicoli, piuttosto che la mente. Oggi si ha bisogno di elevare i genitali piuttosto che l'intelligenza. Bei tempi.

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NON SONO RAZZISTA

Si inizia sempre così: 'non è che sono razzista, ma non è giusto che gli extracomunitari ci portino via il lavoro...'. Poi si prosegue con la stessa impostazione: 'Non ce l'ho con i negri, gli africani, ci mancherebbe non sono mica razzista io, ma cosa vengono tutti qui a fare?'. Poi, per le categorie, non possono mancare gli zingari: 'Non si tratta di razzismo, ma gli zingari rubano e mettono in pericolo la nostra gente, non vogliamo che occupino le nostre case'...subito dopo gli omosessuali:' Non ce l'ho con i gay, le checche, ma non vorrei che contaminino la nostra gioventù'...
L'importante è ribadire: 'Non sono razzista'. Quella è la giusta premessa prima di sparare le 'stronzate' e le banalità più grosse. Già, perché in fondo, non siamo noi che siamo razzisti, sono gli altri che non sono come noi. Sono gli altri, che sono tutti 'terroni'. Un conoscente napoletano me lo diceva: 'Non sono razzista, ma non è colpa mia se non sono nati tutti a Napoli'. Vero. Aggiunse anche: 'Dio creò la Padania e poi pentitosi fece la nebbia'. Almeno era simpatico.
Per tutti esiste invece il razzismo inconsapevole; premetto che anch'io posso esserne affetto: sicuramente lo rivelerò quando userò la premessa: 'Non sono razzista, ma…'. Ecco a quel punto anch'io le sparerò grosse: ''Non sono razzista, ma i razzisti non li sopporto'…anche perché le razze non esistono. Esistono uomini e donne. Esistono intelligenti e idioti. Esistono le categorie dove incasellare tutte le cose, per comprendere il mondo…ecco che i razzisti si sono costruiti le caselle più belle: in quelle ci sono solo loro; loro, quelli che lo dicono subito, che non sono razzisti. Li avete mai sentiti?

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AVERE DUBBI

In 60 anni di Repubblica politica c'è da dire che di cose ne abbiamo viste. Abbiamo visto di tutto e il suo contrario. Come se niente fosse stato abbiamo assistito a capriole, giravolte, inversioni a U, salti mortali: come al circo; solo che quello cui abbiamo assistito non era sotto un tendone, ma nell'agorà politico.
Non è che cambiare opinione non sia auspicabile, spesso dimostra intelligenza, elasticità mentale, è segno di apertura all'altro e indica che non si è ottusi. Poi tutto andrebbe scritto in un percorso di crescita, di maturazione…insomma si è fatto esperienza e poi dopo una riflessione si cambia opinione, si provano altre idee. Può essere bello ed auspicabile. Sennonché invece ad ogni giro di giostra si cambia il posto per continuare solamente a scroccare la corsa.
Poi ci sono i 'duri e puri' che cascasse il mondo non si muovono: sono pronti a farci ammazzare tutti con loro. Esempi di coerenza? Di ideali incrollabili? No, esempi classici della ricerca dell'infelicità- come spiegato da 'Istruzioni per rendersi infelici', il libro di Paul Watzlawick. Il potere esercita su moltissimi personaggi politici un fascino che, nella loro ricerca di identità, fa scontare i loro destini personali alla collettività. In un gioco oscuro di rimandi ambientali, certi meccanismi psicologici diventano collettivi o almeno condivisi. Come forse è naturale avviene che un certo destino venga subito anche da chi non ne vorrebbe far parte. Gioco crudele della democrazia? Non saprei, certo è che quel Tutto che ci comprende non può lasciarci indifferenti. Allora infine solo una raccomandazione: stiamo attenti ad avere fede. Diversamente forse non avremmo bisogno di politici, ma solo di preti…
Tutto dovrebbe partire dal dubbio e non dalla fede. La conoscenza, cui dovremmo fare esperienza giorno per giorno, è una cosa diversa dalla fede religiosa. La verità del nostro essere, che poi diventa la verità dell'intero universo, è basata sul dubbio. Oggi poi possiamo aggiungere anche la laicità.

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GLI STRANIERI PORTANO FORTUNA

'Gli stranieri portano fortuna' è il titolo di un libro scritto da Marco Aime, con il cantastorie Lawa Tokou. Il libro è la trascrizione di racconti orali tramandati da generazione in generazione, con appunti di viaggio nel Benin settentrionale. Questo libro ci aiuta ad esplorare l'Africa: l'Africa saggia, l'Africa della nostra origine; l'Africa attuale, moderna e insieme tradizionale, l'Africa che sarà ancora, anche il nostro futuro. Sì, perché l'Africa ha ancora molto da insegnarci e, conservando la memoria del nostro passato, può permettersi di indicarci anche il futuro; anzi, se noi avremo un futuro lo avremo imparando dall'Africa. L'Africa è la nostra saggezza.
Ebbene, così io aggiungo che non solo gli stranieri portano fortuna, ma portano anche virtù. Sì, gli stranieri arrivano carichi di voglia di fare, di speranza, conservano ancora quello che noi abbiamo sepolto con la presunta ricchezza fatta di sprechi e di consumi. Con gli stranieri arriva un carico di fiducia verso il futuro, arriva una ventata di autenticità.
E poi gli stranieri ci svelano quanti molti conflitti, definiti culturali, nascondano altri interessi. Lo scontro di civiltà è un artificio. Nessun popolo vive separato dagli altri. Molti stereotipi culturali sono solo dei politici e di certi intellettuali che non si accorgono quanto il mondo sia mischiato confuso e sempre in movimento. Gli stranieri portandoci il loro mondo ci aiutano a comprendere anche il nostro.
E poi noi, forti di una identità che deriva da una cultura millenaria, come riceviamo possiamo insegnare molto ai nuovi arrivati. Certo che per insegnare dobbiamo essere un modello credibile, sicuro, e forse oggi noi non lo siamo. Ai nuovi italiani dovremmo trasmettere una educazione cristiana e laica insieme, insegnare doveri e diritti accompagnati a valori di libertà e uguaglianza.
E poi chi parte, si mette in viaggio, è anche un coraggioso. Arriva da noi con la fortuna, e io dico anche con la virtù.

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ECONOMIA MALATA

Ci siamo abituati da anni a considerare ogni cosa sotto l'aspetto economico; ogni cosa deve avere un valore monetario e riconducibile ad una questione di ricavi e perdite. Forse è questa visione che ha reso la società difficile e di conseguenza impoverito, oltre che il mondo, anche i rapporti umani.
Con questo intendimento economico a perderci sono soprattutto le fasce cosiddette deboli della società; ecco allora tutte le tensioni che l'attraversano. Esempio: è giusto che tutto sia rapportato ad un indicatore di crescita chiamato PIL (Prodotto Interno Lordo)? Altri esempi: è giusto che la sanità pubblica miri ad un bilancio in pareggio? E' giusto aumentare il costo del bus per dare un servizio ai cittadini, quando la garanzia alla mobilità è un diritto? E' giusto licenziare le donne che entrano in gravidanza, perché rappresentano solo un costo alle aziende? A pensare che una volta i figli erano considerati una ricchezza e oggi paradossalmente rappresentano solo un costo. La filosofia di questa economia di mercato ha ormai così pervaso a fondo le nostre coscienze che fa sembrare scontati i 'tagli', le chiusure di ospedali, la soppressione di attività, di servizi non renumerativi…
Ma invece una alternativa c'è. Esiste una filosofia ed una economia che può riscattare valore e valori nuovi, aumentando la ricchezza più importante, quella dell'umanità, senza distruggere e perdere quella più vitale: quella dell'ecosistema naturale della Terra. Questa economia diversa si rifà alla decrescita: un percorso di crescita alternativo basato su consumi equilibrati, con l'abbandono dell'ossessione consumistica tutta rivolta all'utilitarismo e al mercato. In sostanza l'economia, come il denaro, dovrebbe essere riportata a mezzo e non a fine della vita umana. Ancora una antica saggezza potrebbe aiutarci: l'economia del dono, della preservazione della tradizione alimentare e quindi agricola locale, l'economia familiare, ecc.
Un economista ed autore di molti libri su questo argomento è Serge Latouche (http://www.macrolibrarsi.it/_serge_latouche.php). Cercatelo per informarvi. Non sarà che molte delle nostre idiosincrasie odierne su valori morali, religiosi e laici nascondano in sostanza gli aspetti alienanti di una economia perversa? Riscoprendo e immaginando altro, forse risolveremo senza guerre molti nostri problemi attuali.

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I PLAY BOY

Una volta esistevano i playboy ed erano dei maschietti che il femminismo degli anni '70 ha spazzato via senza rimpianti…però qualcuno, che oggi ha giusto 70 anni, continua a coltivare quel sogno di latin Lover, post millennio: si sente ancora un Rossano Brazzi, un Porfirio Rubirosa, un Marcello Mastroianni…forse in sostanza solo un Alberto Sordi nel ruolo del seduttore. Il personaggio è quello, e non servono lifting, trapianti di capelli o altro per aggiornare un bagaglio culturale che tocca il culmine con le canzoni cantate da Apicella.
Una volta c'erano quei maschi, e nel conformismo imperante i modelli erano sullo standard del Sorpasso. Al Bar Sport, come in un Trani a gogò, pullulavano certi tipi e non mancava mai il playboy, qualcuno di quelli, lo ha dimostrato, ha fatto tanti soldi e ha avuto un grande successo. Ma state attenti perché qualcun altro è diventato un serial killer come Donato Bilancia. Molti sogni, molte paure; tante frustrazioni e tante rivincite. Come misurare il tutto? La bella macchina, ma poi tante donne, belle donne da esibire come trofei di caccia e allora?
I playboy sono in estinzione totale e l'ultimo che ci provava ancora, oggi ha chiesto scusa. Bene. Basterebbe a ristabilire le cose solo una domanda: se invertissimo i ruoli, cosa sarebbe una moglie se facesse la playgirl?

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NOTTATA POLITICA

E' passato un anno e un'altra notte agitata ha accompagnato i risultati elettorali. Non c'è da essere allegri. Almeno per me.
I risultati arrivavano con una lentezza esasperante. C'erano gli intentional-poll, o gli exit-poll, le proiezioni statistiche che poi non fanno altro che creare ansia e dibattiti mediatici utili a passare il tempo…non la nottata: quella sembra non passare mai. L'incubo Berlusconi continua. Continua quel sentimento di antipolitica e ideologia che formano la schizofrenia del voto attuale. Un dato è certo: ha vinto l'astensionismo e un sentimento di rifiuto della politica così come è diventata. Da una parte, numerosissima, ci sono quelli che 'tanto sono tutti uguali' e dall'altra quelli che evocano, ancora dopo 50 anni, lo spettro comunista- quelli che rendono tutti poveri-, insieme a quelli del 'facciamogliela pagare' e 'basta tasse', che per il cittadino medio è sempre un buon argomento se non il migliore.
Così a Genova da un lato ci salviamo con la Marta Vincenzi e forse fra 15 giorni anche con Alessandro Repetto, ma i dati in generale, per me di sinistra, non confortano. Poi a pensarci bene non è Berlusconi il fenomeno: egli raccoglie il frutto di un disagio verso riti e formule partitiche non più corrispondenti ai bisogni odierni. Berlusconi però non è assolutamente il nuovo. Sotto certi aspetti è il vecchio più vecchio che ci possa essere. A dispetto del suo giovanilismo compulsivo, egli è il rappresentante di una politica fortemente ideologica a supporto di interessi personali e classisti: se oggi l'Italia è più povera lo si deve a lui e dietro le formule populiste e demagogiche di 'basta tasse', vuole azzerare quello stato sociale che è l'unica cosa che ci tiene legati all'Europa, non facendoci sprofondare nella miseria più nera. Certo che i partiti, gli strumenti per esercitare la democrazia e garantire la partecipazione alle scelte di governo, devono cambiare; devono cessare di essere confraternite, veicoli di interessi personali e dispensatori di poltrone per il solo fatto di gestione del potere.
E' vero che ora a Genova abbiamo una donna sindaco…ma una rondine non fa primavera. Poi in verità, Marta Vincenzi, l'abbiamo già conosciuta in Provincia, come super assessore, come parlamentare europea e allora? Una luce al mattino aiuta a sperare, ma il cielo stamane è ancora grigio.

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GLI IDEALI

Ah, gli ideali, bisogna continuare ad averli. Malgrado tutto. Malgrado questa classe politica incapace, che è divenuta una casta a sé. Guardateli perdono o vincono e sono sempre lì: Berlusconi, Fini, D’Alema, Andreotti, ecc. sempre loro da troppo tempo a blaterare mentre l’Italia continua a produrre scandali, ingiustizie, affari sporchi, mafie, privilegi, interessi nascosti ecc. Ma gli ideali bisogna continuare a coltivarli. Guai a perderli.
Un amico, ‘grande vecchio saggio’, me lo diceva: i giovani devono prendere in mano la politica. I giovani devono coltivare ideali. Possono essere anche ideali diversi, opposti, ma solo con quelli ti puoi misurare, puoi dialogare e continuare a sperare. Diversamente niente. Con un giovane senza ideali non puoi confrontarti…quelli possono andare a fare il Grande Fratello, partecipare al concorso di velina o tronista e finisce lì. Questa è la realtà. Naturalmente considerando gli ideali come i pensieri, e i relativi valori, utili a costruire una società sempre più umana e giusta; in sostanza il cambiare sempre quello che c’è, quello che si trova.
I giovani devono costruire il loro futuro di convivenza e poi devono imparare a contestare, avere lo spirito critico ed insieme propositivo. Diversamente restano schiavi di un conformismo o di una rassegnazione figlia dei vecchi. Purtroppo i vecchi mascherati da giovani continuano a governare e imporre modelli di vita. Sì, ci sono le tendenze giovanili, le mode di strada, i look alternativi e le richieste di spazi, ma tutto viene convogliato in una strategia di mercato, che guarda un po’ è sempre in mano ai soliti vecchi.
C’è stato un momento, con le marce della pace, le contestazioni alla politica di Bush e alle politiche economiche selvagge, che abbiamo visto i giovani uniti e presenti che facevano sperare in un loro ingresso nella società politica; ci sono stati i Papaboys di Giovanni Paolo II° che sembrava producessero novità ideali e capaci di trasformare il pantano odierno, invece…family day, parate militari, vecchi rituali partitici e conformistici hanno ripreso il sopravvento. Ma bisogna continuare a spingere i giovani a ricercare i loro ideali di società e di futuro. Io vecchio ho bisogno dei loro ideali, sono stanco di raccogliere i miei stracci.