Raccolta Articoli (2002-2003)
di Giorgio Boratto

Articoli parte 3


Indice articoli pubblicati su quotidiani vari, su Italians e sul web magazine WEMA
articoli parte 1
articoli parte 2

articoli parte 4
articoli parte 5
articoli parte 6
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Aggiornato al 30 /7/2003

Buon Compleanno Internet
Antimateria tra fisico e spirito
Come Muoverci
Consumi vari
Cofferati
Il ritorno dei cloni
Crocifissi
Giorni crudeli
Fiat '500
Costi e conti della guerra
Il popolo della pace
Il giorno del giudizio
Il giornale cognato
Ultimo tango a Zagarolo
Rapporto sui diritti in Italia oggi
Il d-day
Internet Liberale
Informazione oggi
Siamo piccoli
La poesia è gratis
Il posto dell'anima
Il mio '68
Ad immaginare
Nonna Virginia
25 Aprile 2003
Blogger
Un caso?
Genova a Maggio 2002
L'impero del male
La mia donna

Bandiere
Informazione e democrazia
Tremonti e i genovesi
Tabù
Coppie miste
Irvine Welsh
Cortigiani
Politica Malata
Silenzio parlano i libri
Com'è
Sono diventato comunista
Fine di aprile
Emigrare
Soggezioni
A che gioco giochiamo?
Non fare
Con la guerra si può...
Ricordo di Rosa Leonardi
Buona Pasqua
Cerchiamo Dio
Si può pensare?
Comunisti
Con la guerra
Fascismo oggi
Nuova manifestazione
New economy
Diritti (art.18)
Comunicazione

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BUON COMPLEANNO INTERNET

Buon Compleanno Internet
Internet ha compiuto questo Gennaio 2003, vent'anni: buon compleanno Internet. Internet è nata nel 1983, assumendo questo nome dopo essere stata conosciuta dal 1969 come Arpanet, ossia come una piccola rete per servizi militari; il tutto era funzionale a progetti militari per la comunicazione riservata tra i vari dipartimenti della Difesa U.S.A. In seguito separandosi la parte militare diventata "milnet", la rete si è estesa alle università e i loro centri di ricerca. Nel 1983 Arpanet aveva assunto nuove caratteristiche e il nome di Internet, vale a dire uno strumento al servizio dei ricercatori e docenti universitari di qualsiasi genere e provenienza. All'inizio del 1985 vi si collegavano già 100 reti diverse ed era già fortemente congestionata, all'inizio del 1987 questa cifra era salita a 200 e nel 1989 ce ne sarebbero state 500. La rete stentava a reggere il passo con una crescita esponenziale di questo tipo. Le università scoprivano le grandi potenzialità offerte dalla posta elettronica, dallo scambio di file a distanza e dall'impiego condiviso di supercalcolatori. I ricercatori non dovevano più viaggiare da una città all'altra, oppure da una nazione all'altra, per scambiare informazioni con i loro colleghi e potevano accedere a risorse di calcolo prima irraggiungibili. Era nata la rete Internet e da allora l'espansione è inarrestabile. La prerogativa primaria della rete era stata quella di collegare sistemi e reti diverse utilizzando un protocollo suddiviso in due componenti: Transmission Control Protocol (TCP) e Internet Protocol (IP). Con questi due protocolli non esiste più nessun computer al mondo che non possa dialogare. Si può usare sistemi fisici di connessione diversi: cavi coassiali, fibre ottiche, dopino telefonico, onde radio, satelliti, raggi infrarossi, ma lo spazio Internet è sempre disponibile a tutti e ad ogni ora del giorno e della notte. Quest'ultima cosa, di essere alla portata di tutti, è il valore aggiunto della grande conquista di Internet; non dipendere da nessun governo, da nessuna singola azienda, da nessun privato signore o club: esiste in quanto un singolo individuo con il suo computer decide, utilizzando la connessione che preferisce, di collegarsi agli altri computer. Allora forza Internet e buon anniversario: 20 anni con belle prospettive.

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ANTIMATERIA TRA FISICO E SPIRITO

Il giorno 19 Settembre è stata data la importante notizia della produzione di antimateria al Cern di Ginevra; "Un passo avanti per verificare i principi-cardine della fisica, come la teoria sulla relatività di Einstein. Il capo del team: così spiegheremo la vera natura del cosmo", così il Corriere della Sera, nell'articolo di Giovanni Caprara, commentava la scoperta. Gli atomi di antiidrogeno sono stati fabbricati creando prima due nuvole, una di antiprotoni e l'altra di positroni (cioè elettroni positivi) che poi fuse insieme hanno generato i nuovi atomi di antimateria. Gli scienziati italiani hanno in particolare lavorato sugli antiprotoni e sui rilevatori degli atomi studiati dal professor Alberto Rotondi e Evandro Lodi Rizzini rispettivamente delle università di Pavia e Brescia. Ma quali prospettive apre il risultato ottenuto a Ginevra? La notizia, della produzione di antimateria, va aggiungersi ad altre notizie di scoperte che già da tempo riguardano questo campo così sconosciuto- quello della fisica molecolare. Un campo molto misterioso che di certo aprirà spiragli nuovi alla conoscenza delle origini dell'Universo ma anche, a mio avviso con implicazioni filosofiche, ad argomenti che riguardano lo spirito. Infatti capita spesso che siano i fisici a metterci in contatto con lo spirito. La fisica nasce come lo sforzo di scoprire la costituzione reale delle cose e per questo è in comunanza con i mistici e i filosofi della scuola di Mileto. Se poi entriamo nella fisica subatomica, allora lo spirito è di per sè la materia prima. Quale concezione abbiamo dell'atomo, che nessuno ha mai visto fisicamente, se non facendo una operazione spirituale? Abbiamo dato forma ad una astrazione disegnando un frammento di universo: un pianeta - nucleo con i satelliti - elettroni. Una conferma di come l'infinitamente piccolo assomiglia all'infinitamente grande. Forse non si è data molta importanza alla scoperta, che già nel 1995, fecero il genovese, M. Macrì e l'olandese, W. Oelert riusciendo a rendere "osservabile" l'antimateria. Si era riusciti con un acceleratore molto grande (di diversi chilometri), sempre al Cern di Ginevra, a fare scontrare delle particelle atomiche (infinitamente piccole) e quindi conoscere le loro proprietà, comportamenti e sintomi. Si era dato corpo alla teoria di Paul Dirac che scoperse, più di sessant'anni or sono, i sottili cambiamenti che le correzioni relativistiche inducono nella struttura atomica quando le velocità degli elettroni diventano una frazione apprezzabile di quella della luce (300.000 km/s). L'equazione di Dirac fornì indicazioni molto precise sullo spettro della radiazione emessa dall'atomo di idrogeno ma aprì anche nuove strade alla fisica. Una delle sue caratteristiche più strane e inspiegabili fu quella di predire l'esistenza di elettroni aventi energia negativa, assolutamente inaccettabili per la fisica e fonte di paradossi rompicapo. Se la nostra società permettesse di indebitarsi senza limiti andrebbe in rovina in tempo brevissimo. In modo simile se esistessero particelle di energia negativa gli atomi potrebbero emetterle aumentando la propria energia e la materia come la conosciamo cesserebbe di esistere in una frazione di secondo. Dirac risolse brillantemente il problema inventando l'antimateria. Da allora iniziò un lungo percorso di ricerca che ha avuto diversi passaggi: nel 1955 Emilio Segrè scoprì l'antiprotone e a ruota furono viste altre antiparticelle quale l'antineutrone ed anche, un decennio più tardi e ad opera di Antonino Zichichi, l'antideutone, un antinucleo composto da antiparticelle. In linea di principio è possibile concepire l'anti-immagine di una qualsiasi porzione di materia e questa anti-immagine apparirebbe all'occhio inesperto assolutamente identica alla porzione originale. Se tuttavia un pezzo di antimateria entrasse in contatto con la materia ordinaria avverrebbe l'annichilazione di tutte e due con conversione massiccia e praticamente integrale di massa in energia. Certo però che questi antiatomi prodotti saranno studiati a fondo dapprima per controllare le predizioni fatte sul comportamento della antimateria e poi per cogliere al volo delle particolarità inaspettate per ulteriori sviluppi in campi anche disparati, come avviene da sempre quando si apre un nuovo campo di ricerca. Il problema però rimane l'isolamento la conservazione di questa antimateria. Per Mario Macrì "Si può pensare a un imbottigliamento magnetico tramite nubi di positroni e antiprotoni, o agendo sullo spin, cioè sul moto di rotazione dell'antiprotone e del positrone". Fino a che punto l'antimateria è davvero lo specchio della materia ordinaria? Potrebbero esserci lievi differenze? Una mela di antimateria, per esempio, cade come una mela normale o la legge di gravità per lei è diversa? Per ora l'antimateria è osservabile solo per qualche nanosecondo, troppo poco per carpirne i segreti. Riuscendo a prolungare i tempi di conservazione si aprirebbero spiragli ora inimmaginabili per le risorse di energia del futuro. Per quanto riguarda lo spirito, e le implicazioni filosofiche che certe scoperte portano con sé, si potrebbe pensare: se l'antimateria esiste, allora esiste il nulla? Esiste un nulla uguale alla realtà? Il nulla che prende forma...una scoperta sconvolgente, la più importante del secolo dopo il principio di relatività di Einstein. C'è nella scoperta dell'antimateria la riconferma della stessa simmetria misteriosa che accompagna tutte le cose, e ha generato il concetto di bello, anche nella materia subatomica: ecco allora ad ogni particella accompagnarsi una anti-particella. Ecco allora ritornare il "Panta rei" di Eraclito che considerava il continuo scorrere delle cose, la loro trasformazione, una unità dei contrari. Nel frattempo abbiamo diviso la materia dallo spirito, l'anima dal corpo e ci siamo persi nel dualismo del pensiero occidentale. Con la scoperta dell'antimateria abbiamo riscoperto l'unità e per me anche un non-luogo, ma non un nulla, ma un posto dove le cose non sono ma stanno per diventare; il luogo del silenzio, il luogo dove prende forma il pensiero...Un posto di passaggio, di sospensione, di silenzio ma non di vuoto...Forse con l'antimateria abbiamo trovato il centro dell'anima.

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COME MUOVERCI?

Il movimento, la sua dimensione come comunicazione, come spostamento degli ordini e delle cose, come metafora della vita, come paradigma del presente, trova nella tecnologia dell'immediato futuro, la rivoluzione che di più la contrassegnerà. Sono appena arrivate le notizie di scoperte che a breve invaderanno il mercato; segneranno in modo significativo la prossima era del "muoversi": del trasporto personale. Nell'ordine avremo: lo Segway, Eolo, l'auto ad aria compressa e la macchina a idrogeno. Lo Segway (http://www.segway.com/) è il famoso monopattino ipertecnologico che ci farà spostare come correndo. Ne avevamo già sentito parlare, qualche mese fa, con il nome di Ginger, ora al costo di circa 4000 Euro, sarà in vendita prima della fine anno 2002. Come una moderna biga dotata di intelligenza artificiale, Segway ci farà muovere a 25Km./h con il solo spostamento del corpo in avanti e curvare con il solo volgere della testa.
Eolo (http://www.eoloauto.it/ilprogetto.html) è la prima macchina ad aria compressa: una automobile ad inquinamento zero che raggiunge i 110Km/h consumando 0,77Euro; poiché per caricarla bisognerà mettere in moto i compressori per 4 o 7 ore. Poi può viaggiare a 110 Km/h per 200Km oppure 10 ore a 60 Km/h. Inventata dall'ingegnere Guy Negre è ora prodotta dalla società MDI s.a. in 125 paesi e sarà in commercio da questo mese.
Infine ecco che la sospirata auto ad idrogeno è realtà. E' il Giappone con la Honda che dà l'avvio alla commercializzazione dell'auto elettrica a idrogeno: Honda FCX-V3. (http://www.honda.it/machine/scheda8.htm). Entro la fine anno sarà venduta in Giappone e California, non si sà come si svilupperà in seguito la vendita. Molte case anche europee hanno fatto investimenti per arrivare a questo tipo di auto e c'è da sperare che l'impulso dato dai giapponesi farà muovere anche gli europei su questo fronte. Questa nuova auto ha un serbatoio che può contenere di 156 litri di idrogeno liquido per una autonomia di 354 Km e potrà sviluppare la velocità di 150Km/h.
Questi sono 3 prodotti che ormai raggiungeranno entro fine anno i nostri mercati, c'è da credere, visto che vanno verso un consumo ecologico, che sconfiggeranno l'attuale modo di muoverci per strada. Chissà se le prossime partenze estive saranno, oltre che "intelligenti", anche più ecologiche. Una domanda che ne sarà dei nostri motori a scoppio con turbo iniettori, 64 valvole e 12 pistoni? Staremo a vedere

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CONSUMI VARI

E' di questi giorni la richiesta, di gruppi e associazioni varie impegnate nell'ecologia e nel consumo responsabile, di bloccare gli acquisti da parte della Pubblica Amministrazione di carburante ESSO. "Stop Esso War" è la parola d'ordine di, Greenpeace, Rete di Lilliput, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Associazione Botteghe del Mondo, Bilanci di Giustizia. Il documento che illustra l'iniziativa è al link: http://www.stopessowar.org/ Il comunicato in questione fa anche riferimento al protocollo di Kioto che dalla Exxon è stato osteggiato. Il protocollo di Kioto stabiliva al ribasso i parametri delle emissioni nocive nell'aria. Con quel documento si vuole controllare la quantità di gas dispersi nell'aria e causa del cosiddetto 'effetto serra'. Il presidente americano Bush, siamo nel 2001, cedendo alle pressioni dell'industria petrolifera e del carbone rifiutò di firmare, quasi unico rappresentante di un grande paese industriale. Anzi del più grande. Quello strappo fu l'inizio dell'apertura di un fossato politico tra l'Europa e gli Stati Uniti d'America. Un fossato che ora si è più accentuato con la guerra all'Iraq. Da subito si notò la diversa sensibilità ai problemi ecologici del pianeta Terra e, con la strategia di uno sviluppo sostenibile, la volontà di programmare il futuro e la qualità della vita. Gli Stati Uniti con Bush non vogliono rinunciare a niente; per loro accettare certe indicazioni suggerite dal "popolo delle bandiere verdi", significa modificare il loro Way of Life. Impossibile. Così mentre cresce una coscienza ambientale si ha la resistenza del popolo più ricco della Terra a modificare la loro idea di sviluppo. I mali del pianeta intanto crescono e puntare su un nuovo modello di sviluppo diventa sempre più impellente. Per il WWF, con la voracità dell'uomo il mondo saccheggiato e privato delle sue risorse naturali, si prevede che la Terra morirà nel 2050. A quel punto con la popolazione che avrà superato i nove miliardi di abitanti si dovranno cercare altri pianeti…Un po' provocatoriamente il rapporto del WWF, che riporta la data del 2050, augura Buona Fortuna. Una riflessione è d'obbligo: Per funzionare, il nostro sistema ha bisogno di energia, cioè di combustibili fossili, carbone, gas, petrolio e suoi derivati.
Sappiamo tutti ad esempio che il consumo pro-capite di un nordamericano è 29 volte più alto di quello di un africano? Se improvvisamente tutti i cittadini del mondo consumassero come un nordamericano medio, le riserve mondiali di combustibile fossile si esaurirebbero in soli 8 anni anziché in 50, e, per garantire a tutti quel tenore di vita, occorrerebbero le risorse di 6 pianeti come quello su cui viviamo che si appresta al collasso. Ecco un elenco di fatti: consumo dell'acqua cresciuto di sei volte negli ultimi cento anni. Aumento dei combustibili fossili con accrescimento del riscaldamento responsabile di inondazioni al Nord e siccità al Sud. Per il problema dell'acqua, che è causa della morte di almeno tre milioni di persone all'anno, nel 2002 il summit di Johannesburg per l'ambiente ha deciso di proclamare questo 2003, anno internazionale dell'acqua; con una giornata mondiale dell'acqua il 22 marzo. Ora come il mercato privato dell'acqua potabile è dominato nel mondo da tre società europee: le francesi Suez (con la divisione Ondeo) e Vivendi (ex Compagnie Générale des Eaux), e la tedesca Rwe (con la divisione Thames Water), così quello del petrolio e dell'energia ha le sue "sette sorelle". La Exxon è una di queste. C'è però da domandarsi quanto può incidere la battaglia attraverso il consumo responsabile e quindi al rifiuto di acquistare prodotti di certe aziende, sugli effettivi risultati di modifica delle singole politiche aziendali. Un consumo responsabile è certamente auspicabile; il consumismo sfrenato ha ormai dimostrato che non soddisfa nessuno, e non dà quel godimento promesso. Anzi crea vittime: con l'aumento dei rifiuti, dell'inquinamento, delle malattie dovute alla sovralimentazione, ecc. Allora essere sobri è bello; la sobrietà come modus vivendi può salvarci, con essa si impara il riciclo, il rispettare, il riparare e rigenerare. Tutto naturalmente con la consapevolezza della qualità del consumo.
Interessante, su questa linea, è la battaglia di gruppi per boicottare l'acquisto di prodotti d'aziende incriminate a vario titolo in comportamenti non etici verso i lavoratori e l'ambiente. Un link è: http://www.unpodisinistra.it/invisible/boycot.html un altro: http://www.citinv.it/equo/consumi.htm Certo che da subito l'informazione e l'azione di rifiuto d'acquisto dei prodotti di aziende ritenute responsabili di malefatte ambientali e no, tiene alta la vigilanza facendo crescere la consapevolezza che solo attraverso un cambiamento di stile di vita, un diverso modo di intenderne la qualità, si può salvare la Terra e insieme l'Uomo.

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COFFERATI

L'intervista di Cofferati- mercoledì 23 Ottobre su La Repubblica- alla vigilia della riunione degli eletti nell'Ulivo, ha fatto animare il dibattito sugli assetti da costituire per rilanciare la coalizione. Nell'intervista di Massimo Giannini, Cofferati chiede giustamente che si discuta ancor prima di metodo, di merito; egli sostiene che si affronta il metodo perchè non si vuole affrontare le divisioni. Questo, Cofferati, lo ritiene sbagliato. Ma è proprio sul merito, ovvero sui progetti, le soluzioni da dare ai problemi da affrontare, che scaturiscono le conflittualità e nascono le discordie: come fare la pace? Come creare lavoro? Come garantirci la sicurezza? Come creare sviluppo? Come farci felici? Io in verità al congresso dei DS faticavo a vedere diversità di merito tra Fassino, Berlinguer e Morando. Nell'Ulivo però è certo che Rutelli e Mastella sono diversi da D'Alema e Fassino, poi insieme sono diversi da Diliberto e Pecoraro Scanio; ora si rimarcano anche le diversità di linea tra i DS. Sono diversi Veltroni e Turco? Folena e Napolitano? Mussi e Violante? Certo che fare sintesi e trovare l'unità rimane un bel rompicapo. Fassino ha risposto oggi (24 Ottobre ) alle accuse di Cofferati in modo piccato: "Io mi sono sporcato le mani, faccio di tutto per contrastare la maggioranza di governo; ho fatto da quando sono segretario una media di due incontri al giorno con la base del partito, venga anche lui con me a sporcarsi". Il dibattito assume toni sempre più accesi. Certo che ognuno ha una sua ricetta insieme ad ambizioni. Certo però che la vita dell'Ulivo è un elemento da non potere essere messo in discussione: in una logica di bipolarismo la coalizione dell'Ulivo è l'unica che può garantire comunque una vittoria. Aveva già vinto, poteva rivincere e per tornare a vincere o ridicendo che vincere si può, l'Ulivo vive. Deve vivere. Gli interrogativi non mancano: Cosa fare e come? La strada politica dovrà essere per forza un compromesso e se si vorrà mantenere la coalizione, questo potrà arrivare anche con una conta. Violante quindi propone la conta a maggioranza come "ultima ratio". Vedremo. Un punto nodale e centrale rimane come sapere mettere a frutto il malcontento che sempre più affiora nella società per questo governo. Una cosa da non sottovalutare è il grande movimento di milioni di cittadini che, sull'onda della denuncia di Moretti, di Flores D'Arcais, di Pancho Pardi, di Marco Travaglio ecc. cui si è aggiunta la grandissima forza della CGIL, non ci stanno a vedersi sottratti pezzi di democrazia mentre si instaura un regime. Da questi politici della coalizione dell'Ulivo, che si ritiene non sprovveduti, si aspetta una risposta chiara. Intanto però affiorano piccole polemiche e sottili distinguo non prive di malignità; Il Riformista - quotidiano di analisi e opinioni- webzine appena nata riserva questo editoriale a Cofferati: "Per evitarne il suicidio Cofferati uccide l'Ulivo". Da leggere al link: http://www.ilriformista.it/documenti/24ottobre/editoriale.asp Cosa pensare? Forse la tanta intelligenza politica che c'è a sinistra ha bisogno del contrappunto delle stupidaggini

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IL RITORNO DEI CLONI

A intervalli quasi regolari si ritorna a parlare di clonazione umana. Ora è la setta dei Realiani che annuncia da Tokio con la società Clonaid ( vedere: http://www.clonaid.com ): "Stiamo clonando da 10 a 20 clienti che vogliono raggiungere così l'immortalità". La setta dei Realiani annuncia un traguardo scientifico in coerenza con la sua filosofia: per loro, noi siamo il prodotto di laboratorio di extraterrestri, siamo già stati clonati; quindi niente di anormale costruire una nuova specie clonata. C'è da aggiungere che già a Marzo dello scorso anno veniva annunciato dalla biochimica Brigitte Boisselier -direttore scientifico della Clonaid - che si avrebbe avuto a breve il primo uomo clonato. Non si seppe più nulla. La verità è che al momento, a parte le uscite del prof. Antinori, la clonazione umana è una speculazione scientifica, uno spauracchio o una chimera. La clonazione riuscita della pecora Dolly è stata solo un "trasferimento nucleare": ovvero si è impiantato una cellula adulta in una cellula uovo; trasferita poi in un utero e si è lasciato fare il percorso a madre natura. Allo stato attuale di questi esperimenti ne riescono solo il 2% e con l'aggiunta di gravi malformazioni immunitarie e d'organi: pochi elementi di mammiferi "clonati" sopravvivono. Ma cosa c'è veramente dietro a questa "genomania"? Cosa c'è, oltre l'interesse scientifico di ricerca che si limita al momento alla clonazione di singole cellule? C'è solo narcisismo, voglia di immortalità e ricerca del modo- per mercanti di cloni- di soddisfare qualche ricco eccentrico ad avere figli su "misura". Ancora in fondo tutto è legato al profitto. Ad ogni modo la clonazione umana non è ancora stata tentata e "doppiare" gli individui in realtà non sarà mai possibile. Anche quando la clonazione avrà successo, non si otterranno mai copie uguali all'originale. In primo luogo, allo sviluppo dell'embrione partecipano dei piccoli organi chiamati mitocondri, situati nel citoplasma cellulare che circonda il nucleo. I mitocondri producono l'energia necessaria alla sopravvivenza e al buon funzionamento della cellula, e partecipano attivamente ai processi dello sviluppo dell'embrione: essendo esterni al nucleo, i mitocondri hanno in dotazione un loro proprio Dna, chiamato Dna mitocondriale o “materno”, e che non verrà quindi “passato” al clone mediante il trasferimento nucleare. Insomma l'utero la prima vera casa, poi i messaggi materni, unici, esclusivi, e infine il parto, i genitori, casa, città, condizioni sociali ed economiche, come nel caso dei gemelli monozigoti, non ci porteranno mai ad avere due copie identiche della stessa persona. Rimarremo sempre figli di mammà. Coraggio. Di clonati, invece ne abbiamo già nel cervello, nei comportamenti. Senza simposi scientifici si può dire in questo senso la clonazione c'è già: si chiamino realiani o altro.

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CROCIFISSI

Giovedì 19 Settembre "la Repubblica" titolava: Ciampi parla agli studenti: Difendo la scuola pubblica - La Moratti: i crocifissi in ogni aula. Scoppiava così il caso sul crocifisso. Questo in sintesi sembra l'aspetto principale della riforma morattiana della scuola: esporre i crocifissi. La Lega poi presenta una legge che vuole il crocifisso in ogni ufficio pubblico e anche in Parlamento: oltre al cartello "non fumare", anche il simbolo del cristiano. Michele Serra, sullo stesso giornale, si domandava che cosa era ad avere spinto la Moratti su questa richiesta; cosa poteva avere rinfocolato una falsa guerra di religione: un gesto da arredatrice? Gratificare gli sponsor cattolici? Invece di unificare il crocifisso diventava un nuovo strumento di divisione. Ellekappa invece, con una vignetta sintetizzava il tutto in modo efficace: "il crocifisso nelle scuole come simbolo dell'identità culturale del paese" - "Allora era meglio un'antenna". Splendido. Siamo - come si dice - entrati nel terzo millennio ma con queste leggi sembra di tornare ai tempi del fascismo, al 1924; infatti è stato con un Regio decreto di quell'anno a istituire l'affissione obbligatoria, in tutte le sedi pubbliche, del crocifisso. La nostra Costituzione per la verità aveva da subito ribadito la laicità dello Stato ma c'è voluto un lungo cammino per farlo acquisire alle coscienze. Ci sono volute le grandi battaglie laiche degli anni '70, con l'introduzione del divorzio e con la libertà di insegnamento religioso, per fare ritenere sorpassato il concetto di religione di Stato. Nel tempo ci sono poi state gli autorevoli pronunciamenti della Corte Costituzionale (sentenza 203/1989 e 329/1997) che ribadiscono i concetti di uguaglianza, laicità e libertà di coscienza.. Ma tant'è che si ricomincia. Forse il fondamentalismo religioso combattuto nei talebani, ha contagiato anche i nostri attuali governanti. Giusto allora che le varie organizzazioni laiche e le associazioni per i diritti si muovano per contrastare il ritorno alla religione di Stato. Per questo è doveroso segnalare la tempestiva opposizione alla presenza del crocifisso nelle scuole da parte del Comitato Torinese per la Laicità della Scuola insieme al Comitato Nazionale Scuola e Costituzione. Ma è davvero così importante l'esposizione del crocifisso nelle aule pubbliche? Se si tratta di ritrovare una identità, un segno di appartenenza in un momento di perdita di riferimenti, bisognerebbe ricordare e rispondere quello che disse Einstein quando entrò negli Stati Uniti; alla domanda: Razza di appartenenza? - Einstein rispose: Umana. Solo umana. Noi laici poi possiamo dirci anche cristiani; ma senza crocifisso. Oggi che l'occidente ha trionfato, che una razionalità s'è imposta, il conflitto si sposta su livelli primari e latentemente metafisici: Fame e Dio contro laicismo e opulenza. Per questo ogni potere occidentale ora corre a riconciliarsi con la propria coscienza religiosa a costo di mettere in discussione i criteri laici che pur tuttavia l'hanno fin'ora sorretto. Il cristianesimo riconquista centralità, disordinatamente, acriticamente, per paura.

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GIORNI CRUDELI

Giorni cruciali in queste prime settimane di marzo per affrontare gravi problemi: guerra, terrorismo, brigate rosse, Rai, indulto, leggi armi. La guerra tiene sempre banco e Bush pare sempre più determinato a farla anche da solo. La diplomazia, i movimenti e i pacifisti in generale non demordono, anzi i frutti si iniziano a cogliere: sale il fronte anti guerra. Dopo le imponenti manifestazioni del mese scorso, ora le manifestazioni si sono stemprate in innumerevoli segnali di volontà di pace: le bandiere arcobaleno ai balconi crescono ogni giorno; le fiaccolate di associazioni cattoliche con presidi vari sono ormai in calendario in ogni piccola e grande città; il 5 marzo altro segnale importante è stato il digiuno. Il giorno precedente, il 4 marzo, c'è stata l'improvvisa visita di Berlusconi al Papa. Niente di più facile che si sia parlato di una pressione di Giovanni Paolo II sul premier per fare smuovere dai suoi propositi il suo amico George Bush junior. Si avverte sempre più la gravità del momento e la notizia di nuovi attacchi terroristici in Israele, ad Haifa fanno crescere la tensione. Mentre si invoca la pace per l'Iraq, il conflitto di Israele con la Palestina pare non abbia fine. Eppure il centro, il bubbone delle divisioni che porta al terrorismo mondiale, alla guerra santa e all'odio verso l'occidente è dovuto all'irrisolta questione palestinese. La guerra voluta da ormai un isolato Bush junior, scatenerà, secondo gli esperti politici mondiali, ulteriormente il terrore e rischia di creare insanabili divisioni nel mondo. Si sta vivendo quindi una situazione febbrile e ricca d'atti dalle imprevedibili conseguenze. Intanto il disarmo dell'Iraq è iniziato con soddisfazione degli ispettori ONU. Le assise arabe, nel mentre, continuano nei loro sforzi per una soluzione pacifica; a Doha, capi di Stato e rappresentanti dei 57 Paesi membri dell'Oci, l'Organizzazione della Conferenza Islamica, si sono incontrati in Qatar per un vertice straordinario sulla crisi irachena e le soluzioni possibili per evitare la guerra. Al centro dei colloqui la proposta formulata dagli Emirati Arabi Uniti, che prevede l'esilio volontario di Saddam Hussein, con garanzie legali internazionali contro possibili processi e un'amnistia generale per tutti gli iracheni, fuori e dentro il Paese. Alla Lega Araba verrebbe affidata la supervisione sul Paese in transizione democratica, in coordinamento con il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. L'idea ha ricevuto già il pieno appoggio dal Kuwait e dal Bahrain, ma credere in questa possibilità di evitare la guerra sembrano in pochi, e, soprattutto, gli interessi sembrano divergere. Presente ai lavori in rappresentanza di Saddam Hussein il vicepresidente iracheno, Izzat Ibrahim. Come si evolverà la situazione? Preghiere, digiuni, marce, fiaccolate, bandiere danno speranza ma poi basta poco per fare saltare equilibri e decisioni sagge. Mentre succede tutto questo, in Italia si vivono nuove e vecchie tensioni, rabbie e paure. Il terrorismo brigatista è tornato a sparare; la maggioranza si spacca sulle nomine Rai, sull'indulto e si presta a modificare in senso peggiorativo la legge 185/90 che regola la produzione e il commercio delle armi. Tutti i nodi vengono al pettine, recita un adagio popolare; speriamo che non si rivelino nodi scorsoi, i nodi della nostra fine.

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FIAT '500

La mia prima macchina fu una Fiat 500. Dopo passai in un crescendo di cilindrata, che segnalava anche l'elevazione di capacità a far fronte maggiori debiti, alla 850 e alla 128 - che era una 1100. Cresceva con la cilindrata anche la società, le autostrade, l'inquinamento, lo smog e la ricchezza. Crescevo anch'io. Quasi una vita, si potrebbe raccontare con le auto; d'altronde la mia generazione del dopo guerra, è la generazione che ha dato concretezza al sogno di Henri Ford di dotare tutta l'umanità di un motore a scoppio e con questo dargli una nuova dimensione di libertà, autonomia e progresso. La '500 ha rappresentato un vero simbolo generazionale: chi non ha guidato la 500? Chi non ha imparato a fare la doppietta? Io con la 500 ho fatto il mio primo campeggio; sul portapacchi ci stavano il tavolino e la tenda, dietro due pentole e una valigia. Non andai distante, feci un coast to coast, Genova Riccione. Altri miei amici ci fecero veri e propri raid; un mio amico si guadagnò la nomina di Chicister poiché andò da solo, con la 500, a Capo Nord. Con la 500 nascevano anche gli optional; si imparò più che altro a costruirceli da soli: l'impianto stereo, il mini bar, il poggiatesta, l'accendisigari, i sedili ribaltabili rifasciati diventarono la prima alcova. Già l'amore in '500...Non vengo..."Siete in troppi", recitava una battuta. La verità è che tutto il Kamasutra fu sperimentato nella 500. Gli optional poi anche a distanza di anni e di modelli, per la Fiat sono rimasti gli stessi, invariati, cioè assenti. Quello che era di serie era spartano, essenziale, minimalista, era quello che determinava il prezzo base. Anche un elementare tappetino era un optional. Poi lo sono diventati anche le misure di sicurezza come gli air bag. Non sarà anche per questo che la Fiat ha perso i clienti? Ora non rimane alla Fiat che giocare la carta dell'innovazione, del prodotto nuovo, ecologico e nuovamente per tutti. Ho letto nei giorni scorsi di una auto ad aria compressa: Eolo (http://www.eoloauto.it/ilprogetto.html); una automobile ad inquinamento zero che raggiunge i 110Km/h consumando 0,77Euro; poiché per caricarla bisognerà mettere in moto i compressori per 4 o 7 ore. Poi può viaggiare a 110 Km/h per 200Km oppure 10 ore a 60 Km/h. Non sarà forse la nuova 500? E la Fiat cosa proporrà? Ogni crisi ha sempre un lato positivo, basta saperlo cogliere. Ecco questo potrebbe essere il momento per dotare l'umanità di una auto davvero innovativa.

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CONTI DELLA GUERRA

75 miliardi di dollari per finanziare la guerra in Iraq, questa è la richiesta di Bush al congresso del giorno 25 marzo 2003, dopo 5 giorni di guerra e la constatazione che questa guerra, come tutte le altre, rivela le sue atrocità anche con le armi più tecnologiche finora mai usate. Malgrado, o forse meglio dire buongrado, gli orientatori satellitari delle bombe e dei missili, le vittime aumentano ogni giorno e sono come sempre civili. Chi sperava in una facile e breve soluzione di forza della crisi irachena, dovrà ravvedersi. Tutte le gravi implicazioni che si prevedevano scaturirsi dal conflitto armato stanno realizzandosi. Il mondo islamico inizia a dare segni di insofferenza verso gli USA; il terrorismo ha ora un motivo in più per colpire, i costi finanziari saranno catastrofici per l'economia mondiale come per il morale. I costi diventeranno ancora più evidenti con l'emergenza umanitaria: Bassora, Najaf, Al Amaràh, An Nasiriyah, Umm Qasr sono centinaia di migliaia i civili senza acqua, cibo e medicinali. Kofi Annan e Romano Prodi hanno deciso di inviare i primi aiuti umanitari attraverso la Croce Rossa Internazionale. Annan dichiara che è compito degli USA di intervenire per gli aiuti. In serata sono stati distribuiti i primi viveri a Umm Qasr dalle truppe britanniche e a Bassora, città di oltre 2 milioni di abitanti è stata ripristinata l'erogazione di acqua; circa 1,3 milioni di abitanti può averla nuovamente a casa.
Il 26 marzo è stato un altro giorno di intensi combattimenti e dopo i proclami di rito di Bush che dà ormai per spacciato Saddam, c'è stato un attacco della Guardia Repubblicana Irachena verso sud. L'orrore è rimarcato dalla bomba che ha colpito il mercato di Baghdad, 15 morti tra donne e bambini; subito le colpe erano state attribuite alla contraerea irachena ma in tarda serata il comando USA ammetteva l'errore: non era un obiettivo militare ma la colpa è comunque di Saddam poiché ha posto armi in quartieri popolari. La guerra prosegue così con le stesse accuse, immagini, atrocità di sempre seminando l'orrore in tutta l'opinione pubblica. Chi pensava che in 72 ore si sarebbe raggiunto l'obiettivo di spodestare Saddam Hussein e occupare Baghdad deve ricredersi; la guerra diviene più sporca e ancora una volta più crudele. Il conto dei militari iracheni uccisi è salito a mille mentre sono oltre 4000 i prigionieri. Intanto delle incognite si stanno delineando nel nord dell'Iraq, quella parte del paese che è abitato dai curdi che stanno seguendo gli eventi in attesa di arrivare a costituire un loro stato autonomo. Questo obiettivo è contrastato dai turchi che a loro volta hanno schierato le truppe alla frontiera. La zona Nord, che per il momento sembra di secondo piano rispetto ai feroci combattimenti del Sud Iraq, può serbare amare sorprese sia per i seguaci di Saddam che per gli USA. Altri costi, altri numeri dell'orrore da mettere in conto. Oggi a 5 minuti dalla mezzanotte del 26 marzo 2003, god morning Iraq.

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IL POPOLO DELLA PACE

Il popolo della pace è tenace. Un'altra, l'ennesima manifestazione per la pace e lo stesso popolo scende in piazza sempre numeroso. Oggi 15 marzo 2003, a Milano per la "pace e i diritti", la manifestazione promossa dalla CGIL, sono oltre 500 mila i partecipanti. Un'altra occasione per tastare il polso e valutare la volontà degli italiani di pace. Ancora crescono le bandiere arcobaleno. Per questa manifestazione a carattere nazionale sono stati organizzati 2 mila pullman e 34 treni speciali. Io sono arrivato con il treno speciale partito da Genova alle ore 9,25. Durante il percorso vedo i palazzi, che guardano la ferrovia, quasi tutti con almeno una bandiera della pace. Quelli che ne sono sprovvisti fanno una strana figura. Fanno domandare: "Possibile? Non ci abita nessuno? Sono per la guerra?". La verità è che basterebbe uno solo, un solo inquilino a cambiare il paesaggio e insieme forse anche la storia; basterebbe un po' di coraggio, forse un po' di intraprendenza. Chissà i giorni volano, vanno verso la guerra e allora… Io provenendo dalla Liguria sono arrivato alla stazione di Porta Genova, come quelli dell'Emilia, delle Marche e del Piemonte. La destinazione era Piazza Cadorna per il concentramento in preparazione del corteo; ma era presto prima della partenza prevista alle 14, così con una piccola passeggiata sono arrivato a Piazza Duomo, attraversando Foro Bonaparte e poi via Dante, la Milano elegante e in questo sabato mattina pare ancora dormiente. Altri due concentramenti per i cortei sono a Piazza Duomo e Piazza Loreto. In piazza Duomo a Milano c'è il concentramento delle delegazioni arrivate dal sud Italia: Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata…Insieme c'è la Milano delle associazioni, dei centri sociali e dei partiti della sinistra locale. C'è Pina di Salerno, è arrivata Pina con uno striscione formato da 25 bandiere della pace: ha cucito per due giorni ed ora insieme alle amiche del quartiere dove abita lo esibisce felice. C'è Giacomo di Savona che si è fatto un cartello sandwich con la scritta: "Andate con la guerra a prendervelo di dietro" (davanti) e "Per la guerra abbiamo già dato" (dietro). Poi c'è Sandro di Carini, un piccolo paese siciliano è arrivato ieri sera ed è stato ospitato da compagni della Camera del Lavoro di Milano, anche lui con il suo striscione colorato a rappresentare la Sicilia, lui dice anche la dignità, il riscatto e tante altre cose; non smetterebbe mai di raccontare. C'è un gruppo di ragazzine sorridenti con un punto rosso appiccicato al petto: è in riferimento al segno con cui marchiano le domande di soggiorno a immigrati da scacciare; emigranti cui non è stato riconosciuto il diritto di lavoro e permanenza in Italia. Il tutto senza motivazione. E' anche la manifestazione per i diritti e molti adesivi contro la legge Bossi- Fini e cartelloni per l'articolo 18 lo ricordano. Molti poi gli immigrati con gli striscioni del "No al razzismo" C'è Franca con il marito e il figlio Massimiliano piccolo nel passeggino. Massimiliano dorme avvolto in una bandiera ed è una immagine di serena pace in mezzo al rumore in preparazione del corteo. Ci sono due signore distinte, una con il cappotto cammello e il barboncino al guinzaglio, marciano anche loro per la pace e indossano due sciarpe con i colori della pace…''Credo che ci sia la riconferma dell'opinione degli italiani, perché questa è una manifestazione che rappresenta uno spaccato della realtà italiana: giovani, vecchi e persone di diversi ceti sociali''; così afferma puntuale Cofferati, mescolato alla folla dei manifestanti. I tre cortei confluiranno davanti alla Stazione Centrale, dove da un grande palco il segretario generale della CGIL Guglielmo Epifani tiene il discorso conclusivo. Sono le ore16, Epifani attacca: "Anche per noi valgono le parole del Pontefice, con la guerra tutto è perduto". Epifani ha inoltre ribadito l'avversione del sindacato per il terrorismo: "Dobbiamo rifarci alle parole del presidente Ciampi, secondo il quale il sindacato è un baluardo in difesa della democrazia e della lotta contro il terrorismo. Il sindacato è nemico del terrorismo e il terrorismo è nemico del sindacato". Alla fine ricorda che appena sarà decretato lo stato di guerra i lavoratori si fermeranno: uno sciopero generale e immediato rimarcherà se ce ne fosse bisogno la distanza tra il mondo del lavoro e la guerra. Tornati a sera tardi a casa molti partecipanti alla manifestazione di Milano vedranno i telegiornali; con rammarico constateranno che i Savoia, per il rientro in Italia, hanno avuto più spazio della passione, della voglia di pace, di diritti di democrazia e amore di centinaia di migliaia di persone per bene. Pazienza. Basta vedere un canale locale si scoprirà che c'è in corso ancora una fiaccolata, un'altra manifestazione, un presidio, un volantinaggio. Milano in fondo era una goccia nel mare; nel mare di chi vuole la pace.

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IL GIORNO DEL GIUDIZIO

Ho appena finito di leggere un bellissimo libro edito da Adelphi: "Il giorno del giudizio" di Salvatore Satta. Per un sardo è di sicuro l'interessante viaggio alla scoperta delle proprie origini culturali: è il racconto intimo della nascita dell'aristocrazia isolana. La cronaca corale della città di Nuoro. Per noi "continentali" è invece l'avventura di scoprirci anche noi isolani, sardi o semplicemente uomini attraverso la descrizione di un paese, che è nella storia di ognuno; intesa come nascita di un luogo dove si consuma l'esistenza. Ritornando alle origini, ecco un lampante pensiero descritto nel libro: "Come in un negativo che si sviluppa, volti remoti ricompaiono in questi che mi circondano: gente sparita dalla terra e dalla memoria, gente dissolta nel nulla, e che invece si ripete senza saperlo nelle generazioni, in una eternità della specie, di cui non si comprende se sia il trionfo della vita o il trionfo della morte. Quante volte si ha la sensazione di camminare ancora in cimiteri viventi?" Ecco come la storia seppellisce e ci fa seppellire. Ecco come il racconto di Nuoro, la sua lenta metamorfosi, pur con la particolarità della cultura sarda, pastorale - agreste, diviene nelle parole di S. Satta un affresco anche della nostra trasformazione e dell'indicibile follia e poesia che conserviamo. Un romanzo quindi sulla sardità e sull'umanità, agli inizi del '900; sulla nascita di una città dove i morti non abbandonano mai le case e che crescono quando le persone cominciano a non riconoscersi per le strade. Salvatore Satta, insieme a Grazia Deledda e Giuseppe Dessì, può ritenersi non solo un cantore della Sardegna, ma anche un'eminenza della letteratura italiana. Il romanzo "Il giorno del giudizio", può essere, a mio avviso, equiparato al "Gattopardo"; mentre quello di T. Lampedusa era la ricostruzione di un passato con il disfacimento di una famiglia di nobili siciliani, quella di S. Satta è invece incentrata sulla saga di una famiglia nuorese avviata verso la fatale decadenza, nello stesso stile, di negatività della vita. Consiglio la lettura di questo grande romanzo a tutti i lettori di WEMA. .

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IL GIORNALE COGNATO

Il "il Foglio" (quotidiano), ci tiene a ribadirlo, foglio lo è proprio anche nel senso letterale come nel formato 4 pagine leggibili anche sul web all'url: http://www.ilfoglio.it . Lì poi si trova tutto Forum, newsletter, contatti ecc. Sul Foglio c'è in piccolo tutto, almeno sembra: c'è il meteo, le vignette, ci sono tutti i più importanti lanci di agenzie giornalistiche; foto poche e quelle, sarà per un bianco e nero snob, sembrano dei ritratti da necrologio. Questo quotidiano si capisce è letto da lettori speciali, lettori di politica, parrebbe: le firme sono oltre che del direttore Giuliano Ferrara, che si firma con il logo di un elefantino (rosso),di Socci, Sofri (padre e figlio), Feltri (il figlio), Mauro della Porta Raffo, Guia Soncini, Buttafuoco, Socci...Ma alla fine si scopre che c'è più gossip e controgossip che altro; poi quando si legge nel rettangolo della firma del giornale: Organo della Convenzione per la Giustizia allora o si rimane un pò frastornati o si comincia a ridere veramente. Cosa c'entra, questo "Foglio" con la Giustizia? Qualcuno lo chiama il "giornale cognato", il riferimento è chiaro: Il Giornale del fratello Paolo, quello che ha pagato 45 milioni di Euro per non andare in galera. Con "il Foglio" si capisce quando la destra gioca a fare l'intelligente, quando si veste di moderno, di superiori capacità, ma soprattutto di sostanze familiari: infatti la proprietà è della famiglia Berlusconi attraverso Miriam Bartolini, ovvero Veronica Lario l'ex attrice bolognese divenuta first lady. Oggi malgrado, le battute di Vincino, le allegre annotazioni della Soncini, il corsivo di Buttafuoco, un lettore scrive: Eppure la vostra lettura in fondo è quella che più mi intriga ed è quella che considero, in positivo, la meno istituzionale, ma che fatica a volte! Sovente mi trovo a leggere e rileggere le sue risposte ai lettori, l'Andrea's version o altro per decriptare ciò che vi è scritto in stile molto colto ma anche molto oscuro. Insomma, a volte proprio non capisco cosa avete voluto dire oppure mi sembra di cogliere solamente una vaga allegoria che mi lascia pieno di dubbi. Siamo pochi a provare questa impressione? Non le nascondo, signor direttore, che mi sento addosso una specie di complesso di destra becera! Risposta dell'elefantino: "Fossimo veramente colti, scriveremmo più chiaro. Non è per blandirla, gentile lettore, ma guardi che la semplicità, come dice il poeta, è difficile a farsi. Ci sforzeremo, ci sforziamo. Ma non sempre riusciamo. Lo dico con rammarico". Questa volta ha detto, con intelligenza e semplicità, tutto lui, il direttore.

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ULTIMO TANGO A ZAGAROLO

"Ultimo tango a Zagarolo", era il titolo di un film parodia del famoso film di B. Bertolucci, "Ultimo tango a Parigi". Il film parodia era interpretato dalla coppia Franchi Ingrassia, comici - operai che interpretavano questo tipo di film a cottimo. Ora il titolo potrebbe andare bene per la conclusione della storia dell'estate dello scorso anno dell'Arcivescovo Emmanuel Milingo; infatti la notizia di oggi 13 Giugno 2002 su La Repubblica - che però riprende una notizia del 20 Aprile scorso- dice che Milingo ritorna a Zagarolo in un convento di suore del Buon Pastore, un ordine religioso fondato proprio dallo stesso. Quando si dice che non si inventa mai niente... Intanto Domenica 16 Giugno si proclama santo Padre Pio di Pietrelcina, un santo tradizionalista che invece di farci entrare nel terzo millennio, pare ci riporti nel Medioevo. Padre Pio è un santo decisamente trash, un santo con le stimmate segno per molti studiosi di somatizzazione nevrotica. Anche il miracolo prova di santità nel processo di beatificazione ha nella sua formulazione qualcosa di cattivo gusto: "miracolo operato da Dio per intercessione del Venerabile Servo di Dio Pio da Pietrelcina, della guarigione della signora Consiglio De Martino, avvenuta in modo estremamente rapido, completo e duraturo da spandimento liquido diffuso in sede sopraclaveare, mediastinica e addominale, da rottura del dotto toracico."; così recita il Decreto super miro del 21 Dicembre 1998. La fede forse ha bisogno di infinite vie per manifestarsi e allora non bisogna troppo formalizzarsi. Così Milingo e Padre Pio, due uomini decisamente originali, frutto senz'altro di esperienze di fede molto diverse e di costumi tanto distanti, sono oggi due aspetti dell'attuale Chiesa Cattolica: una fede per tutte le stagioni? Per tutti i luoghi? Da San Giovanni Rotondo a Zagarolo?

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RAPPORTO SUI DIRITTI IN ITALIA

L'elenco delle violazioni ai diritti umani in Italia, nel Rapporto 2002 della ''Internationale Helsinki Federation for human rights'', è un lungo elenco che lascia sconcertati: minacce al pluralismo e libertà d'informazione, maltrattamenti e violazioni commessi dalle forze di polizia, procedimenti civili e penali con ritardi lunghissimi e accertate con un numero record di sentenze contro l'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo. Tutto questo è stato illustrato da Antonio Stango, presidente del Comitato Italiano Helsinki, che ha toccato i punti salienti del Rapporto, in particolare i problemi relativi ad asilo e immigrazione, durata dei processi, reati d'opinione. Questo è un brutto segnale per tutti e dovrebbe impegnare i governi democratici a risolvere i nodi e gli ostacoli che non permettono la giusta fruizione dei diritti umani e civili, che qualificano una società libera. Il governo di centrodestra, che è il frutto poi di una coalizione denominata "Casa delle Libertà", dovrebbe sentire questo rapporto come uno stimolo a cambiare rotta; in verità è una condanna. Buona sostanza degli argomenti trattati come violazioni, sono decisioni assunte dall'attuale maggioranza, per altre le omissioni e incapacità di intervento. Vediamo in ordine. Stato della libertà dei mezzi di informazione: la minaccia, al pluralismo e alla libertà dell'informazione, è dovuta soprattutto per la preminenza delle proprietà in questo campo dello stesso capo del governo. Stato delle forze di polizia: cattiva condotta durante il G8; inconcludenza dei rapporti di responsabilità e degli ufficiali di polizia per i gravi fatti di violenza successi durante il summit del G8 del 2001, ad oggi 2003 non si è arrivati ad istruire nessun processo; insufficienza di personale carcerario e cattivo stato delle carceri, con una particolare aggravante sui cosiddetti CPT - Campi di permanenza temporanea - per gli immigrati clandestini, veri campi di concentramento senza nessuna garanzia sanitaria. Leggi sull'immigrazione: la Bossi Fini: mentre da una parte questa legge ha permesso di regolarizzare oltre 690.000 immigrati dall'altra ha connotazioni razziali e assegnando una quota di 20.000 immigrati da regolarizzare per il 2002 fa aumentare la quota di clandestini; le quote per i lavoratori stagionali non riescono a soddisfare la domanda che ha raggiunto per gli extracomunitari la quota di oltre il 60%. Fa discutere poi la possibilità di utilizzo di navi della Marina militare per intercettare i clandestini. Destano perplessità alcune restrizioni per il riconoscimento di rifugiati politici. Stato della Giustizia: in attesa di una riforma organica, si procede per provvedimenti provvisori che allungano la durata dei processi, fanno andare in carcere a distanza di decenni dal reato accertato. Nel rapporto si citano i casi dei giornalisti Lino Jannuzzi e Stefano Surace condannati per diffamazione e stampa oscena; quest'ultimo per pubblicazioni del 1967. C'è poi Il codice penale italiano contempla tuttora il reato di diffamazione che comporta la detenzione fino a 3 anni - ricorda la Helsinki Federation, e nel 2002 si è continuato ad applicare i relativi articoli. Organismi internazionali, fra i quali la Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la promozione e la tutela del diritto di libertà d'opinione e di espressione, hanno raccomandato l'abolizione delle pene detentive per i reati di diffamazione a mezzo stampa. Ma una particolare attenzione va data alla lentezza dei processi giudiziari. Il sistema giudiziario Italia ha i tempi della giustizia più lunghi d'Europa e come ha dichiarato la corte europea per i diritti dell'uomo ha violato l'articolo 6 della medesima convenzione (ECHR), che stabilisce un'udienza pubblica giusta nei limiti di un tempo ragionevole. Una misura simile è nell'articolo 111 e 112 della nostra Costituzione, come emendato da una legge costituzionale del 1999:"ogni prova sarà valutata da un confronto uguale fra le parti prima che un giudice indipendente ed imparziale emetta il giudizio. La legge accerterà la lunghezza ragionevole degli atti". Nella sostanza però si è passati dai1009 giorni di lunghezza media dei casi civili nel 2001 dai 974 del 2000 e dai 1451 dei casi criminali sempre del 2000 agli attuali 1490. Dato poi sconcertante è quello dovuto al 90% di impunità sui crimini commessi. Veramente preoccupante la situazione italiana sui diritti umani. Sarà il caso di fare una profonda riflessione e soprattutto veloce.

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IL D-DAY

Il giorno 29/12/2002 il premier israeliano smentiva di essere stato informato dal presidente degli Stati Uniti, George Bush, che l'attacco contro l'Iraq sarà lanciato alla mezzanotte del 21 febbraio 2003. Per il domenicale britannico, Sunday Times, la data dell'attacco era stata comunicata da Bush a Sharon il giorno di Natale nel corso di una telefonata. Ma dai responsabili del Ministero della Difesa U.S.A. e dalle manovre politiche e militari di questi giorni si ha la conferma che l'attacco all'Iraq, inizierà tra la seconda e la terza settimana di febbraio. Così Tarek Aziz rappresenta sul versante diplomatico l'ultima chance di pace. Gli Stati Uniti d'America hanno lavorato in tutti questi ultimi tempi per cercare appoggi alla loro personale guerra all'Iraq. La volontà degli U.S.A. di distruggere l'Iraq, come stato canaglia, risulta ormai incontrovertibile. Una delle alternative, che sembravano più credibili per non fare la guerra, era il prospettato esilio di Saddam Hussein. Sempre il Suday Times aveva reso noto che una delegazione presidenziale bielorussa si era recata in Iraq proprio dopo che il segretario alla difesa Usa, Donald Rumsfeld, aveva detto che Saddam e la sua famiglia avrebbero potuto lasciare il paese. Saddam aveva per questo incontrato personalmente uno degli inviati di Alexandr Lukashenka, Nikolai Ivanchenko. Fra i luoghi di esilio di Saddam Hussein, gli americani citavano oltre alla Bielorussia anche Libia, Algeria e Siria. Tutto questo avveniva ai primi di gennaio 2003. La settimana scorsa c'è stata anche l'uscita estemporanea dei radicali di Pannella con la nuova richiesta d'esilio per Saddam: pareva una proposta originale senonché, la diplomazia mondiale vi aveva già lavorato inutilmente. Tutto senza risultati. In questi dibattiti, che precedono l'inevitabile guerra, ne avanza uno di fondamentale importanza: può un paese arabo svilupparsi e anche introdurre un minimo di democrazia senza cadere in mano ai fondamentalisti e ai terroristi? Bella domanda. Una risposta ci è data dal Qatar, lo stato arabo che ha in questo momento la presidenza della Conferenza dei paesi islamici e in questo ruolo riesce a promuovere molte iniziative diplomatiche tese a raffreddare la forte tensione. Il Qatar è una penisola che si estende nel Golfo Persico; essa si presenta come una escrescenza della immensa regione dell'arabia saudita. Il Qatar è retto da una monarchia assoluta. L'indipendenza, dal provveditorato britannico, è stata raggiunta nel 1971. Ora è governata da un emiro che si tramanda il potere in modo dinastico. I suoi giacimenti di petrolio e gas sono immensi; si ritiene che il giacimento di gas di Al-Shamal sia in assoluto il più grande del mondo. Questo permette di allacciare rapporti finanziari e commerciali con tutti i paesi più industrializzati del pianeta; da ciò ne deriva, con la lungimiranza governativa, ad avere una ricchezza pro capite tra le più alte dell'intera zona Medio orientale. Fatto non secondario per un paese la cui popolazione islamica arriva fino al 95%, è la libertà di stampa; la censura è stata abolita e c'è stato un gran fiorire di settimanali e quotidiani. Grazie a questa atmosfera democratica e al benessere raggiunto si può definire il Quatar la Svizzera medio orientale. Proviamo a vedere perché questo emirato che si affaccia sul Golfo Persico sta provando e anche con successo, a trovare una via di cooperazione e di pace con l'occidente. Innanzi tutto il Qatar ha fatto una scelta lungimirante da tempo. Pur essendo i suoi abitanti seguaci del ramo wahabita dell'Islam (lo stesso dell'Arabia Saudita, dei talebani e di Osama Bin Laden, tanto per intenderci), quello che predica una stretta e rigorosissima osservanza della sharia (la legge coranica), l'emiro del Qatar, lo sceicco Hamad Bin Khalifa Al Thani non ha mai lasciato briglia sciolta agli ulema, i predicatori delle moschee. La stessa cosa non è accaduta a Riad, dove la monarchia ha chiuso un occhio - e anche due - sui religiosi e le loro attività sospette in cambio del via libera concesso ai principi di fare tutto quello che volevano (leggi: corruzione, tangenti, tenore di vita da nababbi, alcol e donne a volontà). Da ricordare poi che è stato il Ministro degli esteri del Qatar che ha cercato, per primo, di convincere Saddam Hussein a prendere la via dell'esilio dorato, in un qualsiasi paese arabo a sua scelta, per salvare il popolo iracheno dall'ennesima guerra. Si sa che il dittatore ha rifiutato. Chissà se quella era una strada reale per evitare la guerra? Dobbiamo rassegnarci alle 3000 bombe promesse da Bush? Speriamo di no! Intanto aspettiamo con sgomento il giorno 21 febbraio 2003.

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INTERNET LIBERALE

Condivido l'affermazione di Beppe Severgnini che "Internet è sempre stata più "liberal" e libertaria della media nazionale". Io lo constato ogni giorno navigando tra le pagine web e soprattutto in quell'arcipelago dei "blog": sorta di diario, notiziario, sfogo, simil forum sentimentale, ricco di curiosità e idee più varie: qui ho trovato diverse comunità; ho notato che come nella vita alla fine si incontra chi si cerca consapevolmente o no. Ebbene la maggioranza delle opinioni, delle idee, in cui mi sono imbattuto sono di carattere liberale o meglio critiche verso la destra presente nel nostro paese. Devo dire che di intelligente di destra ho trovato solo poche cose una è il blog: legnostorto.com dal sotto titolo, "Da un legno storto come quello di cui è fatto l'uomo, non si può costruire niente di perfettamente dritto (Kant)". Indicativo. Ho poi trovato nell'ambito dei blogger questi siti definibili di destra: http://didestra.blogspot.com/ -
http://www.antifranza.splinder.it/- http://www.capperi.net/ -
http://www.ileonimorti.it/passo2.htm- http://iloveamerica.splinder.it/ …
Magari poi questi hanno dei rimandi a blog apertamente schierati a sinistra ma come si vede le contaminazioni sono nella rete molto diffuse. D'altronde come si può rimanere "integri" in questo mare di parole, immagini e idee?
Questo mi fa riflettere su quanto la destra politica italiana e in generale, nella realtà, trova sponda e consensi sempre su istinti irrazionali: la paura per il diverso, per la perdita di identità, per la mancanza di sicurezza; insomma la filosofia hobbesiana, di educare con il bastone, sul web non trova spazio. Esiste poi di riflesso una corrispondenza con la natura stessa di Internet che è anarchica: dà ad ognuno in partenza le stesse possibilità, le stesse opportunità; quindi mal si presta ad un controllo padronale.

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INFORMAZIONE OGGI

Tutti gli osservatori internazionali concordano ormai con l'analisi fatta giorni fa sul "corsera" da Giovanni Sartori: "la situazione dell'informazione italiana è anomala e molto dipende dalla detenzione del capo del governo di quasi tutti i mezzi di comunicazione che poi associata alla sua personalità accentratrice, crea una sperequazione divenuta intollerabile". Per questo, il giornalismo Italiano è considerato a rischio controllo politico, l'ultimo rapporto di Reporters sans frontiere ci piazzava dopo Panama, Bulgaria e tutti gli stati CEE, al quarantesimo posto per libertà di stampa.
In questa grave situazione, per difendere la pluralità dell'informazione i giornalisti hanno decretato, tramite la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, un pacchetto di tre giorni di sciopero accompagnati da assemblee da svolgere in tutte le redazioni delle principali testate giornalistiche. La gravità del momento è rilevata dal sindacato unitario dei giornalisti che tramite la sua giunta con 12 voti a favore, 3 contrari ed un astenuto ha deciso di attuare subito una giornata di protesta. Neanche il tempo per discutere le forme di lotta da attuare che gli eventi sono precipitati: le dimissioni di De Bortoli e la nuova nomina a direttore per il Corriere della Sera allarmano ancora di più. Berlusconi non ha fatto che accentuare i mali, questi come si vede sono antichi.
In verità è da molto tempo che lo stato dell'informazione italiana desta preoccupazione e lancia segnali allarmanti. Intanto si può dire che da sempre la stampa quotidiana nazionale è stata in mano a gruppi industriali o finanziari fuori da meri interessi editoriali: La Stampa della Fiat; Il Resto del Carlino, La Nazione, erano del petroliere Monti; Il Tempo detenuto dal costruttore (meglio noto come palazzinaro) Caltagirone; Il Corriere della Sera divenuto proprietà di un editore puro come Rizzoli, sappiamo poi con l'intervento della P2 e di Tassan Din come finì; ora è sotto il controllo di diversi gruppi industriali, ancora Fiat, con Romiti e Tronchetti Provera (Pirelli) in testa.
Abbiamo poi avuto il caso di nascita di quotidiani dovuti all'impegno di due prestigiose firme giornalistiche: Eugenio Scalfari con La Repubblica e Indro Montanelli con Il Giornale che però resistettero e vivono per l'intervento di Carlo De Benedetti nel primo e Berlusconi nel secondo. Montanelli poi riprovò con La Voce, dopo che Berlusconi volle fare del Il Giornale una clava politica da usare contro gli avversari, ma non ce la fece a vivere. Non va dimenticato poi il duro scontro che E. Scalfari fece per mantenere La Repubblica fuori dalla proprietà di Berlusconi, quando agli inizi degli anni '80 volle comprarla. Tutti i quotidiani importanti erano e sono tuttora quindi legati a famiglie, a gruppi di potere ben definiti; d'altronde l'Italia pur avendo una grande cultura letteraria non ne ha come lettori. Ecco allora il bisogno di investimenti e di sovvenzioni statali ad una stampa sempre bisognosa di sussidi e per questo manovrabile e manovrata. Una mosca bianca nel panorama italiano dei quotidiani, per la capacità di vita propria, fu Il Secolo XIX di Genova; di proprietà della famiglia di Ferdinando Perrone (amministratore dell'industrie Ansaldo), grazie ad una scelta di diffusione prevalentemente regionale ed una oculata amministrazione delle risorse provenienti dalla piccola pubblicità locale conservò una autonomia finanziaria unica nel settore: fino alla metà anni '70 chiudeva i bilanci in pareggio. La proprietà, con la morte di Alessandro Perrone, pronipote di Ferdinando che da proprietario lo diresse anche giornalisticamente, dovette alienarsi Il Messaggero di Roma; con la perdita poi di pubblicità dirottata sulle televisioni, la crisi investì al pari di tutti gli altri quotidiani anche il quotidiano genovese. Nel frattempo Genova aveva visto "sparire" l'altro suo quotidiano, Il Lavoro che il 7 giugno di quest'anno ha compiuto i cento anni di attività. Il Lavoro è ora inglobato ne La Repubblica e si limita a fare le pagine locali della città di Genova, con un caporedattore. La stampa in Italia senza sovvenzioni statali o apporti finanziari extra come si vede non sopravvive. Un dato sconcertante è che l'Italia è l'unico paese, insieme al Brasile, che ha una raccolta di pubblicità televisiva che supera tutta quella della carta stampata messa insieme; ma mentre per il Brasile ci può essere una ragione, per la vastità del territorio e la difficoltà di distribuzione della stampa, in Italia questo non si spiega. Le condizioni dell'informazione in Italia fanno veramente pena: il numero di giornali venduti non ha mai superato i 7 milioni di copie; raggiunte nel 1991 ora si sono assestate attorno alle sei milioni di copie. Siamo così in Europa davanti al Portogallo, dopo la Grecia e la Spagna: penultimi in Europa.
La storia di oggi, con la conquista della presidenza del Consiglio di Berlusconi, quale detentore della più grande industria mediatica italiana se non europea, non fa che acuire tutti i mali antichi dello stato dell'informazione. Le avvisaglie di un peggioramento si ebbero subito: i primi "girotondi", le prime manifestazioni per richiamare l'opinione pubblica sulle malefatte del governo di centrodestra furono per la giustizia e l'informazione. I girotondi attorno ai palazzi della Rai si fecero per richiamare l'attenzione sull'accentramento di poteri su un uomo solo. E' passato un po' di tempo ma nominato un altro presidente Rai poco è stato fatto. Il conflitto di interessi rimane ancora come un macigno sulla strada della democrazia e pluralità informativa con tutti i nefasti risultati che si vedono: in ultimo le leggi ad hoc per i guai giudiziari. Informare vuol dire anche formare, dare forma a cose e fatti; per questo è intuibile la delicatezza della materia e l'intervento della politica: ma come garantire la pluralità delle voci e la loro sopravvivenza? Questo è un aspetto importante del problema; una risposta timida, piccola eppure decisiva, per la vera indipendenza informativa, si sta diffondendo con le nuove tecnologie e si basa sul volontariato e l'autofinanziamento. Sarà questa la soluzione e la via per garantire la pluralità delle notizie e la democrazia? Il nostro piccolo giornale telematico WEMA n'è una testimonianza viva. Anche il nostro webmagazine avrebbe bisogno di aiuto, di sponsor, di pubblicità, di autofinanziamento, certo è che vive con il volontariato di tanti messisi insieme con la passione di scrivere e testimoniare diverse realtà e intelligenze: un ulteriore contributo alla pluralità, e perché no alla libertà. La libertà di domani.

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SIAMO PICCOLI

E' una grande mente, un vero intellettuale, si potrebbe dire anche un uomo importante; è pure un uomo d'affari, uomo di governo e di grande caratura morale…ma poi, come si diventa piccoli, come li si scopre deboli, incapaci e ridicoli di fronte ai fenomeni più semplici della vita. Pare dimenticata l'esperienza e quel fare con l'uso delle mani; pare scordata la realtà della debolezza. Così che piccoli ci sì scopre di fronte ad un mal di pancia. Ora il grand'uomo rovista anche nel portafogli, tra tante carte di credito e biglietti, come pulirsi. Poi il telefonino squilla, gli cadono gli occhiali, nel raccoglierli pure la camicia s'imbratta. "Povero me", potrebbe scappargli di bocca, ma tace. Fra mezz'ora deve ricevere un applauso. Forse battono le mani a chi vogliono piccoli e lui scopre di esserlo già. Qua chiuso in un piccolo cesso senza aria e senza carta; lui ha la penna, quella degli autografi: la carta no. Pronto? Dove sei? Già, ora si domanda dove sei per prima cosa. Dove è? Come è dovrebbe dire: accucciato, schiacciato, sporco…e piccolo. Ecco com'è: piccolo. Piccolo come lo sono a volte gli uomini.

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LA POESIA E' GRATIS

La poesia è gratis. Al nono Festival Internazionale della Poesia a Genova, la poesia e per felice compendio la musica, sono gratis. Gratis e per tutti. La poesia si ascolta e diventa di tutti; non esiste più l'autore. Arnoldo Foà nella prima giornata del festival, l'ha confermato raccontandoci che dopo aver letto delle poesie di P. Neruda in teatro e di fronte al poeta stesso, quest'ultimo gli disse: "Molto belle, ma chi è l'autore?". La poesia è come un accidente, nessuno si sa poeta eppure quel che si dice talento è in forza ad ognuno. Quello che avviene leggendo una poesia per caso, e in questo momento anche ascoltandola, è straordinariamente fantastico: si apre un mondo, una visione d'assieme che chiarisce tutta una storia; chiarisce i nostri sentimenti e la realtà. Ah la poesia, ultima risorsa forse per non sentirci avviliti; ultimo sguardo per vederci tutti uomini. Così vorremmo che qualcuno ci racconti sempre un sogno, ci canti una frase, descriva un sentimento, allora lo riconosceremmo e insieme lui, noi. Andate allora a prendervi la vostra poesia. Andate al nono Festival Internazionale della Poesia di Genova, a Palazzo Ducale. Andate a bagnarvi di musica, pagherete poi. Pagherete con la bellezza. La vostra.

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IL POSTO DELL'ANIMA

Ho visto: "Il posto dell'anima" di Riccardo Milani e consiglio ai lettori di Platea Longa la visione. "Il posto dell'anima" è un film di rara intensità emotiva che racconta una realtà operaia: è la storia tragica della lotta di alcuni operai per impedire la chiusura di una fabbrica di pneumatici. Si potrebbe definire una storia alla Ken Loach se non fosse in salsa italica, di provincia questa sì raccontata spesso; infatti, lo sfondo è il parco nazionale dell'Abruzzo. Il cinema italiano è dai tempi di Elio Petri che non affrontava tematiche operaie, della sua condizione, e questa anche all'inizio del terzo millennio è ancora fatta di sacrificio e rinunce. Una storia quindi dura, triste, amara ma che con la visione dell'orso e il sorriso finale di Paola Cortellesi tiene aperta la porta alla speranza. Bravissimo Silvio Orlando e tutti gli altri.

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IL MIO '68

Raccolgo l'invito di Michele Serra fatto su "l'Amaca" de la Repubblica di martedì 22 luglio: …qualcuno dica qualcosa in difesa di quelle lontane turbolenze (il sessantotto), prima che l'amnistia, oltre a pacificarsi tutti, sotterri la verità". Rispondo anche perché lo stesso giorno leggo che Bossi attribuisce ai romani la nascita di "Mani pulite"; ancora interpretazioni fantasiose e prive di verità sulla storia, più o meno recente, come il '68. Tutto iniziava negli anni'60 definiti favolosi per la musica, per il boom economico lo erano un po' meno per i fermenti sociali: venivano al pettine con i primi "lussi", un televisore o una fiat"500", le contraddizioni della società ancora compartimentata in rigide divisioni di classe. Nasceva dapprima la contestazione e con i primi capelli lunghi, i primi ritmi sincopati mischiati allo swing, il '68. Prima conosciuto come il maggio studentesco francese, il '68 in Italia diventava il '69 e più che studentesco, era operaio. Prima però bisogna ricordare gli USA e l'università di Berkley in California: là nel 1966 nasceva la contestazione giovanile. Va da sé che un grande fermento investiva tutto l'ordinamento costituito e partendo dalla scuola fino alle fabbriche cambiava il mondo. Su quegli anni è stato scritto molto e di tutto; io non voglio fare la storia ma semplicemente dire che nessuno era escluso da quel cambiamento e la storia, molte volte vissuta come un accidente esterno dovuta a scelte politiche fatte in alto e da altri, faceva entrare come protagonisti gli operai e gli studenti. Per me il '69 era l'anno di "Nord e Sud uniti nella lotta", delle prime battaglie per i diritti sul luogo di lavoro e delle prime riforme importanti; l'anno seguente entrava in vigore lo Statuto dei lavoratori. In un continuo accavallarsi di obiettivi progressisti civili, si assaporava uno spirito libertario con la possibilità di cambiamenti reali, mai avuti nella società italiana (obiezione militare, divorzio, aborto, legge 180): tutto questo anche sulla spinta di nuovi consumi e nuove consapevolezze. Un capitolo a parte bisognerebbe aprirlo con la lotta per la "Classificazione Unica", ovvero la battaglia per la conquista di pari trattamento normativo e salariale tra operai e impiegati. A quel tempo esistevano le paghe di "posto" e una forte discriminazione tra lavoro manuale e intellettuale. Solo la spinta egualitaria di quegli anni nel mondo del lavoro, riuscì ad unificare il trattamento ottenendo una paga differenziata su livelli di responsabilità. Intanto il movimento femminista si era innescato in quel nuovo ribollire segnandolo in modo efficace; riuscendo a far partire quella rivoluzione delle donne che è giunta ininterrotta sino ai giorni nostri: forse l'unica grande e vera rivoluzione. Subito dopo ecco apparire il terrorismo nero e rosso. Ecco, per dirla con Pertini, che l'anima cattolica che permea da sempre l'educazione italiana usciva fuori con l'estremismo di un inferno e un paradiso: ognuno ci voleva portare nel suo paradiso creando l'inferno. Ma per me quegli anni, a parte la cupezza delle misure speciali di polizia adottate subito dopo per quei numerosi fatti di sangue, furono anni della scoperta del piacere, dell'amore senza paure, dello scoprire agi borghesi senza esserlo; di riuscire dopo anni a soffiare nel vento…Blowing in the wind. La risposta poteva essere colta nel vento, avevo l'ottimismo che né Renato Curcio, né Mario Rossi o Mario Tuti, potevano cancellare nel diventare uomo. Nascevano là le mie speranze o illusioni di poter trasformare il mondo…Se guardo ora la società e vedo Berlusconi al potere, simbolo del conformismo più bieco, devo dire che non ci sono riuscito ma per quanto riguarda la mia persona io ho vinto: ho cambiato la mia condizione anche grazie al '69 e sono pronto a lasciare un testimone di onestà e di ideali a chi li vuole continuare.

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AD IMMAGINARE

Dopo avere ascoltato Imagine di Lennon, ho provato più semplicemente ad immaginare un mondo senza eccessi: senza comunisti e Berlusconi; senza Bush e Bin Laden. Ho provato ad immaginare che non ci fossero stati governati da religioni e che dividessero gli uomini. Ho provato ad immaginare una giustizia uguale per tutti: per chi ci governa e per chi no… Certamente le mie immaginazioni, seppur più modeste della canzone, sono ancora sogni. La realtà l'abbiamo davanti ed è tutta un eccesso: guerre, ricchezze spropositate detenute da poche persone in faccia ai morti di fame. Sprechi, inquinamento, smog da difendere con consumi sempre più alti; stragi nelle strade ad ogni fine settimana quasi a rimarcare quanto poco valga la nostra vita per la rincorsa di un posto al sole. Corruttori al pari di pedofili, che Cristo condannò ad inabissarsi nel profondo del mare, gaudenti e liberi di insultare. Leggi suggerite da potenti a hoc con servitori pronti ad esaudirle… Ma l'immaginazione serve, per disegnare un mondo nuovo. Il mondo serve averlo prima in testa; serve credere che tutto cambia ad ogni ora, ad ogni minuto e secondo. Già adesso il mondo è cambiato; in questo momento tra noi contemporanei è scattato un pensiero: non siamo mai soli ad immaginare. La pace regna nella coscienza di ognuno con l'onestà, l'amore e l'uguaglianza. Ora mi pare di aver raggiunto dei fratelli e questo mondo se non ancora unito è unico. Aspetta solo noi; tutto ci passa dentro. Non sentite che qualcosa c'è già di diverso?

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NONNA VIRGINIA

Ho conosciuto nonna Virginia che ha trovato il modo di seguire, a suo dire, la migliore telenovela, i telegiornali che danno le notizie su Berlusconi: la sagra delle sue gesta batte per colpi di scena e battute tutte le Dinasty finora prodotte. In queste ore Virginia, con i suoi 80 anni, è gasatissima: lo scontro con la Germania la riporta ad antichi ricordi. Proprio un personaggio quel premier, non lascia mai tranquilli e soprattutto le riempie le sue giornate: monologhi al processo di Milano, Interventi al Parlamento italiano con baci a abbracci; discorsi generali al Parlamento europeo con battute per sceneggiature di film, pranzi di gala con sorrisi e barzellette, corna nelle foto di gruppo, saluti militari, cantante ai matrimoni, dichiarazioni alla stampa poi smentite, interviste televisive senza domande…Tutto vero. Quello che vede è la realtà. A Virginia poi piace la divisa di Berlusconi: un doppiopetto grigio o blu sempre uguale, ci deve essere la zampa di qualche costumista importante del cabaret. Virginia già dal primo telegiornale, quello della mattina presto, inizia la visione dove viene sviluppato il canovaccio delle interpretazioni del premier Berlusconi. Durante la mattina sono registrate le prove e dopo una carrellata su gli interpreti minori e di contorno, ecco apparire sorridente: l'americano a Roma, l'italiano a Bruxelles, il tedesco a Berlino, lo chansonnier a Parigi, ossia sempre lui, Berlusconi Silvio di Arcore, l'uomo più ricco d'Italia che la fa divertire. Virginia nella sua lunga vita ne ha viste di tutti i colori, è stata sposa di guerra ma di politica non si è mai interessata e, come si dice, questa si è interessata a lei; la sua vita non è stata certo rose e fiori, anzi un susseguirsi di sacrifici, rinunce e dolori; ma ora la TV di Berlusconi e per Berlusconi la diverte, le porta in casa la recita del mondo, soprattutto le nuove interpretazioni della politica, il siparietto del "nuovo": la grande interpretazione del cambiamento italiano.

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25 APRILE 2003

Diciamo la verità, il fascismo è più potente di ogni democrazia e altra qualità umana. Il fascismo è come una legge naturale: forte, barbaro e insieme accomodante; riesce a dare ordine e valore alle parti più cattive, crudeli e rozze di ognuno. Per questo si sono inventate le razze e le civiltà superiori, si dà per scontato che il ricco e il potente, come il furbo, siano di una specie privilegiata. Ai deboli e poveri poi si fornisce un capo, un bravo padre di famiglia che pensa per loro. Il personaggio designato a ricoprire il ruolo suddetto, di solito diventa una macchietta: dimostra di volere saper fare di tutto. E' un imprenditore e anche un operaio, è un proprietario di ville e anche suo tappezziere, arredatore; è un impresario teatrale e capocomico…Insomma ripete il canone del condottiero. Dietro a questo duce poi si forma una corte che è quella che fa più paura: è formata da servitori attenti a non deludere il padrone e a volte sono tanto solerti nel dimostrare i propri servigi che creano perfino imbarazzo. Dietro a questa corte poi si estende a ragnatela una rete di piccoli interessi dove ognuno trova una nicchia di tranquillità. In alto qualcuno ti pensa ed è bravo, molto bravo, a fare leva su quegli istinti che un'educazione cristiana ha a volte sopito. "Ma che cosa vogliono tutti questi stranieri? - I poveri s'arrangino, anche noi lo eravamo e non ci ha aiutato nessuno- Via le tasse, sono quelle che frenano l'economia; lasciamo fare ai ricchi che creano benessere - Siamo i più forti, dobbiamo dimostrarlo a chi non rispetta le nostre regole. Siamo anche i più tanti, non c'è bisogno di contarci, la pensano tutti come noi - Gli altri raccontano solo bugie - Il 25 Aprile che cos'è? Una festa comunista. Serve solo a loro, quindi non serve a niente. Aboliamola". Il fascismo così s'insinua nella società, creandosi il terreno per un nuovo duce; certo non sarà nessuno di quelli che ora calcano la scena attuale: o sono d'età avanzata o sono mezze cartucce, ma qualcuno arriverà. Sarà forse tra due o tre generazioni se non prima: si saprà da quanto tempo ci vorrà per cancellare la festa del 25 Aprile.

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BLOGGER

Vedo che i blog si stanno schiumando: avviene una naturale selezione che crea una classifica possibile da conoscere scorrendo la lista dei link preferiti fatta da altri blogger. Succede così che si formano nel mare internettiano, isole, barche, navi o atolli dove si ritrovano comunità affini.
Come in un liquido le sparse sostanze simili si raggruppano; così i blogger si incontrano per affinità, interessi e simpatia: sì, alla fine interviene il "gran simpatico", la parte fisica dell'empatia, la corrispondenza un po' più alta della pancia dove si condensano la voce e le risa, la rabbia e la gioia.
Io ad esempio ho trovato UBW, una unità aperta, una spiaggia dove si può decidere di fermarsi per poi proseguire altrove, oppure sostarci e depositare uova feconde a mo' di grosse tartarughe. Ecco quindi che qui a fianco ho inserito l'ultimo elenco degli UBW.

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UN CASO?

Ma chi lo avrebbe detto che in una calda sera di Giugno, mi sarei trovato faccia a faccia con Ferlinghetti e Jodorowsky? E' dagli anni '70 che ammiravo questi due artisti; il primo per le sue liriche scorrevoli, per le sue poesie che seppur tradotte conservano la musicalità dei grandi del novecento; l'altro mi aveva impressionato con due film, "La Montagna Sacra" e "El Topo": erano tanto carichi di simbologie e mistero da perdercisi dentro...Uno 83 anni, l'altro 73, conservano una vitalità da far invidia ai ventenni che devono affrontare il terzo millennio: loro come artisti, bisogna dirlo, ci sono già stati. La sera precedente li avevo ascoltati duettare al Festival Internazionale della Poesia, (un evento che sta sempre più crescendo) ed ieri dopo aver ascoltato, con emozione, Nadine Gordimer al premio Primo Levi: eccoli di nuovo in una trattoria del centro storico. Eccomeli davanti a mangiare una pizza. Un'altra grande emozione.
Allora posso dire che Genova è proprio il centro del mondo; basta un desiderio espresso anche tanti anni fa; basta aspettare, ed ecco che sotto casa si realizza il sogno. Quasi per caso. Quasi...bisogna dire "quasi" per pudore, per non sembrare noi il centro di un altro centro che consuma un destino piccolo piccolo: il nostro. Grazie Genova: non c'è niente per caso.

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GENOVA A MAGGIO 2002

Oggi è una bella giornata per Genova; per quella Genova di tutti, che era anche nel programma del riconfermato sindaco Pericu. Genova è così: amata e odiata come le cose che si vivono profondamente. Genova è qui, nel mio cuore, la mia casa. Genova ha sempre un motivo in più per sentirsi bella. Già perché è Genova che fa i genovesi: potete essere arrivati da ogni parte ma arrivati qui e vivendoci diverrete genovesi; acquisterete quel carattere particolare che è nella sua orografia, è nelle sue pietre consunte, nel suo clima e nella luce umorale. Genova allora ci merita come un'entità di storia e di uomini più diversi. Piace camminare per una ripida "creuza" dove si respira il profumo dei pitosfori e all'improvviso, tra le agavi, scopri gatti e barche. Qui puoi camminare in riva al mare e pensare che un giorno proprio da lì potrai partire per i luoghi più lontani: un cargo o una motonave è sempre pronta ad imbarcarti. Poi a Genova basta poco per cambiare il paesaggio, puoi avendone voglia infilarti lungo le sue due vallate e trovarti in una campagna aspra e insieme dolce; puoi anche salire in alto e, trovato un forte, non volere più abbandonare la visione di quel fantastico palmo di mano pieno di cupole, tetti e torri. Genova, dove un panino può chiamarsi kebab o burritos; boccadillos o michetta ma, che di fronte ad una focaccia, al pesto e un "bianchetto" rispunta la tua storia; a Genova che pare perda le sue....

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L'IMPERO DEL MALE

L'impero del Male con la personificazione dell'avversario è una semplificazione che certo non aiuta, anzi complica, la comprensione della realtà. Osama bin Laden e Saddam Hussein, oggi come lo poteva essere ieri Hitler, sono gli interpreti di un male che è specularmente l'altra faccia di una stessa logica e filosofia di potenza. Ci può venire in aiuto ancora una volta l'opera di Hannah Arendt, con "La banalità del male", dove affronta il personaggio Heichman durante il processo a Gerusalemme. Heichman, un impiegato modello - mandò, senza rimorsi, milioni di persone alle camere a gas e quindi nei forni crematori- fece sorgere questo interrogativo: come possono compiersi le atrocità, i crimini più crudeli senza il concorso "normale" di buoni cittadini, brave persone dai sentimenti uguali a tutti noi? La consapevolezza di essere ognuno un potenziale assassino, un probabile criminale, un eventuale terrorista ci può aiuta a comprendere e forse anche a superare questa condizione che ha nell'animalità una radice, ma anche il presupposto filologico di una trascendenza dell'anima. Noi siamo individualmente i responsabili sempre delle nostre azioni e insieme responsabili della storia che ci succede. Allora chi sono i terroristi? Chi sono i nemici? Chi sono i cavalieri del Male? L'identificazione e la catalogazione, sono due meccanismi del nostro pensare che condiziona sempre il nostro giudizio; sono elementi di controllo ed esemplificazione della realtà che genera mostri e paure incontrollate. Si può uscire da questi schemi mentali? A livello collettivo pare una cosa ardua: le guerre sono la conferma che poco se non nulla cambia nei percorsi psicologici umani. Il Male in sostanza è sempre dell'altro, dalla nostra parte troviamo un Bush, un Berlusconi o un Blair pronti ad interpretare il ruolo dei difensori della civiltà, la nostra, di tutti. Ragionamenti speculari all'avversario, al nemico, che poi collettivamente si sa è formato da bravi bambini, bravi lavoratori, buone mamme e soprattutto da difensori di alti valori di Patrie, Bandiere e Civiltà. Ma c'è speranza che qualcosa cambi? C'è, se ci poniamo un pensiero semplice ed una sola domanda: chi siamo noi?

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LA MIA DONNA

Porta uno straccio bianco per la pace, attaccato alla borsa, "uno straccio di pace"; è fiera e determinata nei suoi convincimenti, almeno quelli ideali: per la pace, per i diritti, per l'eguaglianza. Lei è per le tinte forti e ama i colori dell'arcobaleno. Oggi si sente tanti anni di meno e ha camminato l'intero giorno per la città. Ora la vedo venirmi incontro sulla piazza per "l'ora di silenzio per la pace": è la mia donna e si chiama Anna.
Stamattina a dire il vero c'eravamo lasciati con un po' di rabbia; ma non manchiamo di sederci vicini senza parlare. Finita l'ora basterà un sorriso a decretare la pace prima, la pace essenziale, quella con lei: la mia donna. Torneremo a casa tardi stasera, c'è ancora qualcosa da fare e, con la nostra pace, cosa c'è di più bello che trasmettere la pace del cuore? L'arte di amare, diviene facile nell'ideale di pace. La mia si chiama Anna.

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COPPIE MISTE

Quando uno ama, non sa più di che razza è, di che religione è, di che cultura, paese o partito è; sa solo di suo una cosa: sa di desiderare lo stesso bene anche per l'altro. Vedo per questo sempre più coppie miste che con l'immigrazione stanno aumentando in modo considerevole; però la coppia mista rimescola non soltanto i colori della pelle, la cultura e la società ma anche la paura: è la paura della perdita di identità, delle radici, della tradizione; ma l'amore, che insegna vince anche la paura. Anche la lingua stentata, mal imparata e incerta non frena le dichiarazioni più ardenti: "Te quiero mucho", "Iove you too", "Com'è bella la vita che mi ha fatto conoscere te"… Croma, biscroma, chiave di sol; tromba, trombone, violino piano: così nasce un concerto con tante cose diverse che danno un'armonia, un piacere all'ascolto e allo stare insieme. E' come un gioco, è come la musica, l'amore che unisce le diversità. In questo particolare momento di crisi della coppia e di sovvertimenti sociali, dove la famiglia tradizionale è messa in discussione dal formarsi delle così dette famiglie allargate e dal nuovo ruolo della donna per l'acquisizione di una sua indipendenza culturale ed economica, la coppia mista ci manda un messaggio: insegna a comunicare, a decidere insieme, ad accettare, comprendere e vivere la diversità. Che belle che sono queste coppie, è un piacere per me vederle: danno speranza e affermano che l'amore è sempre la nostra ricetta ad ogni male. La coppia mista poi si trova ogni giorno ad elaborare una nuova cultura della famiglia, un nuovo piano comune per stare insieme, come una palestra dove imparare a comunicare e decidere insieme. Ci dice Riccardo: "rispetto ad una coppia tradizionale è stato più facile stare insieme, più facile la comprensione reciproca proprio perché si davano per scontate le differenze ed accettarle era il punto di partenza. Una ricetta dunque per qualsiasi società di due o più persone: conoscersi, distruggere i pregiudizi e ricostruire insieme da zero partendo dal rispetto per tutti i suoi componenti. Ogni giorno che passa lascia dietro di sé più incertezza e maggiore timore del futuro, che fatica, e quanta violenza! Ma esiste un'altra possibilità! Di fronte ad una situazione nuova, ad una persona nuova, ad un ambiente nuovo, posso scegliere di rilassarmi, aprirmi, lasciare andare quella tensione e cominciare ad osservare, chiedere, ascoltare, cercare di capire, imparare. Allora, forse, davanti ai nostri occhi si apriranno le porte di un'altra realtà: cos'è che diverte un cinese? Cosa fa arrabbiare un senegalese? Come esprimono la loro allegria o la loro rabbia? Cosa teme un brasiliano? Cosa crede della morte un indiano? Quante cose ho da imparare da tutto questo? Quante cose mi piaceranno e quante altre magari non condividerò ma imparerò a rispettare? E se scoprissi che esistono tante "realtà"? E che non necessariamente una deve prevaricare l'altra per affermarsi? Potrebbe accadermi di sentirmi in pace con gli altri e forse anche con me stesso e questo non mi porterebbe più vicino a come vorrei vivere? Questa è la nostra speranza e il nostro augurio, e anche la direzione delle nostre azioni, che oltre a darci la prova che tutto questo è possibile, punta ad ampliarne l'influenza ovunque possiamo arrivare.

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BANDIERE

Nata per scongiurare la guerra in Iraq con l'iniziativa "Pace da tutti i balconi", l'esposizione della bandiera della pace arcobaleno è arrivata, in circa otto mesi, a contarne oltre 3 milioni. Sono tre gli ideatori o meglio i lanciatori di questa manifestazione d'esporre la bandiera della pace da tutte le finestre, e non credevano di raggiungere un risultato così importante - di numeri naturalmente, poiché la guerra c'è stata lo stesso. I tre trentenni, Nicoletta, Diego e Carlo quel 15 Settembre 2002, mentre era in preparazione la manifestazione di chiusura del Social forum europeo a Firenze, lanciarono la proposta: una bandiera per la pace da tutti i balconi. Furono subito investiti dell'iniziativa Alex Zanotelli e Gino Strada che nei loro incontri parlarono della bandiera da mostrare, poi attraverso il tam-tam informatico la notizia raggiunse tutte le varie associazioni. La campagna aumenta e Peacelink iniziò a conteggiare le bandiere esposte: ai primi di dicembre 2002 erano oltre 100.000. Un successo inarrestabile. Ma da dove nasce questa bandiera? Il primo ad introdurla come simbolo di pace fu Aldo Capitini fondatore della marcia Perugia - Assisi. I sette colori dell'arcobaleno sono ricordati nella Bibbia, in un passaggio della Genesi all'indomani del diluvio universale; infatti, Dio dice a Noè: "Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi ricorderò la mia alleanza che é tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne". Oggi questa bandiera attraverso varie vicissitudini è diventata anche un vessillo per riconoscersi. E' stata in verità la maggioranza di governo che per prima trovò ostracismo e la vide come emblema antigovernativo; infatti, ci furono delle circolari ministeriali che diffidavano dall'esporle dai palazzi pubblici. Quella posizione come si rivelò una potente campagna di promozione all'esposizione della stessa bandiera arcobaleno. Ci fu un momento che le bandiere della pace furono introvabili; tutti i negozi si trovarono non in grado di soddisfare la domanda. Nelle botteghe del consumo equo e solidale che per un certo periodo furono il punto di riferimento per l'acquisto, si vendettero a 4,50 Euro, poi arrivarono a 5-6 Euro in tutti gli altri negozi per raggiungere addirittura i 9 Euro negli Autogrill. La domanda di bandiere della pace pare, oggi a maggio, stabilizzata. In molti balconi è stata tolta ma in generale persiste e continua il suo significato contro le altre numerose guerre in corso. La coscienza di pace conquistata in questi ultimi mesi non si può mettere in un angolo. La guerra diventata "spettacolo" dell'Iraq, la guerra degli anglo-americani, non deve farci dimenticare le altre guerre. Non scordiamoci della Palestina e di Israele. Non dimentichiamoci dell'Afganistan, della Cecenia, l'Uganda, la Sierra Leone, il Kashmir, e poi ancora l'Etiopia, l'Eritrea, il Chiapas, la Costa d'Avorio…In tutti questi luoghi si continua ad uccidere senza tregue. Continuano le atroci sofferenze d'intere popolazioni civili inermi. Le bandiere con l'arrivo dell'estate forse si stingeranno, ma la stagione della pace non si conquista una volta per tutte: come la democrazia e la libertà hanno bisogno sempre di essere salvaguardate. Così ogni volta che alzando gli occhi vediamo un drappo dai sette colori pensiamo a quanto dobbiamo e possiamo fare ancora, insieme e con nuova forza.

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INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA

Nelle vecchie sezioni del PCI si apriva il dibattito; c'era il centralismo democratico e le decisioni pure discusse, raggiungevano poi una sintesi nell'esecutivo: si decideva il già deciso. Oggi è cambiato il modo di far politica ma ancora le decisioni si prendono da pochi capi chiusi in qualche stanza. Pensate che Berlusconi interpelli le sue sezioni territoriali per prendere le decisioni? Egli ha i suoi sondaggisti che gli rispondono subito: "si può fare". Fatto! Infatti, per lui è già stato fatto tutto. Oggi ci sono i cosiddetti partiti liberali che sono diventati i partiti degli eletti; se poi gli eletti sono stati scelti uno per uno dal capo, si capisce anche cos'è un regime. Avete visto come sono votate le leggi in questi ultimi tempi? Compatti, senza problemi di coscienza o di dissenso, lo schieramento governativo vota all'unanimità. Guai a richiedere il voto segreto, scoppierebbe subito una bagarre: ci potrebbe essere qualcuno che sfugge al controllo. Così andiamo verso una forma di democrazia che da rappresentativa e partecipata diviene formale e delegata.
Per sanare questa situazione di degenerazione della democrazia, entra in gioco il ruolo dei mezzi di comunicazione, in particolare Tv, radio e giornali. Allo stato attuale visto la proprietà, la qualità e il tipo di informazione siamo molto distanti da ottenere risultati non viziati dalla diffusione dell'ignoranza. Una battaglia importante e decisiva è allora quella del pluralismo dell'informazione. Ecco allora come l'informazione, nel suo ruolo di far conoscere e formare opinioni, è alla base di una vera democrazia che continui a considerarsi partecipata. Superare l'ignoranza è l'obiettivo principale. Le antiche discussioni nelle sezioni comuniste, socialiste, democristiane o repubblicane, anche per la mancanza di uno strapotere raggiunto dalla TV attuale, offrivano almeno la possibilità di conoscere le decisioni. Oggi tra Grandi Fratelli, telegiornali schierati, adesioni fideistiche e ideologiche, l'ignoranza avanza. Senza questa situazione si avrebbe senz'altro un maggiore cambiamento di opinioni, una sentita responsabilità alle decisioni e quindi un esecutivo più attento alla democrazia. Con tutto questo, ad esempio, pensate che la guerra all'Iraq sarebbe stata ugualmente dichiarata?

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TREMONTI E I GENOVESI

E così la finanziaria 2003 di Tremonti ci spiega anche come fare a spendere senza soldi: farseli imprestare ipotecando la casa. Grazie. Bel consiglio per i spendaccioni e le cicale. Ma siamo sicuri che gli italiani seguiranno il consiglio? L'Italia sempre più è un paese di anziani e in certi comportamenti sono tradizionalisti: hanno comprato la casa risparmiando lira su lira ed ora non credo cambino costume per rilanciare i consumi. Già, dopo averci inculcato per anni che bisognava risparmiare, che il risparmio è virtuoso e aiuta l'Italia; ora con l'avvento del berlusconismo cambia tutto: la parola d'ordine è consumare, spendere, indebitarsi…Ci siamo trasformati da cittadini a consumatori e spettatori di pubblicità: grazie! Grazie! Recita l'ultimo spot a chi ha comprato un regalo. Tutto alla faccia della miseria e dei salti mortali che sempre più fanno gli italiani per arrivare alla fine del mese. Infatti, dagli ultimi dati istat, la povertà aumenta; sono cresciuti i nuovi poveri: quelli che pagato l'affitto, le bollette del gas, telefono e luce non hanno soldi per mangiare e vestirsi. Poi per noi abitanti di Genova entra in gioco la genovesità: essere nati qui e cresciuti in questa città che non ostenta e scialacqua, che guarda al sodo e all'essenza, certi messaggi non attecchiscono. Già, quegli uomini antichi che hanno fatto Genova, l'hanno fatta così forte e personale che ora è Genova che fa chi l'abita. Così si pensa che la vera ricchezza è il vivere per proprio conto, vivendo a fianco dell'altro senza darne peso. Sarà allora per questo che io ancora pur avendone le possibilità, viaggio sui treni in seconda classe. Su questo modesto apparire sta l'anima di Genova; perciò, con questa cultura, continuo il viaggio con voi, in seconda anche nella vita…E così non dico grazie a Tremonti, ma a Genova e i genovesi. Oggi quel poco che ho, non lo regalo certo all'uomo più ricco d'Italia, che ora si leva lo sfizio di governarci, imprestandoci, magari con le sue aziende finanziarie, anche i soldi.

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TABU'

C'è la possibilità che la guerra diventi un tabù? Un tabù come l'incesto? C'è stato un tabù che ha dato origine alla società umana; questo era la legge fondante la comunità che esprimeva un divieto punibile con la morte, la soppressione di chi lo infrangeva da parte della tribù. Oggi ci possiamo ritenere ancora prossimi a quell'uomo primitivo che ha espresso il totem e il tabù; ciò non di meno ha bisogno ancora di divieti da iscrivere nella sua coscienza. La riprovazione morale dell'atto sessuale tra consanguinei, come l'incesto, è entrata fortemente nel nostro vivere sociale che non è discussa minimamente, non trova ragioni né legittimazioni come invece ne trova ora la guerra…Si potrà arrivare ad uno stesso comportamento? Questa potrebbe essere una previsione per l'evolversi dell'umanità, che la violenza arrivi a disgustare gli uomini tanto da essere aborrita; così da non trovare nessuno che osi dichiararla senza essere lui stesso punito. Così da non trovare nessuno che impieghi l'intelligenza per costruire ordigni sofisticati come i missili e le bombe che uccidono. Già, poiché oggi chi costruisce quelle armi sono tanti uomini onesti e in pace con la coscienza, si dice, come il soldato che sotto la divisa perde la sua consapevolezza individuale e la responsabilità. Oggi con la guerra si spara da incoscienti e senza la paura di tribunali, di condanne per omicidio, ma non c'è mai un ordine da ritenere "superiore" al nostro intimo fare. Il nostro superiore è una coscienza che si modella a Dio. Dovremo essere sempre responsabili singolarmente di quello che facciamo. Per questo vorrei che la guerra diventasse un tabù. Il Tabù, la cui origine è misteriosa, potrebbe ricongiungerci con il sacro disperso dagli anni degli olocausti e delle guerre mondiali. Il tabù che ha dato origine al sacro, ci riconsegnerebbe la sacralità della vita…Riusciremo a riconquistarla?

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IRVINE WELSH

Con la chiusura del Festival Internazionale della poesia di Genova, la poesia ha toccato le viscere, è entrato nelle budella per uscire in un impasto d'umanità perdente: cazzo, merda, fottiti, è di scena Irvine Welsh. L'autore di "Trainspotting" ha letto pagine di "Porno" il suo ultimo libro che riprende dopo dieci anni la storia dei personaggi dell'opera che lo ha rivelato, "Trainspotting". Nel frattempo Welsh ha scritto altri 5 romanzi e due opere teatrali: un vero successo; ma Welsh cosa c'entra con la poesia? C'entra soprattutto con le parole. Irvine è un grande scorritore di parole inframmezzate di turpiloqui, ma provate ad ascoltarle nella sua lingua originale, un gallese frammisto all'inglese più sgangherato; provate a sentire il sincopato ripetitivo del "fucking marks…fuck out… it'so fucking cold…it's fate man fucking fate… Think any of you fuckin simple fools can fucking well stiff"…Pare musica. Musica rock. Così quel binomio musica e parole che ha caratterizzato questo nono Festival Internazionale della Poesia, alla fine con Welsh trova la quadra. Insomma epiteti, volgarità e parolacce come rafforzativi ed imprecazioni salgono al cielo e alla notte; alle stelle, al giorno come al buio. Allora Genova questa sera, con la lettura di Welsh, diventa Edimburgo, diventa una città bassa, dai pensieri bassi, scopre una lingua del ghetto, di pensieri primitivi. Scopre una umanità che è pronta per la poesia; si è solo fermata un momento prima: accidenti non è poi così difficile scoprirci poeti. Sì Irvine ci dice che quelli del basso hanno poche parole per esprimersi e cazzo, merda, fica, fottiti, contengono lo stesso il mondo. Può essere il mondo di una classe operaia che si sta disintegrando; quello di una gioventù senza chiari orizzonti, quella di chi vive il disagio sociale di ricchezze e piccoli lussi sbattuti fuori dalla porta di casa che non contiene più la famiglia ma i "vecchi" quelli che rappresentano solo un passato di "merda". Cazzo e ancora cazzo; una rabbia per dirla tutta. Anche una contentezza, un grido di piacere estremo: cazzo, la vita può essere davvero bella. L'appuntamento per il prossimo Festival Internazionale della Poesia è per l'anno 2004, quando Genova sarà Capitale Europea della Cultura; il promotore Claudio Pozzani ci ha assicurato che sarà un evento scoppiettante e pieno di sorprese, le premesse viste quest'anno ci fanno ben credere. Allora arrivederci.

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CORTIGIANI

Bisognerebbe tenere sempre conto che i regimi totalitari, le dittature, non avrebbero potuto gestire e tenere il potere senza la massa formata dalla corte dei servitori ed esecutori acritici degli ordini del capo. Hannah Arendt aveva splendidamente analizzato questo potere arrivando a definire banale quel male commesso dalla schiera di cortigiani formata da brave casalinghe, solerti impiegati e onesti soldati. Quindi il potere di alcuni personaggi storici, responsabili dei crimini contro l'umanità, è stato sorretto da tante brave persone ossequienti e per certi versi tanto zelanti da superare le aspettative del loro stesso capo. In verità una mano a certo potere la dà anche il silenzio: quello di coloro che restano indifferenti alle malefatte o semplicemente annuiscono. Queste corti sono sempre individuabili ed ancora oggi pur non essendo di fronte a regimi totalitari o tirannici svolgono la funzione di garantire un potere al di là, del normale esercizio democratico. Ora ad esempio, avete mai visto Schifani mentre fa le dichiarazioni davanti alla foto autografata di Berlusconi con famiglia? Sembra entrare in estasi scandendo sempre le stesse frasi…Avete visto Agostino Saccà ex direttore generale della RAI come ha eliminato Biagi e Santoro? Avete visto la nuova legge denominata Gasparri o il testo di legge per la risoluzione del conflitto di interessi? Regali. Vi ricordate della foto della zucca del premier sulla copertina di Panorama? Piaggeria bella e buona. Non vi sembrano dei nuovi cortigiani? Io inizierei a prendere le distanze da questi signori poiché proprio da quelli alla fine partirà il tradimento…La storia insegna anche quello. Ad ogni modo bisognerebbe sviluppare sempre lo spirito autocritico; ma viene da domandarmi: non sarà che la sinistra ne ha sviluppato anche troppo?

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POLITICA MALATA

La politica è malata, sta male. La politica con la guerra si è aggravata ma la diagnosi va ricercata nella sofferenza della collettività, nella patologia sociale visibile, nello scadimento della comunicazione e dell'esistenza generale. La cultura umanistica è stata lasciata per il marketing. Nuovi barbari propongono riforme a loro dire liberali. Intanto una spaccatura percettibile attraversa i cittadini, gli utenti della democrazia: possiamo allora riconoscerci per gusti e scelte estetiche? Possiamo decretare la maggioranza su favorevoli ai nanetti da giardino, alla bandiera USA al balcone e teledipendenti mariadefilippi, contro bevitori di Pastis, lettori di Saramago, espositori di bandiere della pace e vacanzieri cubani? A guardare le strade cittadine non si notano diversità, almeno quelle che caratterizzano la fauna urbana: mezzi punk, barboni, pensionati, manager, impiegati, casalinghe…Tutti ritornano a posto, nel continuo spot del cervello bombardato dai mass media, ogni cosa diventa normale. Normalità racchiusa nella banalità del quotidiano, del luogo comune e dell'ovvietà del consueto; ma qualcosa rode, qualcosa ci trasforma e riforma, una mutazione antropologica s'avverte: è come tra chi gioca in borsa e va allo stadio tifando e chi ha pronto un biglietto e una poesia senza ritorno. Non ci sono allora comunisti diversi da liberali istituzionalizzati; non ci sono libertari del benessere come liberi dai bisogni, ci sono poeti stanchi e viaggiatori pronti. Il cammino non si ferma, la moralità e l'eleganza ci saranno ancora: nonostante i politici attuali, specchio delle brame.

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SILENZIO PARLANO I LIBRI

Silenzio parlano i libri…e questi parlano davvero: sono gli audiolibri autoprodotti dall'associazione F.A.T.E. acronimo di Fons Artis Tegmen Existential. Per il momento gli audiolibri ci parlano attraverso le voci delle fate associate: Seneca, Julius Verne, Oscar Wilde, Mark Twain, Guy de Maupassant, Jack London, Giuseppe Giacosa...Questi sono autori degli audiolibri prodotti al momento, poiché non hanno più i diritti SIAE da pretendere essendo passato il tempo legale; sono però anche frutto di una scelta didattica e culturale universalmente riconosciuta. L'associazione è una onlus, ossia senza scopo di lucro, che giustamente si autofinanzia e soprattutto si regge con il bellissimo lavoro di volontariato di donne che provengono da percorsi professionali più diversi. La presidente e ideatrice di F.A.T.E. è Maria Teresa Borsò, una cardiologa che andata in pensione è stata colpita da una malattia agli occhi che l'ha resa ipovedente; per questo non volendo privarsi del piacere della lettura e del contatto con i libri, si è inventata di produrre questi "libri parlanti". Questi libri trasformati in cd parlano con le straordinarie voci delle associate, che si alternano nella lettura mantenendo l'attenzione e la gradevolezza dell'ascolto. Già, chi ci racconta più le favole e le storie avvincenti del passato? Sarebbe bello che la produzione crescesse sempre più e ci fossero autori che dessero il loro contributo alla diffusione degli audiolibri prodotti dalle fate, rinunciando al loro diritto pecuniario non fosse altro che per l'audio. Tu caro Beppe che ne dici? I tuoi divertenti e istruttivi libri sarebbero proprio una chicca; per esempio potresti farlo, come hai fatto sul tuo sito personale dove "agratis"- come dice B. Grillo- si può scaricare in formato pdf il divertente libro: "L'intruso: Un alieno nella moda a Milano". Intanto per i lettori di Italians comunico gli indirizzi: Ass. F.A.T.E. Via Zandonai 55 - 00194 Roma tel. 063293384 e-mail info@audiolibri-fate.com

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COM'E'

La visione del film di F. Ozpetek, "La finestra di fronte", mi ha suggerito questa riflessione. Com'è che non siamo riusciti a trasmettere ai nostri figli una memoria storica? Com'è che abbiamo avuto poco da raccontare della nostra vita passata? I nostri padri di storia da raccontare ne avevano fin troppa, avevano vissuto una guerra, una dittatura; avevano da raccontare della fame e del raggiungimento di un benessere sudato, di una democrazia. Dovevamo allora parlare ai nostri figli dei loro nonni? Che sbadati, che stupidi siamo stati a volere scordare subito la miseria, a volere diventare presto dei benestanti; ma non nella sostanza solo nell'apparenza di un vivere borghese che nasconde le magagne: i panni sporchi si lavano in casa…E panni sporchi come ritinti e rigirati ne avevamo tanti. E' forse per questo che ora ci sì ritrova al governo Berlusconi, un nuovo ricco, un pescecane degli affari, un modello da sogno americano: tutti in democrazia possono farcela - dicono. E noi? Non siamo forse capaci di essere tanto ricchi? E' così di rimando i nostri trentenni non storicizzano nulla. Riescono a vedere vecchi i padri senza sapere di loro che frammenti di storia: magari la data di un matrimonio e di una separazione; magari le difficoltà di un lavoro cambiato o di una malattia; per il resto qualche stornello musicale di un festival lontano, qualche inno all'amore e alla libertà. Tempi da modernariato diventati antichi senza spessore. Tempi racchiusi in una radio di bachelite e ottone a far figura in una fiera di vintage. La verità è quella di una generazione che ha perso, a dircelo poi è uno che è della nostra generazione o almeno quella appena più vecchia: è il capo di un governo che vuole rinnovare tutto, regala sogni di lunga durata come se tutto dovesse ancora iniziare. Ma sono certo che i suoi seguaci non avranno le scarpe sufficienti a percorrere la strada: manca a loro il rigore, la serietà e l'umiltà che fa anche risuolare le scarpe, a essere rispettosi di fronte alla memoria e la storia. Sarà un sollievo per loro fermarsi di fronte ad un dirupo. In ogni caso che stupidi siamo noi.

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SONO DIVENTATO COMUNISTA

Non mi piace Bertinotti, non ho simpatie per Cossutta, non tifo D'Alema e non plaudo a Fassino, eppure mi sono scoperto comunista; mi sento di una razza speciale. Dico razza perché mi ritrovo razzista, odiante, intollerante e cattivo…Quasi stalinista. Dico questo perché chi è contro Berlusconi automaticamente diventa comunista. Non ha importanza per questa destra affrontare temi come la legge uguale per tutti, l'estensione dei diritti, il conflitto di interessi, la libertà dell'informazione, il rispetto della legalità, l'etica e l'onestà; no, qualunque cosa dici sei comunista. Dico questo poiché per i leghisti sono diventato un nazista rosso, per i forzaitalioti una canaglia marxista e per i nipotini fascisti di Almirante un bolscevico, mangiatore di bambini; sarei divenuto in sostanza, di una sottorazza giudaico negra. Non parliamo poi del "cristiano" don Baget Bozzo, per lui sono già condannato all'inferno come i musulmani. Insomma incarno tutti i difetti dell'umana specie che vuole riscattarsi e non tollera chi ruba, chi si sente intoccabile, chi commercia nei templi, chi confonde Dio con Mammona e padroni con mamme. Ma con questa specie in verità io mi ci trovo benissimo, ci trovo tante persone per bene, delle persone serie. Il capo del governo ha detto che ci sono anche tanti giudici come me: sono giudici militanti che perseguono certi reati e ce l'hanno con lui. Sono ovviamente dei comunisti da combattere; da mettere sotto controllo politico per fare in maniera che non facciano del male a chi è al potere legittimo: è stato eletto dal popolo. Così se aspiro alla democrazia, al controllo severo di chi si è preso la briga di governarci, ecco che divento comunista. Devo tacere, sparire, devo solo osannare il potente di turno e poi? Io sono pericolosissimo, sono pronto a sopprimere la libertà...Io? La mia?

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FINE DI APRILE

Il 14 Novembre 2002 il Papa chiedeva nel discorso in parlamento un atto di carità verso la parte più debole della società; così diceva: " …E' grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il proprio contributo.
Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche Istituzioni. In questa prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società". Oggi a distanza di quasi 6 mesi il Parlamento si appresta a votare il patteggiamento allargato una misura che serve soltanto a salvare dalla galera chi ruba in giacca e cravatta, chi fa reati alla Bossi, chi ha pronti i soldi per pagare tutto…Intanto l'indulto promesso dai parlamentari tutti acclamanti il Papa è sparito. Nessuno ne parla più. Queste sono le radici cristiane di un parlamento? Ma andate a farvi…benedire…

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EMIGRARE

Da sempre niente di più che la fame fa camminare il mondo. Oggi ancora, sono gli emigranti in cerca di pane.
Nessuna ricchezza sposta le anime, sposta le cose: quella sposta merci, sposta i sogni; con quella ci si può pure fermare. Poi gli appetiti ci possono spingere oltre;
allora sono le brame, gli egoismi e un cattivo senso dell'immortalità a farci allontanare nel tempo, mantenendoci però fermi in un punto solo della Terra per far gridare: è mia. Oggi eppure, emigrano ancora gli eserciti sull'onda delle guerre: entrano in case altrui con un fucile in mano, dopo aver fatto scaricare bombe dai cieli.
Questi soldati vengono a portare il loro ordine, quel senso che si chiama democrazia.
Restate chiusi a casa, paiono dire i capi degli eserciti in arme, veniamo noi da voi.
Si costruiranno nuovi recinti. E tu da che parte stai? Dove c'è la sofferenza ci sono i nostri fratelli…così ci avevano insegnato da ragazzetti. Dai non fare lo stupido: di qua è meglio.
Quella terra può essere nostra. Allora tenetela tutta quella terra, essa servirà a ricoprire la bara.

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SOGGEZIONI

La ricchezza una volta dava soggezione soprattutto a chi era nato e cresciuto povero. Una volta si consideravano le fortune come segno di una predilezione celeste, come frutto di capacità superiori. Si ammiravano per quelle ricchezze possedute i loro beneficiari. La soggezione poi era diffusa per l'autorità in genere; mio padre arrivava a temere persino "quellu du gazzu", il controllore del gas che veniva a prendere la numerazione del contatore e all'epoca portava una divisa e cappello con visiera da apparire un graduato militare. Questa soggezione era inculcata dai genitori e conteneva un arcaico rispetto verso quello che era considerato "superiore".
Oggi questa soggezione fa sorridere. La diffusione del benessere accompagnata ad una crescita culturale e ad una maggiore consapevolezza, ha trasformato la soggezione in relazioni alla pari. Oggi diversamente, si pensa che le grandi ricchezze accumulate siano dovute più a ladrocini e truffe che ad altro; se poi si guardano i possessori di queste enormi ricchezze non c'è proprio da provare né invidia né soggezione. E' una categoria molto eterogenea che comprende molti figuri il cui dato caratteristico in maggioranza non è certo la signorilità o il buon gusto.
Poi se si pensa quanta ignoranza e poca felicità ci sia tra i possessori di queste ricchezze, quanto più preziosa sia la conoscenza di sè e della vita, allora la soggezione non deve essere certo più nostra. Poi se si pensa che Cristo venne in Terra per condannare la morale che faceva ritenere la povertà come una maledizione e una malattia contagiosa, allora la soggezione ecco che vola via.
Certo però che le persone che riescono ad accumulare ricchezze miliardarie per il lavoro alacre, per il loro gran d'affare, ci servono: abbiamo bisogno di questi pionieri della fisicità, del possesso quale compendio agli ultimi della terra, dove pietà e vergogna muovono gli animi. Abbiamo bisogno dei ricchi e potenti per disegnare i limiti e anche i massimi di quanto l'uomo può arrivare con l'appetito, l'egoismo, l'avidità; quanto potere si può avere e desiderare. Infatti, questi uomini, lavorano come noi alacremente per l'immortalità; lavorano per gli eredi, per la stirpe e in un certo senso anche per noi. Accumulano, si dice "fortune" che si traducono, si spera, in lavoro, in nuove creazioni. Ecco allora che i ricchi, i tanto ricchi, svolgono una funzione sociale utile a far progredire tutti...Così si dice. Così si pensa…Ma poi sarà vero che abbiamo bisogno di questi pionieri? A guardare com'è distribuita la miseria e la ricchezza sopraggiungono i dubbi: non sarà che i cristiani abbiano sbagliato tutto? Non sarà che quelle crune d'ago così difficili da oltrepassare siano una invenzione per non farci arricchire? Non sarà allora la soggezione un modo per tenerci lontani? Per perderla veramente ci dobbiamo allora per forza arricchire anche noi?

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A CHE GIOCO?...

Con lo studio dell'Analisi Transazionale, si scopre come il gioco s'insinui anche nelle dinamiche relazionali caratterizzandole. Si sa che niente è più serio del gioco e, come sosteneva Freud, l'uomo cambia giochi ma non smette mai di giocare. Così con il metodo, studiato da E. Berne, dell'analisi transazionale sappiamo che ogni giocatore assume inconsciamente di volta in volta il ruolo di Persecutore, Salvatore e Vittima; poi può saltare da un ruolo all'altro secondo l'andamento del gioco. Di solito però s'interpreta un ruolo preferito e si passa la maggior parte del tempo ad esercitarlo. Voi siete Vittime, Persecutori o Salvatori? Un aiuto: il Persecutore di solito è una persona seriosissima con un alto senso del dovere che vede tutto negativo; lui si ritiene sempre nel giusto e gli altri sono spesso inadatti, non bravi, non giusti. Il Salvatore è molto premuroso, in pò chioccia; ama molto come un dovere e trova negli altri sempre delle mancanze cui sopperire. La Vittima è sempre complementare agli altri due ruoli: è un bambino sempre in difficoltà e trova sempre un Persecutore o un Salvatore secondo il momento esistenziale. Per la Vittima gli altri sono sempre più bravi di lui e cerca quindi chi può aiutarlo. Questi giochi relazionali si svolgono sia a livello sociale, sia psicologico. Chi gioca in genere instaura relazioni simbiotiche ovvero relazioni figlio - mamma o bambino- genitore. Il dramma è che questo meccanismo di relazione si ripropone sempre inconsciamente: un figlio cercherà sempre una mamma ed un bambino un genitore.
Uno dei giochi preferiti è: Povero Me! Trovata una Vittima, il Salvatore risponderà: "Sono felice di aiutarti, come saranno felici di avermi conosciuto"; Il Persecutore: "Guarda in che situazione mi hai messo, ti ho beccato, brutto pasticcione". Ma perché si gioca? Tutti i giochi hanno un tornaconto, una finalità importante ed esistenziale: ricevere carezze, meglio positive; ma non importa a certuni più di tanto, vanno bene anche quelle negative, poiché si sà la cosa peggiore è l'indifferenza: è non essere visti, guardati, percepiti, ascoltati, sentiti... Insomma ci siamo? Per vivere abbiamo bisogno che gli altri celo confermino continuamente. Pensateci un po'; quanti di noi stanno giocando in questo momento?

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NON FARE

Oggi prevale la cultura del fare. Il fare è tutto: è il nostro lavoro ed è quello che parla di noi più di altro. Il fare diventa quello in cui ci identifichiamo; con quello che facciamo ci rapportiamo con gli altri e di più costruiamo le convenienze sociali. Attraverso il fare spesso recitiamo ed entriamo nei ruoli di un ordinamento sociale che non esprime assolutamente quello che siamo in realtà. Noi non siamo quello che facciamo, quello che abbiamo fatto o faremo, noi siamo altro.
Anche a me piace il fare, anzi per me il fare è manualità, è costruzione fisica, è creare oggetti, cose, forme; quindi il fare per me è importante. Il mio fare lo collego alle mani, con queste penso traduciamo il sapere, la vita e ritroviamo il senso di essere u-mani.
Detto questo ho poi sperimentato quanto è importante il non fare. Il non fare ci introduce alla riflessione, ci prepara alla capacità di ascoltare noi stessi e interrogare la coscienza; il non fare ci mette in rapporto con la nostra essenza facendoci capire quanta energia sprechiamo con il fare, quanta energia sottraiamo al lavoro su di noi. Certo che arrivare al non fare, non è semplice. Il non fare non è ozio o far nulla, è lo stacco dalle cose, è sperimentare la coscienza del "qui e ora" del corpo, delle emozioni, del pensiero non perchè questo esser coscienti ci porti 'a capire qualcosa', ma perché la coscienza stessa deve essere ristabilita, essa è parte di quello che siamo ed è una parte alla quale è dato stare al centro del nostro essere. Ma si è addormentata, è sopraffatta dal nostro "fare". Si potrebbe anche immaginare il non fare come il punto zero, il vuoto o il niente, teorizzato da Pearls per la psicologia della Gestalt; ebbene questo non fare potrebbe essere la vera medicina per i mali di oggi. Provate allora a non assillarvi di lavoro, provate a fermarvi. Provate a lasciarvi andare e ascoltare quelle domande che provengono da dentro di voi; se ascoltate vedrete che arrivano anche delle risposte...Ah la natura, con quanta indifferenza crea senza il nostro "fare". E se insieme al buongiorno ci augurassimo anche un bel non fare?

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CON LA GUERRA SI PUO'

La guerra l'abbiamo vista in TV all'ora di pranzo con il collegamento di rito del TG. Abbiamo visto i morti confusi nella polvere, abbiamo visto scoppi e fiamme con il cielo coperto di fumo nero. Per evitare quella guerra, ma anche tutte le altre, abbiamo digiunato, marciato, protestato, pregato, invocato, gridato, cantato, esposto bandiere, manifestato, scritto e disegnato ma non è servito a niente. Chi decide le guerre non ascolta certo la democrazia, dice di imporla sapendo che si può anche non rispettarla. Poi sapendo di vincere con una forza superiore, convincere i deboli a trovare ragioni di merito diventa facile, ma di sostanza no, quelle sono per motivi indicibili, materiali, di denaro e potere gretto. Ora allora tutti ad inneggiare alla libertà ma di chi e quale? D'accordo non c'è più un tiranno, e anche chi è contro la pena di morte forse il tirannicidio può tollerarlo, ma il resto che cos'è? Può un popolo divenire adulto con le bombe e il terrore? Può la fame, la miseria, fare desiderare tanti partiti? Tante belle opinioni sul futuro del proprio mondo? Che assurde domande, ci fanno dimenticare che è l'ora del digestivo…E si può cambiare canale, fra poco inizia lo spettacolo musicale.
Ora a me viene in mente una canzone di Giorgio Gaber: Si può… "Si può, far discorsi convenzionali, si può, con il tono da intellettuali, si può, dare al mondo un messaggio giusto, si può, a livello di Gesù Cristo si può. Contro il gran numero di ideologie che noi abbiamo rifiutato l'unica grande invenzione davvero efficace e che ci piace è questa dittatura imposta dal mercato. Si può, siamo liberi come l'aria, si può, si può, siamo noi che facciam la storia, si può. Ma come? Con tutte le libertà che avete, volete anche la libertà di pensare?".

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RICORDO DI ROSA LEONARDI

A distanza di circa tre mesi dalla morte, verrà ricordata il giorno 9 Settembre alle ore 22, presso lo stand La Grigliata della Festa dell'Unità, Rosa Leonardi, creatrice e promotrice della galleria d'arte moderna, di Piazza Campetto 8 A: Leonardi V- Idea. Rosa Leonardi era stata una delle fondatrici nel 1963 della galleria d'arte la Polena e finita quell'esperienza aveva proseguito creando l'attuale galleria Leonardi V-Idea. E' una bella notizia sapere che la galleria si trasformerà in associazione culturale, proseguendo così la sua attività nello spirito, cui Rosa l'aveva indirizzata.
Elencare tutto il lavoro che ha svolto la galleria è impossibile; molti artisti poi, oggi di fama internazionale, sono passati dalla sua galleria ancora sconosciuti. Qualche nome per tutti: Pipilotti, Rist e Maurizio Cattelan.
Rosa aveva un chiodo fisso, continuava a ripetere: "aiutiamo i giovani, i giovani sono il nostro futuro"; infatti Rosa la trovavi sempre accerchiata da giovani e intenta a discutere d'arte, di filosofia, di comunicazione...nel mese di Giugno scorso, una malattia crudele e improvvisa ce l'ha tolta. Rosa Leonardi aveva 73 anni, ma parlando con lei di arte e comunicazione, ci faceva sentire nei suoi riguardi dei vecchioni. Rosa era nello spirito la più giovane di tutti noi suoi amici; amici che ora con la sua perdita, non solo sono più poveri ma, ora anche più vecchi e soli. Dobbiamo dire tutti grazie a Rosa Leonardi. Intanto lo dico io che l'ascoltavo spesso. Da Rosa accettavo le critiche alle mie piccole sculture di terracotta che le proponevo: "Cerca di evolvere, lascia quelle forme "greche", devi comunicare con il tuo tempo...Sei più bravo a scrivere...".
Già Rosa, ora scrivo per te queste modeste righe che dovrebbero ricordare la tua grande passione per l'arte; per quella spendevi tutte le tue energie e risorse economiche. Ti bastava quello, mi dicevi, a dare senso alla vita. Infatti con quelle opere più diverse, che raccoglievi nella tua galleria, ti circondavi di quell'arte che destabilizza, che non rassicura e anzi dichiaravi: "non ci immunizza in alcun modo da questa angosciante perdita di orizzonti". Proprio quello che stiamo vivendo attualmente. Cara Rosa un colpo al cuore l'ho ricevuto poi vedendoti all'improvviso nei fotogrammi del film sul G8 "Genova G- Hate" proiettato durante il "Genova Filmfestival" nel Luglio scorso: mentre un imponente corteo, con soprattutto giovani, sfilava nel primo corteo dei migranti durante il G8, sei apparsa sorridente e in poche parole ci hai trasmesso la tua felicità per quella partecipazione. Cara Rosa cosa altro dire? Cosa altro scrivere e pensare? Genova ti deve ricordare.

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BUONA PASQUA

Hamid non ha più le gambe, le schegge di una bomba americana gliele ha amputate. E' vivo il giovane Hamid, anche se non avrà più Saddam e la dittatura, lui non camminerà più sulle sue gambe. Lui quel sacrificio non lo avrebbe fatto per liberarsi; neppure Hasan: ha la sua famiglia decimata dal crollo della casa colpito da un missile "alleato". Uccisi due figli, la madre e la moglie, a Hasan è rimasto il figlio piccolo…ora non sa proprio che farsene della nuova libertà. C'è anche Tarek, giovane studente universitario iracheno, che conoscerà qualche marines americano, saprà di Fernandez che è venuto qui per liberarsi anche lui, da sé: aveva bisogno della cittadinanza americana e di un buono stipendio. Scambierà due parole in inglese con Durkin, un soldato USA ventenne che dell'Iraq non sa niente, non sa dei musei importanti per l'umanità e neppure cosa sono il Tigri e l'Eufrate. Eccoli i liberatori mandati da Bush. "Speriamo che vadano via presto come sono venuti i liberatori"- così pensa Mohamed venditore di bibite in un chiosco del mercato distrutto- "avremo da regolare molti conti tra di noi e gli americani non sanno nulla, non conoscono niente di noi". Ci sono anche i peshmerga, che non è una brutta parola ma sono i combattenti del PUK (Patriot Union of Kurdistan) ne sentiremo parlare parecchio nei prossimi mesi. La guerra ora si dice è finita, è vinta e si archivia tutto in fretta; sono finiti i bombardamenti, le battaglie campali, ma la guerra no, questa non è finita: l'odio e la vendetta continueranno a lungo…La guerra è questo. Tutto deve iniziare daccapo. Tutti hanno perso qualcosa. Gli ideali che devono sorreggere la libertà qui non ci sono: non c'è stato un 25 Aprile, non esiste un patto per una Costituzione democratica; esistono dei vinti che la guerra non l'hanno mai fatta, l'hanno solo subita.
In occidente intanto arriva la Pasqua che è un evento di salvezza; qui invece con il Corano si ricorda sempre la più bella cosa che è riconosciuta a Dio, il Dio come il Misericordioso, colui che perdona tutto. La pace, appunto esige il perdono e la sottomissione a Dio, la voglia di corrispondere alla sua volontà; i cristiani con la Pasqua interrompono un digiuno quaresimale che ha altrettanto valore di affidamento, qui a chi si affideranno? As Salaam, Buona Pasqua, che Dio sia con ognuno. Come sempre.

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CERCHIAMO DIO

Come mai ci sono nel nostro corpo così tanti retaggi, ricordi, segni di un tempo passato? Abbiamo ancora una reminiscenza caudale, i muscoli per muovere le orecchie, i muscoli piliferi (quelli che vediamo quando diciamo di avere la "pelle d'oca"). Portiamo con noi tantissime "scorie" che solo Darwin ci può spiegare e far considerare giustamente. Certo che se Dio ci avesse fatto "ex novo" avrebbe usato ben poca fantasia e, se fatti con una sua eventuale somiglianza fisica, anche con spaventevoli limiti. Ma tra tutti questi segnali che ci riconducono agli animali che eravamo e che continuiamo ad essere, quelli più manifesti sono i caratteri sessuali: ma è possibile non avere trovato altro sistema che la copula animale per farci godere e riprodurre? Così è proprio l'atto sessuale e la forma dei genitali che più ci accomuna alla specie animale e ci identifica nei mammiferi in particolare. Anche le mammelle, che pur ci aggradano come richiamo sessuale, ci fanno sentire la vita al pari dei nostri simili caudati. Eppure per quello strano gioco degli opposti, proprio nella sessualità nasce la nostra trascendenza, ovvero la capacità di elevarci con un pensiero superiore. Proprio nell'atto più animale possiamo trovare il divino. Ho trovato, per questo, bellissima la battuta fulminante di Zavattini: "Se ghe la figa, Dio al ghè".
Nell'orgasmo sessuale ognuno così non è più "io"; si avverte la sensazione di volare via, di andarsene anche se spesso si traduce l'orgasmo in un "venire", in un "muoio", "sto morendo". Queste frasi sovente accompagnano la vertigine dell'orgasmo. Si tocca "l'altro mondo", i confini della propria carne sono cancellati. Nel rapporto sessuale la ricerca di unità, definita erotismo, ha qualcosa di nostalgico, la forza sessuale di ritornare ad una situazione precedente, oserei dire primordiale. Con l'atto sessuale sperimentiamo nel corpo un'originale origine. Nasciamo e moriamo in questo cosiddetto orgasmo. Riusciamo ad essere animali e uomini insieme; riusciamo a fare esperienza superiore di un atto primitivo.
Il replicare, il ricordare, e ricercare di continuare questo orgasmo scandisce il tempo vitale con diverse e personalissime misurazioni. Nell'elenco degli stimoli e delle sensazioni vitali, intese come funzioni fondamentali, la soddisfazione di quello sessuale è il più antico e meno evoluto. Ma la trascendenza entra proprio in questo campo facendoci scoprire l'amore. Il paradosso di una forza sessuale, vitale, per costruire la relazione del senso e della domanda ultima: chi siamo? Forse ancora niente: da troppo poco tempo abbiamo perso la coda e da ancora meno abbiamo scoperto l'amore. Viviamo ancora il breve tempo di un semplice orgasmo: lo stesso orgasmo di una idea che ci porta fuori. Viviamo sempre nella ricerca di quel qualcosa che ci appaghi al di là del momento. Ecco, cerchiamo Dio.

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SI PUO' PENSARE?

Si può pensare che uccidendo un capitalista o un tiranno si uccide il capitalismo e la tirannide? Che uccidendo Saddam o Fidel Castro si ha la democrazia in certi paesi? Solo l'idiozia delle BR e di Bush, solo con uno stesso concetto di potere, distributore di vita e morte e anche sostenitore di modelli uguali per tutti, si può arrivare a concepire queste cose. Sono tutte questioni che evitano un interrogativo di fondo sulla nostra consapevolezza, sulla qualità del pensiero e su cosa veramente conta nella nostra vita.
Hannah Arendt per fuggire alla catena della guerra che da sempre accompagna il cammino dell'umanità, pensò giustamente di considerare che ognuno di noi ha la capacità di iniziare una nuova storia. La storia rinasce con noi e con la potenzialità del nostro pensiero possiamo cambiarla. La storia attuale e passata può' essere considerata come l'adesione inconsapevole e senza pensiero critico al totalitarismo del "capo"- di qualunque leader - eletto democraticamente o no; così si formano cinicamente i bravi cittadini carnefici: l'uomo di buona famiglia che ha permesso i più grandi crimini del XX secolo. E' sempre più chiaro che senza l'adesione di tanti "bravi" cittadini, non sarebbe potuto avvenire tutto il male scaturito dall'olocausto e dalle guerre. Ancora oggi leggendo giornali e ascoltando molti discorsi si può scorgere quanto può essere breve il passo a trasformare le persone in soldatini, in fans faziosi, pronti a sparare su tutto e tutti. La guerra in fondo è la conferma di questo. La vera politica e il pensiero, anche pacifista potrebbero salvarci, ma dubito che chi oggi è a capo del mondo pensi.

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COMUNISTI

Di una sola cosa bisognerebbe dire grazie a Cossutta e Bertinotti: di avere salvato la parola "comunista e comunismo" nel panorama politico italiano.
In un momento di rigurgiti reazionari e revisionisti, Bertinotti e Cossutta fanno un doveroso atto politico e culturale nel sovvertire l'assunto: fascismo = comunismo.
Tutto il male e le stragi commesse in nome di queste ideologie, come d'altronde del cristianesimo, non ne sollevano nessuna; ma non ha senso considerare le storture ideologiche, fuori dai loro valori ideali. Così come non ha senso commemorare tutti i morti ugualmente. Si considererà giusto fra un pò onorare insieme talebani e americani?
Prendiamo i testi dei propugnatori del fascismo e del nazismo: Hitler e Evola, e del comunismo: il manifesto di C. Marx; qui si rimarcano le differenze e i valori ideali. Mentre il "manifesto del partito comunista" di Marx è una via al riscatto e l'emancipazione verso la libertà delle classi sfruttate, la dottrina del "Mein Kampf" è l'asservimento alla razza e al potere di uomini considerati superiori: la vera negazione della giustizia e della liberà. Quindi si può combattere contro il comunismo, ma non si può equipararlo al fascismo. Equiparereste il fascismo al cristianesimo? I valori ideali sono diversi: c'è una grande differenza tra chi vede nell'altro uomo un fratello oppure uno sfruttatore o uno sfruttato e chi invece un "diverso", un inferiore, da annientare.
Poi una notazione: il fascismo non è solo un movimento politico ma è anche una condizione psicologica arcaica; una regressione infantile che ci impedisce di crescere, ci spinge a cercare un papà "duce"; è la forza, che sotto i più diversi colori, ci tiene legati alla tribù, al sangue e a quella fame che si trasforma in ingordigia e crudeltà.

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CON LA GUERRA

Con la guerra i fantasmi sono destinati ad aumentare: dopo Osama Bin Laden ora circolerà anche quello di Saddam Hussein. I motivi di una guerra che stanno dietro all'eliminazione di una persona, hanno il ruolo di uccidere il primato della politica e insieme quello della ragione. Meraviglia che si continui a pensare in termini simbolici; ovvero identificando nel diavolo una singola persona. Ieri era Hitler, Mussolini come Stalin, Pol Pot o Bokassa, oggi sono Milosevic, Saddam, Bin Laden come Castro o Gheddafi. E' cambiato forse qualcosa? Ma è veramente così? Provate ad invertire le ideologie in campo: Bush il paladino della democrazia diventa il leader di un unico sistema (un nuovo totalitarismo); Saddam, il dittatore sanguinario, diventa invece il libertario, il depositario di una nuova democrazia basata sul consenso partecipato del popolo. Bush per questo sente di eliminare le sacche di resistenza e pericolose alla sua visione mondiale e attacca Saddam. Chi sono i giusti e i vincitori?
Si parla delle armi di distruzione di massa con uno stupido script mentale: come se uccidere in fondo sia solo un problema numerico: due o tre come forse cento va bene, mille forse no e duemila senz'altro inaccettabile. Bontà loro: ai bravi mercanti e costruttori di armi intelligenti e chirurgiche nonché portatrici di libertà e democrazia; in verità contano i conti economici come quelli di costi e ricavi. Il terrorismo in questa economia contabile diventa una variabile indipendente, un fattore destabilizzante o giusto contraltare allo sterminio fatto con le divise, con i codici cavallereschi, con la retorica degli eroi e delle patrie. Si combatte il terrorismo si dice, si uccidono con la guerra le cause? No, si uccidono uomini che magari saranno il diavolo per certuni il quale il Male è sempre dell'altro.
Io sento il dovere di manifestare un dissenso.

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FASCISMO OGGI

Come si potrebbe vendere insieme un Big Mac con Coca Cola e trofiette al pesto con un Pigato, se non ci fosse la libertà? Il mercato o meglio la libera concorrenza di vendita delle merci è una libertà da cui poi dovrebbe discendere l'etica. Il fascismo e il regime si rappresenta bene con l'autarchia, con il far da sé, con l'auto potere e quindi con il diritto semmai di prendersi le cose che si ha bisogno con la forza. Ma il fascismo che conosciamo aveva nella componente anti borghese, la sua propaganda: "Volete la vita comoda?"- domandava il Duce- "Nooo!", rispondeva la folla. Vallo a dire oggi dove tutto volge al comodo, al confortevole, tutto è soft. Eppure c'è qualcosa che non è spezzato, che continua, è l'impostazione mentale di fondo: possiamo variare le merci, consumare le più svariate minestre, parlare più lingue ma il fascismo è sempre lì ad insidiare l'intelligenza e la tranquillità borghese. Anzi proprio da certi borghesi che non ti aspetteresti discende il filo logico della perturbazione sociale; parte da loro la richiesta di guerra, di sicurezza e di ordine: tutto per riportare a qualcosa che non solo non ci è mai stato ma, è nelle menti sempre e solo un ritorno al passato.
Paradossalmente è il fascismo che ritorna e si ripresenta con vesti nuove: non ha più il libro e moschetto (forse ancora solo il libro), la divisa d'orbace, ha magari la cravatta regimental e il doppio petto blu; ma ha sempre un leader tipo "ghe pensi mi", fa le rassicurazioni di ordine e disciplina, per questo riapre i casini, pianifica il divertimento magari con telecamere a scrutare i comportamenti. Il nuovo leader magari è anche padrone della pubblicità che fa comprare i più svariati prodotti; se è il caso ti farà anche andare al cinema a vedere le bandiere rosse; ma lui sorridente ci dirà della libertà, del progresso e della civiltà: tutto quanto si garantirà e, inevitabilmente questo borghese, ci preparerà le più grandi scomodità.
Il fascismo ritorna sempre per soddisfare i bassi appetiti e immancabilmente, come per una regressione infantile collettiva, si uscirà solo attraverso un doloroso choc: ieri è stata la 2° guerra mondiale...Oggi non sò.

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NUOVA MANIFESTAZIONE

Ho partecipato con mia moglie Anna, alla manifestazione conclusiva del Social Forum di Firenze. Siamo partiti con il treno speciale per Firenze la mattina presto. In un attimo il treno si è riempito di persone tra le più diverse che mi sia capitato di vedere: giovani, anziani, studenti, casalinghe, lavoratori, pensionati, professionisti...Insomma tutti appartenenti alle innumerevoli categorie e componenti le associazioni più varie con le bandiere dai mille colori. "No global" è un termine che, per quanto vago e onnicomprensivo, non riesce a contenere tutte questa facce. Da Genova è partita quindi una variegata rappresentazione delle anime del movimento che sarà solo una piccola sfaccettatura di quello che compone il Social Forum mondiale.
Così c'ero anch'io in mezzo a quella che era stata definita qualche giorno prima un'orda di delinquenti, di snob pacifisti, di "figli di papà che osano cianciare di povertà", di fiancheggiatori di terroristi. Ho marciato felice di manifestare con una parte di mondo per l'altra parte di mondo che non vuole il pensiero unico e il mercato che si dice libero ma che anch'esso è a senso unico. C'è una parte di mondo che non vuole che vengano uniformati i valori dello spreco, dell'abuso e della distruzione dell'ambiente; non vuole il super potere delle multinazionali americane, il super potere politico nel decidere tutto: questo è l'antimericanismo che circola, non quello dell'idea di libertà e dei diritti cui anche l'America è portatrice. E' stato un bellissimo corteo pacifico per la pace.
Un cartello davanti a me sintetizzava, a mio parere, l'intera filosofia: "Felici con poco - Felici tutti". Lo portava un uomo con un figlio piccolo per mano. Una speranza. Chissà se la realtà di un'utopia riuscirà a concretizzarsi. Basterebbe, a pensarci, poco. Basterebbe il piccolo cambiamento di ognuno per cambiare il Tutto; per cambiare il molto, per avere un altro mondo possibile.
Lungo il percorso sono avvicinato da un ragazzo che mi ha porto un sacco per l'immondizia con un piccolo biglietto: "questo è il Sacco di Firenze, ogni manifestante è invitato a raccogliere i rifiuti che trova lungo il percorso, non siamo qui a sporcare, imbrattare, distruggere". Benissimo, un altro aspetto della civiltà che ha attraversato la manifestazione. Un bel segnale. Un aspetto che ha caratterizzato questa manifestazione, a mio giudizio, è stata la partecipazione dei giovani e delle ragazze, soprattutto ragazze; sì, giovani donne che ricordavano le ragazze cantate da R. Vecchioni: Le mie ragazze...hanno 20 anni e un basco con la stella, un lampo di inguaribile sorriso e tenerezze dietro un muro d'ansia, ma sanno sempre dire un no deciso... Per me questa presenza femminile aveva un aspetto anche catartico e afferma una teoria freudiana per la quale la nostra guarigione, cura del malessere, si ottiene quando si riesce a far cessare "il rifiuto della femminilità"; ovvero la lotta contro la passività. Questo fa vincere; questo quando una persona è capace di sottomettersi senza sentirsi sconfitto. Questo movimento non è certo in analisi, non è certo sul punto di sottomettersi, ma certo non si sente sconfitto, soprattutto non ha quella "coscienza egoica fallica" che condiziona il mondo attuale. E' un movimento che è in antinomia a quello che sostiene la Fallaci: da notare come anagrammando Fallaci si ottenga fallica. La novità di questo movimento è che non soggiace all'invidia del pene, non esercita una protesta virile; è la prima volta che una manifestazione contiene i germi di una lotta passiva e sorridente, che sa contenere tutti i colori come la bandiera della pace. Con questo nuovo movimento che sempre più cresce e prende campo tutti dovranno confrontarcisi.

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NEW ECONOMY

Ho trovato, quasi per caso, la sintesi tra new economy e new technology: il catalogo D-Mail. Nell'ordine: Portacravatte elettronico -Tie Rack; potrai far girare fino a 72 cravatte da destra a sinistra e viceversa con la semplice pressione di un tasto...Cazzo. Set 4 ghiacciolini luminosi per i tuoi cocktail oppure per la vasca da bagno...Si accendono battendoli. Io batterei l'inventore. Basket gonfiabile + palla, 3 altezze regolabili: 130 - 155 - 165 cm da terra. Regalo originale per il tuo capufficio. Sublime. Gattino asciugasmalto di cm 8 che soffia e ti asciuga le unghie. Per la serie "Mai più senza"...Senza mandarli a vaffanculo. Fontana Rock Garden da € 66,60 di cm 18 x 24. Tre piani e tanti sassetti tondeggianti creano armonia e tranquillità con il dolce suono dell'acqua che scorre. La confezione include la pompa e il trasformatore...Sempre meglio dello sciacquone. Tutto vero. Lasciamo poi perdere i grattaschiena telescopici e i criceti suonanti: un vero compendio del Trash e delle nuove tendenze della creatività. New economy? New tecnology?...New scemenze per vecchi rimbambiti.

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DIRITTI (ART.18)

Voglio vederle e contarle quelle aziende che supereranno i 15 dipendenti perchè ora finalmente libere di licenziare. Stavano sotto, magari con i lavoratori in nero perchè, si diceva poi, non potevano più licenziarli. Bella prospettiva e adesso? Ora secondo la Confindustria e il Governo con il nuovo "Patto per l'Italia"(che nome altisonante) usciranno allo scoperto: assumeranno i lavoratori perchè se ne possono disfare in fretta. Così si fa occupazione? Questa storiella la si sente dagli anni '80, quando molti piccoli imprenditori facili preda di tangenti, di appalti truffa, di affarismo spregiudicato volevano le "mani libere": "come faccio a fare i soldi, pagare le bustarelle, farmi la barca a vela e la fuoriserie se non posso licenziare?". Ecco, a questa classe di imprenditori "bravi, seri e affermati" ora si dà finalmente l'opportunità di "fare occupazione". O sono tutti novelli Berlusconi o sono tutti martiri resuscitati; io in questi ci credo poco. Non sarà che ci sia sotto qualcosa d'altro? Non sarà che la sospensione di un diritto, anche se "solo" per tre anni, poi faccia da apripista per la sospensione di altro? Di altri diritti? Di altre conquiste dei lavoratori? Già perché tutto in questa società ha sempre più i connotati dell'affare economico: del "quanto io ci guadagno" e del "quanto gli altri ci rimettono". La dignità, la parità di diritti, l'elevazione delle relazioni umane su un rapporto di sempre maggiore crescita di valori morali, solidarietà uguaglianza e libertà vere, sono disattese. D'altronde questo è il "berlusconismo" che non è nato con Berlusconi ma è l'involuzione di una società che negli anni è divenuta più ricca e più ignorante, più grassa e più volgare; più amorale e impenitente. Pensate veramente che il patto per l'Italia, con i personaggi che lo hanno sottoscritto, ci salverà?

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COMUNICAZIONE

Paradossi della comunicazione: il "problema di comunicazione" denunciato dal governo di destra, ricordo era sostenuto dal governo precedente, di sinistra. Chi è al governo forse avrebbe bisogno dello stampino: "Fatto!", ve lo ricordate? Ma gli italiani vedono bene oppure bevono meglio? Non saprei, ma non occorre scomodare gli studiosi della materia, oltretutto a capo dell'attuale governo c'è quello che è considerato un campione di comunicazione; la trovata del "contratto con gli italiani" è stata straordinaria. Il fatto è che il passaggio successivo a quel tipo di comunicazione, se non viene rispettata la premessa, la comunicazione si interrompe. Capita sempre così. Si attende sempre che dalle dichiarazioni si passi ai fatti e questi lasciano perplessi. Quello che si vede, in attesa del nuovo miracolo italiano, sono la introduzione dei ticket sanitari, l'aumento della criminalità, compreso i bonus dati a chi ha truffato il fisco, esportato i capitali e falsifica i bilanci, mentre si levano i diritti a chi lavora. Problema di comunicazione? Eppure il capo del governo poco dopo dice che i sondaggi di soddisfazione del governo sono in salita: 57%. Dice anche che farà il giro delle sue televisioni a spiegarci bene cosa ha fatto e farà. Siamo noi che capiamo male, siamo un pò tonti: lui, ce lo spiegherà... Insomma, la riforma della Scuola, della Giustizia, della Sanità, arriverà e ci garantirà il miglior mondo possibile a colpi di maggioranza. Magari fra 4 anni ci sarà qualcun 'altro a illustrarci un'altra riforma della Sanità, della Scuola e della Giustizia; ma noi non capiremo ancora niente...Ma ci sarà qualcosa di condiviso? Fermo restando la libertà dei ricchi, l'impunità dei politici corrotti, dei furbi e bancarottieri, la mancanza di conflitti di interessi della maggioranza degli italiani, chi ci spiegherà o meglio comunicherà quello che non sappiamo già? Continua la presa in giro.