La Storia

Ma cos'è poi la Storia? Cos'è la cronaca di avvenimenti tristi che aggiungono dolore a dolore e poi qualche rara gioia a rischiarare la coscienza in continuo affanno? E' la vita si dice.
La storia e la memoria sono il nostro sapere e il nostro essere. La nostra memoria, il sapere delle nostre origini famigliari, il più delle volte, si ferma a tre generazioni antecedenti: chissà chi era il nonno del papà di nostro papà? Lo sa chi detiene titoli nobiliari o grosse fortune economiche: per il resto solo oscure vite di miseria e patimenti, vita nei campi e morti precoci: pellagra, scabbia, tubercolosi e poi guerre e ancora guerre, interrompono racconti lineari, uguali e simili. Ma qui non passa il discorso di sola identità, di appartenenza, ma il nostro compito, quali testimoni del tempo, di scoprire il nesso tra passato e futuro.
La nostra storia è nell'esperienza degli avvenimenti irripetibili e individuali. La nostra costruzione è nella riscrittura degli accadimenti attraverso la memoria e il racconto. E' questo senso letterale che dà corpo all'anima e alla memoria. E' la parola che ci definisce; con essa entriamo in un tempo della "cultura", che è il tempo della nostra malattia. E' il tempo della parola ed è una parola dire tutto ciò. Quanta storia c'è nel tramandarla, nel cercarla… Infatti come è stato possibile arrivare a distinguere il soggetto dall'attributo e il verbo dal nome?
La nostra realtà diventa una misteriosa sintesi tra nome e forma. In ciò scorgiamo il bene e il male, il bello e il brutto; così definire o essere definiti può essere il nostro destino. Il riflesso tra storia individuale e storia collettiva è della stessa stoffa, dello stesso elemento narrante, le stesse parole, le stesse drammatiche vicende: guerre e pace. Ecco la storia può essere uno dei modi in cui l'anima medita e riflette la vita; la storia diventa psicologia, incontro tra il "nostro" e il "di tutti".
Il tempo di oggi è un tempo drogato di informazioni, di dosi- notizie sempre più forti e massicce. Informazioni che segnalano ogni piccola cosa e sono la cronaca degradata e perniciosa che vorrebbe coprire, nascondere la nostra richiesta di informazione che è legata ad un tempo archetipo e legata al mito, agli dei, agli eroi e ai vigliacchi che sono nella nostra anima. La storia collettiva è una cultura che ci soverchia. L'uomo sociale e l'uomo interiore si mescolano e ritorna ogni volta il dubbio sulla libertà e sulla tenuta morale dello spirito. Così si "mischia" il "tempo profano" della storia collettiva" e il "tempo sacro" della nostra storia individuale. Il nostro è un tempo sacro dettato dal mito e dagli dei: è questo sentire che si fa esperienza e ci forma l'anima.
Questo può portarci al superamento della polarità, della scissione. La nostra anima è "terza", si trova tra le oppsizioni. E sempre tra l'Inferno e il Paradiso, tra lo spirito e la carne, tra il dentro e il fuori, tra l'individuo e il collettivo. Là dove abbiamo messo l'Io come ragione, come centro della storia deve ritornare l'anima come comprensione e centro degli opposti.
Non rafforziamo l'Io ma lasciamolo all'ambivalenza dell'indistinto. Impariamo a vedere nella penombra per ritornare a cogliere il vero senso del peccato che è quello di invecchiare e morire senza sapere di noi, senza acquisire consapevolezza. E' forse per questo peccato allora che con una oscura "coazione a ripetere" continuiamo a fare guerre, a tramandarci la miseria e questa storia…
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