OCCIDENTE

2001 Anno Memorabilis; non certo per l'avvento del secondo governo Berlusconi, ma per il G8 a Genova, l'attacco a New York alle Twin Towers, al Pentagono e la guerra in Afghanistan. Il 2001 non solo coincide con l'inizio del nuovo secolo e del millennio ma con una svolta epocale: rimarrà nella storia come il 1492 con la scoperta del Nuovo Mondo. Là un genovese, ora Genova segnano ancora la presenza di una data storica; è pretenzioso? Non lo so; certo che ancora Genova è un crocevia di Storia: ancora si ha l'impressione che la Storia passi sotto le nostre finestre. Infatti con il G8 a Genova (forse sarà l'ultimo), con le grandi manifestazioni per rimarcare che un altro mondo è possibile, si afferma pur nelle contraddizioni la volontà di intervenire nel governo del mondo da parte dei cosiddetti 8 grandi; solo neanche due mesi con l'attacco a New York e al Pentagono, l'egemonia occidentale sembra venga messa in pericolo. Eppure la globalizzazione si può intendere come l'affermazione dell'occidente: all'uniformazione alla sua cultura, ai suoi costumi e morale. Ancora una volta il paradosso fa emergere la verità: nel momento di massima espansione della cultura occidentale, inizia la sua parabola discendente. Su questo bin Laden ha ragione: l'occidente è destinato a finire...Ma non esiste cultura alternativa: l'islam non lo è.
Tutto quello che contraddistingue l'occidente è riassunto nella filosofia della volontà di potenza con il filo conduttore del nichilismo: l'uomo che costruisce, distrugge; l'Islam non ne è esente. La volontà di potenza che anima l'occidente è ormai l'elemento di tutto il genere umano. La stessa lotta al terrorismo è un chiaro esempio di questo potere che per allontanare una minaccia interne od esterna deve continuare ad essere "potere". Il carattere ideologico svanisce rimane quello economico, quello militare ormai è solo per garantirsi lo stato di superpotenza. Il gioco della guerra assume il senso della distruzione, per la costruzione e viceversa, nei termini della "cosa". Eraclito affermava che se la guerra finisse, non esisterebbero più le "cose". Il tramonto di questa civiltà diventa possibile se tramonta il senso greco della "cosa"- l'anima della nostra civiltà.
Così si arriva ad annunciare la clonazione dell'uomo. La clonazione diventa il paradigma del lungo cammino dell'occidente nel nichilismo: come uscire dalle "cose", dal loro niente e il loro ritornarvi.
Creare ed annientare nell'assoluto pensiero di dominio. Noi viviamo lo script di queste conseguenze. Sarà l'uomo clonato, l'uomo nuovo? Siamo forse noi l'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia? Che paradosso anch'esso: clonati lo siamo già tutti da uno script culturale, da una condizione che ci uniforma... Deleghiamo sempre più all'attività scientifica la nostra vita, ma se ci pensiamo non c'è niente di disinteressato: quando si ci indirizza su qualcosa è perché un'organizzazione economica, giuridica, politica, militare o sociale ne è interessata. E' il sistema dei sistemi che fa scambiare i mezzi con i fini; già all'origine del pensiero greco si ponevano questi interrogativi: chi stabilirà i limiti a questo apparato? L'etica religiosa o filosofica? La politica liberale o socialista? L'occidente con queste domande è ad un crocevia.
TORNA