Individuazione

Sembra che un nuovo mondo si apra a noi. Abbiamo nuovi occhi per vedere lontano, nuove leve per muoverci sempre più in fretta; riusciamo a volare e farci sentire in ogni luogo. Abbiamo più tempo per noi e meno fatica per soddisfare le faccende quotidiane. Resta però tuttora immutata per noi la capacità di gioia e dolore. Nessuna conquista ha modificato questi sensi. Continuiamo a portarci dietro un antico fardello: è qualcosa che ci porta a ricapitolare la storia , a vedere e vivere sempre un medesimo racconto. Così continuiamo a stupirci e gioire, singhiozzare e maledire per quello che ci succede. Così, se pure è vero che siamo eredi di Platone, di Leonardo e di Einstein, siamo sempre sciocchi e continuiamo a riconoscere le cose intelligenti perché facciamo cose stupide.
Rimaniamo prodotto della terra. Lo spazio esterno è dentro di noi quanto le sue leggi. Siamo diventati della terra gli occhi, la sapienza. Noi non riusciamo a pensare e vivere cose che non sono già conosciute dalla nostra biologia. Ma, se questo “tutto” che è già in noi e ci pervade, come giungiamo a noi, singoli interpreti di una vita sola? C'è in noi una capacità di percepirci e percepire che fin dal pensiero primitivo, espresso nel mito e nei sogni, ci apre all'inconscio e costruisce la cultura e la storia per un senso dell'Uomo.
Con l'Uomo nasce il regno dello Spirito. Lo Spirito dimostra nuove capacità: modifica il corpo, riesce a scrivere nei nostri geni nuovi divieti e nuove libertà. L'uomo scopre la capacità di scelte libere; può trasmettere i pensieri, può immaginare soluzioni diverse. Esce dalla selezione naturale per entrare in un nuovo ordine : quello della cultura.
L'uomo ha nel suo essere aspetti contingenti posti tra il necessario e l'impossibile: è specie animale e quindi materia, forma e corpo, ed è intermediario fra divino ed eterno in quanto individuo e pensante l'idea di Dio. Percepiamo Dio e con ciò sappiamo poiché nessuna divinità è diversa dal proprio sé.
Il nostro dovere di vivere è nel vivere la coscienza di un unico e potente insieme: la testimonianza di Dio. Forse solo così il nostro successore non dovrà ricominciare tutto daccapo . Chi verrà dopo conoscerà un po' di più sull'amore.
A volte basta un pensiero per scoprire Dio, per scoprire quanta grandezza c'è in noi, nella nostra capacità di riflettere il mondo.
A volte basta un pensiero per attraversare la vita e renderla “altra”. La vita che percepisce, impara l'armonia, il potere dell'aria e dei raggi solari sui fiori, sulle piante, animali e su di noi; cose che restano immutate, seguono la vita impassibile eppure ne sono artefici. Lo avevano compreso gli uomini arcaici e ancora non ce ne stacchiamo.
Abbiamo avuto consapevolezza e conoscenza di questo bisogno e con questa lo sappiamo rendere in pensiero.
A volte basta un pensiero per incontrare Dio, per andare nella direzione dovuta.
Tornare a se stessi, alla fredda luce della coscienza, svela la nudità del mondo che si dilata fino alle stelle. La nostra capacità intellettuale ha compiuto imprese gigantesche ma nel frattempo è crollata la nostra dimora spirituale.
Bisogna allora seguire la via dell'acqua che va sempre all'ingiù; si entra nella profondità del mare per raccogliere una preziosa perla che è la nostra essenza. L'acqua rappresenta l'inconscio, per questo il Pesce diviene simbolo del Salvatore. L'acqua è il nostro spirito divenuto inconscio. L'acqua è la fluidità del corpo, è il sangue che scorre. L'incontro con se stessi è infatti una esperienza che può essere sgradevole, alle quali si fugge proiettando tutto ciò che è negativo, sul mondo che ci circonda. Ma affrontare l'Ombra e sopportarne la conoscenza è un conto che deve essere saldato: è ammettere che ci sono per noi cose insolubili e che noi soli non riusciamo a risolvere.
Quando si è fatto tutto quello che si poteva fare per andare in questa direzione, non rimane altro che quello che si potrebbe fare ancora se si sapesse. Ma quanto sappiamo? Ben poco: Ecco perché siamo “perduti in noi stessi” e se una coscienza potesse vedere questo “se stesso” vedrebbe il mondo. Ecco perché dobbiamo sapere chi siamo. Ci pare di essere padroni di noi stessi, di essere soggetti, ma appena varchiamo la porta dell'Ombra ci accorgiamo di essere oggetti. Nulla ci delude di più della scoperta della nostra insufficienza. Imparare a conviverci è forse il segreto della vita.
Ogni uomo è un mare di persone diverse: ereditate, imitate, subite, assimilate, confuse, spesso nemiche fra loro, per buona parte inconsce. Tuttavia un uomo ci colpisce con la sua individualità e sappiamo invece che è un caos. “Costantemente mutevoli e frastagliati l'uno e l'altro, sempre più si conferma la somiglianza fra l'uomo e il mare, il gioco delle onde. ”

Questo scritto è stato pubblicato dalla rivista "INDIVIDUAZIONE" dell'Associazione GEA
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