Raccolta Scritti su Filosofia

Scritti pubblicati su quotidiani, riviste e webzine varie

Suq
Dio solo
Viaggio in Italia
Siamo soli
Fisici e Spirito
Vita e Morte

Virgole e Misteri
Conformismi
Gondoni
Viaggi
Palestina
Embrioni
Anima

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SUQ

Quest'anno come per magia è bastata una poesia di Giuseppe Conte e il Suq è iniziato. Suoni, luci, colori e odori si impadroniscono subito dell'aria e ci trasportano lontano. Dove sono? In Marocco, Somalia o Senegal? Sono in Sud America o in Eritrea? Sono semplicemente a Genova, alla Loggia della Mercanzia, al Suq.
Grazie alle cure di Valentina e Carla, Genova per il terzo anno si può immergere nell'atmosfera del mercato arabo, o meglio come suggerisce il sottotitolo, in un festival multietnico.
Al Suq ho comprato un dolce, ho comprato una bibita e ho ascoltato lingue a me sconosciute, ma non per questo meno belle; ho incontrato due amici e visto danzare una bella donna in tunica nera.
Tutto al Suq. Al Suq c'è aria di festa e meno male che la guerra qui non risuona, è un bene per i bambini che sono tanti e allegri; è un bene che gli spari sono solo percussioni di tamburi.
Tutto al Suq. Dentro al Suq c'è la pace e tra i due minareti della scenografia si svolge lo spettacolo di noi; guardiamo, annusiamo e ci scopriamo che ci conosciamo già. Grazie al Suq.

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DIO SOLO

Non è forse per tutti, cattolici, ebrei e musulmani, lo stesso Dio? Jahvet, Allah, Dio d'Abramo e di tutti Padre? Di quel Dio, noi occidentali ne abbiamo filosoficamente decretato la morte: non poteva reggere la nostra frammentazione in parole, desideri e lussi. Troppo unico e solo. Ad oriente, per l'Islam, invece Allah resiste con uno schematismo che fa perdere e si sta perdendo. Il paesaggio e l'unificazione della parola (l'arabo del Corano) sta mutando, l'appartenenza non fa eletti e il regno dell'al di là vacilla: non ci saranno vergini a soddisfare i martiri della Jihad.
Alla fine se noi occidentali siamo il paese della sera, dove il sole di una grande civiltà tramonta, gli altri non sono l'alba di una nuova. Siamo come tanti vecchi pronti al suicidio; vecchi come il Dio con la barba, immaginato saggio e invece tanto simile a noi nella stoltezza.
Allora non ci resta attendere che mille dei riappaiano dal lungo sonno; essi daranno vita a mille simboli, mille miti e valori. Mille dei ritorneranno a dispensare grazie e rinsaldare la spiritualità persa. L'uomo nuovo del terzo millennio ha dovuto constatare quanto poco basti per far riscoprire l'uomo cannibale, l'uomo egoista, l'uomo legato al sangue, alla tribù, alla famiglia...L'uomo monoteista, ateo e materialista. Questo Dio unico e solo contiene oltre tutto il bene del mondo anche tutto il male. Quale bene supremo potremmo reggere se non conosciamo il male? Quali vette scaleremmo se non guardiamo gli abissi? Cerchiamo di rassicurarci e consolarci con le nostre verità. Ma sono domande che difficilmente trovano risposta: Allora non un Dio ma tanti dei ci possono aiutare- salvo poi ritornare a Lui, al Solo. Ritornare a Dio in maniera nuova.

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VIAGGIO IN ITALIA

Ho visitato la mostra al Ducale: "Viaggio in Italia". Il "viaggio", per attraversare 4 secoli, dura solo qualche ora e con la giusta predisposizione spirituale, si ci immerge in un itinerario di grande bellezza.
Io di più, per questo viaggio ho inforcato gli occhiali o meglio ho proseguito con un ininterrotto "metti e leva" per dare modo, ad una presbiopia incalzante una miopia, di mettere a fuoco la lunga teoria di quadri, didascalie, sculture e manoscritti; insieme svolgevo anche il balletto di due passi avanti e tre indietro per trovare la giusta luce sulle opere. Ma perché per il paese del sole un percorso nel nero? Forse il nero dà più rilievo all'uscita dei colori, alla concentrazione, all'introspezione...Ma poi? Poi forse è entrare in un sogno notturno dove compaiono nostri antenati dal '500 in su. Qualcuno, tra questi volti, può riconoscere la bisnonna, lo zio o un cugino lontano; ma no, i nostri antenati non erano così ricchi: lo si intuiva dagli abiti, poi erano emaciati, scarni, quelli raffigurati sono pingui e in carne. Però: come sono moderni. Chi ci prende per mano, per questo viaggio, sono grandi scrittori, uomini d'ingegno e allora anche senza televisione quante cose si riusciva a vedere; quante cose si imparava a guardare; per quante cose c'era inaspettatamente tempo. Ed io, nel "Viaggio in Italia" ho guadagnato due ore.

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VIRGOLE E MISTERI

Con l'Euro ritornano i centesimi, ritorna un antico valore. Nella nostra economia erano già da tempo spariti i centesimi e per "arrotondamento", in verità erano sparite anche i decimi, le decine. Con l'Euro inizia così un nuovo tempo e un nuovo ciclo: conteremo i centesimi di denaro, di valore e per simbologia - perché no?- di ricchezza, di energia. Con i centesimi rispunta nei conti la virgola, un intermezzo, una sospensione, che mi pare oggi, più che mai necessaria. Dietro quella virgola ci starà la differenza, la più varia. Dopo quella virgola potremo contare il risparmio o il guadagno meglio di prima e, sempre per simbolo, rimarcare la diversità di un senso uniformante.
Paradossalmente, con l'Euro e l'introduzione dei centesimi, spariscono altre differenze: le tante monete europee. Franchi, Marchi, Lire, Pesetas e Dracme: nomi, segni e suoni vari verranno riassunti da un unico segno e suono dell'Euro. Ma, noi della Lira, avremo la virgola mancante.
A proposito ho provato a dividere le 50.000 Lire per l'Euro ed è uscito 25virgola822...sono ritornato indietro e mi è risultato 49.999virgola998. Dove è finito lo 0virgola02? Dietro la virgola anche il mistero...

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CONFORMISMI

C'è un conformismo che è dato dall'uniformità dei comportamenti propri di una società consumistica e regolata dalle leggi di mercato. Questa uniformità, pare a me, anch'essa regolata dall'entropia o seconda legge della termodinamica che afferma come tutti i processi fisici che sviluppano calore vanno in una unica direzione: dall'ordine al disordine.
Così il calore delle passioni, delle lotte, dei sentimenti viene stemprato in un crogiolo dove tutto fonde e sfuma. Così abbiamo una società sempre più disordinata ma omologa. E' un pò come mescolare delle palline bianche e nere facendole diventare tutte grigie. Questo è il grigiore della cultura d'oggi. All'apice si candida per "salvarci" da questa società, un campione del conformismo dilagante ed è probabile che vinca. Vincerà, forse, un campione della televisione, un campione degli spot; lo stesso che detta le regole di convivenza e ci fornisce anche il prodotto - produttore per applicarle. Infatti oggi si fa paradossalmente il processo alla volgarità televisiva per nascondere la volgarità del pensiero unico che predica la libertà e pratica la censura; vuole la legalità perseguendo i disgraziati senza permesso di soggiorno e non chi ruba in giacca e cravatta a tutti noi con i falsi in bilancio.
Non so chi veramente alla fine ci salverà. Forse sarà un marziano: sarà un uomo che non riesce a leggere la pubblicità; sarà un uomo che viene da lontano, che ha attraversato il deserto e non conosce più il linguaggio di questa società.
Ma a pensarci non di salvatori abbiamo bisogno, ma di interrogazioni, di silenzio e di verità. Abbiamo bisogno di inventarci una nuova società, senza questi protagonisti; pensarla senza di loro è già un fatto che ci fa uscire dall'uniformità: diventiamo nuove palline colorate che sfuggono al fuoco e vanno controcorrente.

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GONDONI

A Genova si usa l'epiteto "gondone" al pari di canaglia o mascalzone.
Il "gondone" ha origine dal "condom" il comune preservativo: il tubetto di gomma da calzare prima di un rapporto sessuale. Eppure il gondone ha salvato delle famiglie ed ora preserva soprattutto dal contagio dell'AIDS.
Eppure, il gondone , è anch'esso condannato dalla chiesa cattolica; però meno male che non è stato oggetto di obiezione di coscienza da parte dei farmacisti come la "pillola del giorno dopo".
Forse perchè è usato solo dai maschi? Non è al pari della pillola che regola il ciclo mestruale e anch'essa negata dalla chiesa?
Con un pò di informazione si saprebbe che la "pillola del giorno dopo" è la stessa "pillola del giorno prima". Allora? Scopriamo negli obiettori soltanto dei peccatori che ci vogliono salvaguardare dai nostri peccati. Vogliono impedire, a dir loro, di assassinare, di uccidere la vita umana.
Dicono, ma quanta vita si uccide e si è ucciso con la miseria? Con l'ignoranza? Con il ritenersi dalla parte di Dio? Gott mitt uns? Non uccide anche l'intolleranza? Per i cattolici alla fine con un "PaterAveGloria", tutto si perdona, tutto ricomincia e tutto si ricompatta.

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VIAGGI

La nostra vita, come un viaggio, progredisce sempre tra la disperazione e la felicità, tra la gioia e lo scontento; sarà per questo che in inglese travel (viaggio) e travail (travaglio) hanno la stessa radice.
Tutto si rapporta con il movimento, con l'avanzare. Perciò possiamo comprendere, senza nessuna meraviglia, perché Pascal individuasse la causa dell'infelicità umana nell'incapacità di restarsene tranquillamente seduti nella propria stanza.
Così siamo presi da quell'inquietudine, bene descritta da Chatwin, che ci fa viaggiare, ma certo con il tempo dell'estate come tempo di viaggi, non ci fa viaggiatori: partiamo sempre con il biglietto di ritorno ed entriamo per questo nella categoria "turisti". Il vero viaggiatore, si dice, non sa mai quando ritorna e se ritorna. Io sto sperimentando il viaggio e fare il viaggiatore attraverso un libro. Le parole camminano: sono come i pensieri che corrono lungo le righe di un libro stampato. Il libro è "Strade Blu" di Heat Least Moon: il libro che sto leggendo.
Allora salgo anch'io idealmente sul "Ghost Dancing", l'auto con cui l'autore ha "circumnavigato" l'America e vivo anch'io l'avventura, la scoperta del paesaggio, degli uomini, dell'anima dell'America... A metà libro e a metà percorso, dopo 700 miglia, l'autore leggendo "La Sacra Pipa" di Alce Nero scopre che tutto quello che aveva visto era se stesso: "il viaggio sulle strade impervie sono per chi vive per sè e non per gli altri". Prima di partire veramente devo sapere se sono pronto al viaggio.
E' bene sapere chi è che viaggia, chi vuole andare: un ego, un Ulisse, un infelice o semplicemente me stesso.
Voi lo sapete? O forse il fine del viaggio è il viaggio stesso?

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SIAMO SOLI

Siamo individui ma non siamo individuali, siamo soli ma non siamo separati. Il nostro Io può essere il solo nostro pensiero ma non la nostra vita. Così disputiamo su tutto e su tutto abbiamo delle opinioni personali così da dividerci e renderci antipatici o simpatici secondo le circostanze. Tutto questo pare per sentirci individui in una società uniformante e condizionante; tutto per continuare anche le antiche divergenze su Dio e la religione. Così abbiamo tutti un'opinione e un pregiudizio, una divergenza o una aspirazione; tutti abbiamo un'idea sulla guerra e sulla pace, sulla patria e il mondo. Tutti insieme siamo qualcosa con in comune i sentimenti; ma il nostro difetto maggiore è che ragioniamo per categorie: ci sentiamo occidentali, cristiani, ebrei, americani. Vogliamo e abbracciamo la razionalità come ragione e verità dimenticando quanto mistero e stupidità ci accompagna.
Tutto poi prosegue nella contraddizione tra lo stare insieme per non sentirci soli e l'essere soli proprio perché individui. La solitudine è il prezzo della nostra unicità.
Sì! È dall'essere soli che comprendiamo il dono della vita e dell'amore. Non dall'isolamento, non dall'abbandono si comprende l'unità e la partecipazione alla comunità che ci salva, ma dal sentirsi soli. Detto questo continuo a non capire le differenze tra l'Islam e i cattolici, tra gli ebrei e gli scintoisti; insomma tra gli uomini divisi per categorie. E' nell'essere soli che ci troviamo di fronte a Dio e ancora frutti divini. L'unica categoria è l'essere uomini.

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PALESTINA

In Palestina, in quei paesi dove risuonava la buona novella, ora si ascolta la triste storia di sempre: la guerra. Nella terra dove sono state espresse le più alte parole d'amore, di pace, di fratellanza, ora si odono scoppi e grida di paura. Eppure il giudeo Gesù ci ha parlato di un Dio che ama tutti, non uccide, non si vendica, non ha scelto un popolo ma tutti gli uomini: è il Dio dell'umanità.
Se fossimo veramente gli eredi di Gesù, non conosceremmo la violenza, useremmo il discorso, saremmo i veri uomini. Così, con la guerra, noi non siamo gli eredi dei veri uomini ma siamo dei sopravvissuti, siamo gli eredi degli schiavi che non avevano discorsi ma solo un linguaggio. Degli antichi schiavi conserviamo il senso e l'importanza della lotta; abbiamo conquistato una eguaglianza non mediante l'evoluzione ma attraverso il declassamento.
Così la vera libertà non è conosciuta; possiamo concepirla come determinante la realtà e la sua negazione. Così ci sentiamo liberi di fare quello che abbiamo intenzione ma non sempre si può; siamo liberi di morire, ma non sempre liberi di vivere; siamo liberi di scegliere in una situazione, ma non siamo liberi di scegliere la situazione. Così moriamo sempre ad ogni guerra un pò; moriamo nel terrore e nella vendetta, moriamo incattiviti dalla paura e con l'illusione di una forza che ci doni il cielo. Così continuiamo la schiavitù: ad essere giudei, musulmani e cristiani tutti senza sapere del Dio amore.

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FISICI E SPIRITO

Capita spesso che siano i fisici a metterci in contatto con lo spirito. La fisica nasce come lo sforzo di scoprire la costituzione reale delle cose e per questo è in comunanza con i mistici e i filosofi della scuola di Mileto. Se poi entriamo nella fisica subatomica, allora lo spirito è di per sè la materia prima. Quale concezione abbiamo dell'atomo, che nessuno ha mai visto fisicamente, se non facendo una operazione spirituale? Abbiamo dato forma ad una astrazione disegnando un frammento di universo: un pianeta - nucleo con i satelliti - elettroni. Una conferma di come l'infinitamente piccolo assomiglia all'infinitamente grande.
Io sono rimasto, pur essendo un profano, molto colpito tempo fa, quando un genovese, M. Macrì e un olandese, W. Oelert riuscirono a rendere "osservabile" l'antimateria. Si era riusciti con un acceleratore molto grande (di diversi chilometri) a fare scontrare delle particelle atomiche (infinitamente piccole) e quindi conoscere le loro proprietà, comportamenti e sintomi. Allora l'antimateria esiste, pensai; pensai, ma allora esiste il nulla? Per me era una scoperta sconvolgente, la più importante del secolo dopo il principio di relatività di Einstein. C'era nella scoperta anche la riconferma della stessa simmetria misteriosa che accompagna tutte le cose, e ha generato il concetto di bello anche nella materia subatomica: ecco allora ad ogni particella accompagnarsi una anti-particella. Ecco allora ritornare il "Panta rei" di Eraclito che considerava il continuo scorrere delle cose, la loro trasformazione, una unità dei contrari. Nel frattempo abbiamo diviso la materia dallo spirito, l'anima dal corpo e ci siamo persi nel dualismo del pensiero occidentale. Con la scoperta dell'antimateria abbiamo riscoperto l'unità e per me anche un non-luogo, ma non un nulla, un posto dove le cose non sono ma stanno per diventare; il luogo del silenzio, il luogo dove prende forma il pensiero...Un posto di passaggio, di sospensione, di silenzio ma non di vuoto...forse il centro dell'anima.

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VITA E MORTE

Mi sono imbattuto in un libro nell'affermazione del direttore della ricerca tecnologica della Netscape: "Non c'è ragione perché la morte debba avvenire". Ma siamo sicuri? Sarà vero? Vincere la morte è solo questione di scienza tecnologica? Io penso che tutto, anche la nostra felicità, si rapporta ai limiti che abbiamo. La morte ci fornisce la dimensione principale di questo limite. Certo nessuno vorrebbe essere un Titone: la condanna a vivere sempre annienterebbe con il tempo, la gioia e la bellezza. Già lo vediamo nel come ci affanniamo nell'inseguire il tempo breve di un orgasmo. Se non ci fosse il limite per quale ragione ci muoveremmo? Se avessimo tutti solo un inizio perché dovremmo amarci? Non ci sarebbe la Storia e la nostra vita sarebbe molto triste perché si scoprirebbe un saggio che non sa ridere; un saggio che non invecchia per morire o per sapere, ma solo per durare. Ma già ora abbiamo una possibilità per estendere la vita: far vivere i sogni, conoscere di più, amare di più. La nostra vita poi, si è allungata sconfiggendo molte malattie. Poi senza accorgersene la vita si è estesa: pensate a quante generazioni possiamo andare a ritroso; oggi abbiamo sempre più strumenti che supportano la memoria; abbiamo scritti, foto, video. La nostra vita si allunga, regalando, se ne siamo capaci, memoria ai figli.
Ma vi è già qualcosa di immortale nell'uomo, è nel come trasmette i suoi caratteri, le sue forme, la capacità di riprodursi e proiettarsi nel tempo: l'idea stessa dell'uomo. Questo germoplasma che dà continuità alla specie è qualcosa d'immortale. Queste pulsioni vitali che accompagnano l'uomo
sono la forza per superare il tempo. E' nello scontro tra la vita e la morte che procede l'immortalità. C'è, a mio parere, anche in tutto questo la ragione perché la morte debba avvenire e non sarà certo la tecnologia a sconfiggerla; la tecnologia fa aumentare oltre che le capacità umane anche le sue illusioni.

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EMBRIONI

Nei giorni scorsi Papa Wojtyla ha chiesto il riconoscimento giuridico per l'embrione umano.
Ma l'embrione è un essere umano? Alcuni scienziati lo riconoscono, altri no.
Ma l'embrione è un individuo? Questo è uno dei paradossi cattolici: guardate quante discussioni per dare l'opportunità a fare un trapianto ad un clandestino; ma non è un uomo?
Ho letto, molto tempo fa, un libro di Renato e Rosellina Balbi, "Lungo viaggio al centro del cervello". Questo libro analizzava l'evoluzione in rapporto alla legge di Haeckel, ovvero alla teoria secondo la quale nella vita intrauterina (prima della nascita) e per un periodo dopo la nascita, ciascuno di noi passa attraverso gli stadi percorsi dall'antenato dell'uomo; si ricapitola la vita che ha portato all'uomo: siamo passati attraverso invertebrati, cordati, pesci, anfibi, rettili, mammiferi, marsupiali, insettivori, roditori, carnivori, primati. La teoria evoluzionista è ormai accertata ed è acquisito che l'uomo rappresenta la sintesi della vita animale. Se analizziamo tutto ciò alla luce di questa evoluzione, l'embrione corrisponde all'uovo fecondato: è il livello zero mentre al livello uno siamo allo stato di un celenterato. Allora, secondo quanto sostiene il Papa, mi posso chiedere se quando mangio delle uova in realtà mangio dei pulcini?
Intanto se applicassimo la carità e la libertà cristiana agli uomini già nati, non avremmo né clandestini (semmai li potremmo dotare delle nuove rogatorie), né altri problemi di riconoscimento giuridico.

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ANIMA

Da quando il selvaggio ha dato senso alla natura vivente che si muove gli ha posto dentro un piccolo animale, l'animale dentro l'animale, l'ometto dentro l'uomo: l'anima.
L'anima come ometto e Dio come uomo. Da quel momento la somiglianza tra l'anima e l'uomo è così stretta che vi sono anime grasse e anime magre come i corpi. L'anima diventa il carattere, diventa quello che è più nostro e vero. L'anima così ci costringe a portare sempre in avanti la conoscenza e la consapevolezza. L'anima non invecchia o meglio pur seguendo il corpo e sentendo la stanchezza, ci spinge a portare a compimento quello che di noi rimane inespresso: ci spinge ad essere quello che siamo. Quest'anima si dice, ci sopravvive, quando moriamo abbandona il nostro corpo e si trasferisce chissà dove: all'inferno, in purgatorio o in paradiso? Non si sà ma certo l'anima sopravvive e seppur con noi ha avuto un inizio, pare non abbia fine.
Ma forse in verità, l'anima non inizia con noi, ci viene trasmessa dagli innumerevoli antenati che ci hanno preceduto; ci è stata solo prestata, è la testimonianza di un pensiero che decide che ne sarà della terra e dell'esistenza. Facciamola vivere quest'anima volendole bene e quest'ometto, la parte più preziosa di noi, parlerà anche quando il nostro corpo non ci sarà più. Ascoltiamolo già ora questo ometto, parla con noi dicendoci quello che è giusto fare, ci aiuta a non sbagliare.
Dimenticavo di dire che alla fine solo il bene si tramanda; la parte cattiva è del momento, è il contingente, la smania, l'ignoranza, l'inconsapevolezza di essere di più del proprio ometto.