SCRIPT
Il destino inconsapevole

Le Fiabe

La natura delle fiabe, come i miti e le leggende, affondano nel mondo inconscio e hanno stretti legami con la religione: le fiabe hanno la stessa speranza, morale e visione del mondo.
Tutte le fiabe hanno un lieto fine e insegnano la felicità. I miti, invece, sono tragici. La storia della storia, se così si può definire il mito, ha sempre una origine d'esperienza, è fatto di accadimenti. La parabola, la metafora, l'allegoria, sono forme che contengono una storia reale della nostra interiorità. Nel mito, così scorgiamo la verità e nelle fiabe il contenuto consolatorio; questo ci dà forza, ma al contempo ci fornisce un copione da cui non si esce.
Bettelheim sostiene il carattere educativo delle fiabe; le trova importanti per le scelte e la formazione del futuro bambino.
Le fiabe sono dirette al bambino che ha un pensiero animistico; ha un modo di relazionarsi alle cose, che lo porta A inglobarle in un mondo cosmico, cui lui è il centro. Le fiabe sono utili perchè aiutano a tradurre in immagini visive stati interiori; aiutano a trasportare nella realtà significati nascosti: elaborano l'inconscio.
Bettelheim trova giusto il carattere non ambivalente dei personaggi fiabeschi: o solo buoni o solo cattivi, come non siamo nella realtà. Per me in ciò c'è purtroppo una visione del mondo schematica.
Bettelheim utilizza le categorie Super Io, Io e Es per analizzare, come una sorta di analisi Transazionale, il contenuto delle fiabe. E' interessante vedere come lo scontro tra Es ed Io e Io e Super Io, si racconti nelle fiabe come la necessità di integrazione ad un percorso di maturazione interiore. C'è un altro aspetto, oltre quelli positivi segnalati da Bettelheim nel libro "Il mondo incantato", ed è quello rappresentato dalla coercizione di modelli da cui non sempre scaturisce il finale dei "felici e contenti" ma piuttosto dei "cornuti e mazziati". Il termine è forte ma è doveroso poichè ci sarà sempre un Cappuccetto Rosso che vorrà essere mangiata dal Lupo e una Biancaneve o una Cenerentola pronte a ripetere la storia senza lo stesso finale, ossia con l'arrivo del Principe Azzurro; così la storia si protrarrà fino alla morte.
Le fiabe parlano oltre che all'io cosciente, al nostro inconscio: l'ambiguità contenuta nelle fiabe si sviluppa nell'inconscio dando significati diversi alla medesima storia. Cappuccetto Rosso può essere letta su diversi piani; quello simbolico, più immediato, è della bambina che diventa adulta dopo essere stata mangiata dal Lupo. I riferimenti sessuali sono chiari: è il passaggio della fase edipica con il rapporto con l'altro sesso. C'è all'origine il messaggio materno da seguire ma Cappuccetto Rosso farà la sua esperienza indipendentemente e osserva Bettelheim, fa agire l'inconscio nella solitudine.
La fiaba ci insegna che per crescere va scontata l'esperienza e che l'ingenuità molte volte è un richiamo inconscio ad eseguirla. Cappuccetto Rosso mette allo scoperto molti lupi ma anche molti lupi fanno tante Cappuccetto Rosso.
Le mamme diranno sempre di stare attente al Lupo alle loro figlie e sarà proprio per questo che vorranno inconsciamente conoscere il Lupo. La favola di Cappuccetto Roso è emblematica nel descrivere e indicare la responsabilità dello SCRIPT: nessuno dei personaggi è senza colpa e si può affermare che le colpe vengono da lontano: la mamma che manda Cappuccetto Rosso da sola nel Bosco; la nonna che regala il Cappuccetto Rosso alla nipote; Cappuccetto Rosso che insegna al Lupo la strada per andare dalla nonna e infine anche il cacciatore salvatore...L'ambiguità che accompagna ogni fiaba deve avere una libera elaborazione poiché nel nostro inconscio vivono le contraddizioni e nel vederle sta la chiave per superarle.
Non va dimenticato nell'analizzare il contenuto delle fiabe e la loro influenza, l'opera di M. Louise Von Franz. Allieva di C. G. Jung, Marie Louise Von Franz ha analizzato, oltre che a migliaia e migliaia di sogni, anche le dinamiche delle favole e i loro contenuti simbolici utili alla comprensione delle motivazioni inconsce del nostro aderire culturale.
Il copione, indagato da E. Berne nei suoi libri, può essere negativo o positivo: comunque è responsabile dell'infelicità della nostra vita. E' positivo quando è debole, per cui è possibile uscirne e diventare quello che si è realmente. Per certuni imparare diversi copioni può essere utile a districarsi da certe situazioni drammatiche. Per cert'altri c'è il controcopione, ossia un copione osservato alla rovescia, cui si ubbidisce facendo tutto il contrario. Si è comunque condizionati.
Nell'adolescenza sorge spesso il conflitto tra copione e controcopione; esiste tuttavia una naturale spinta all'autonomia che può facilitare l'uscita dal copione: E' una spontanea tentazione a rifiutarlo e a ribellarsi ai genitori che lo impongono. Molte volte invece si passa al controcopione convinti di essere liberi di agire, di trovare la giusta dimensione del nostro vivere. Nella fase dell'adolescenza si prendono decisioni che investono il futuro più prossimo: la giovinezza. Si sceglie la scuola, la professione, il lavoro, quello che si desidera nella società. Può essere allora un caso felice (riporta Berne, con la sua solita ironia) la morte accidentale dei genitori responsabili di un copione negativo.

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