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Il destino inconsapevole

Essere e Evoluzione

Vi è qualcosa di immortale nell'uomo, da come trasmette i suoi caratteri, le sue forme, la capacità di riprodursi e proiettarsi nel tempo: l'idea stessa dell'uomo. Questo germoplasma che dà continuità alla specie è qualcosa d'immortale. Queste pulsioni vitali che accompagnano l'uomo sono la forza per superare il tempo. . .E' nello scontro tra la vita e la morte che procede l'immortalità.
La nostra immaginazione ideale è limitata ad un tempo misurabile a circa 70 anni di vita. Essere legati alla carne, sentire le stagioni e la natura è il nostro destino? Esiste un'evoluzione? Una trascendenza? O attraverso il ciclo solare si presenta sempre l'eterno ritorno? Da quali tristi anniversari è costellata la vita dell'uomo? Genocidi, guerre, malattie, miserie si susseguono senza soluzione di continuità. Si può cambiare? Domande che da sempre assillano l'umanità.
E' stimolante e interessante ciò che rileva Teillhard de Chardin a proposito l'evoluzione. Egli dice che la trasformazione morfologica ,degli esseri viventi pare essersi rallentata proprio ,quando sulla terra il pensiero faceva la sua comparsa. .
Considerando questa coincidenza insieme al fatto che l'unica direzione costante seguita dall'evoluzione biologica è stata quella del più grande cervello, ovvero della maggiore conoscenza, egli risponde al!a sua stessa domanda ipotizzando che forse il motore dell'evoluzione è stato il bisogno di pensare e di conoscere. L'evoluzione pare dunque essersi fermata quanto a nuovi esseri e nuove forme. Ciò significa che avendo prodotto l'organo del pensiero (e della coscienza) l'evoluzione procederà solo se la coscienza dell'uomo, svilupperà se stessa, giungendo a percepirsi come ente universale responsabile di un movimento che non sarà più, come in passato, legato alla materia, ma tutt'uno con il movimento auto-cosciente del pensiero. E' quindi responsabilità dell'uomo se l'evoluzione potrà proseguire. .
La vita è relazione e la relazione è vita. E' nel rapporto con il mondo degli altri che noi costruiamo la nostra vita. Purtroppo, come vedremo, buona parte delle nostre azioni sono falsate dal condizionamento che riceviamo a vari livelli. Salutiamo, sorridiamo, conversiamo amabilmente o ci mostriamo indignati, molto spesso per convenzione, per ubbidire a regole sociali più che per spontaneità. Il nostro essere che avvertiamo carente, mancante, cerchiamo di riempirlo con "l'amore". Da qui l'antinomia di "avere" o "essere", accompagna il cammino dell'uomo.
Ogni essere vivente, porta in se una costitutiva mancanza d'essere: nessun vivente può essere tutto l'Essere. Da questa mancanza, nasce il bisogno di un oggetto altro da se. Ciò si applica sia al bisogno di cibo, sia al bisogno sessuale. "Ciò che fa di noi degli esseri a metà strada fra il ciclo c la terra, non sono le virtù intellettuali e morali di cui andiamo orgogliosi. Il segno della nostra nobiltà è la nostra mancanza: la fame che ci tortura, la bontà che non possediamo, la verità che non conosciamo, la bellezza a cui aspiriamo, il silenzio che ci nasconde, la tenebra che ci avvolge. L 'amore non è il sentimento della pienezza, esso può nascere soltanto dalla sconfitta, nella lacerazione, nell'abbandono, nella caduta." P. Citati- "La luce della notte".
Il riconoscimento della mancanza d'essere, diventa pertanto indispensabile per poter avere un oggetto. "La mancanza d'essere si propone a livello orale come fame, e a livello genitale come riferimento della propria identità sessuale:come identità personale." F. Fornari.
E' impossibile immaginare la vita senza il continuo scambio di messaggi tra uomo e uomo, tra uomo e cose, tra uomo e ambiente. In questo ambito percepiamo la vita e lo scorrere del tempo. Il nostro essere è così perso in un sistema infinito di rapporti. L'essere così non è il Sè, ma ciò che ansiosamente si idealizza nell'esperienza del pensiero e delle relazioni.

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