SCRIPT
Il destino inconsapevole

Tutta colpa tua

“E' tutta colpa tua”, è uno dei meccanismi di relazione più diffusi. Scaricare la colpa sugli altri e commiserarsi è il modo per non prendersi responsabilità e quindi per non crescere. Così, non credendo alla nostra capacità e responsabilità di essere gli artefici di quello che ci succede, facciamo succedere, senza averne coscienza, sempre la stessa cosa: la famosa “coazione a ripetere” di Freud. Tutto quello che ci accade, di negativo (il più delle volte) e di positivo (raramente) è dovuto agli altri. Nel rapporto di coppia poi, l'altro: l'odiato- amato compagno, è responsabile di tutto. “E' tutta colpa sua” si dice, però guai a perderlo questo nemico- amico. E' lui che ci rafforza la convinzione che è tutta colpa sua; se poi chiede continuamente “scusa”, è fatta: si può passare tranquillamente (si fa per dire) la vita con lui nell'infelicità senza aspirare ad altro. Quello che serve in fondo è non sentirsi soli, ma a che prezzo! Ma sarà poi vero?
Il giornale, se notate bene, è il posto dove vanno a finire molte storie di “tutta colpa tua”: sono quelle storie di coltello, botte, liti e vendette. Alla fine tutto ci riporta al nostro essere piccoli. Piccoli e chiusi, fermi in un progetto angusto. Allora non ci rimane l'augurio (quello vero) di vastità. Ci vuole vastità per farsi più grandi del proprio dolore. Ci vuole vastità per sentire che siamo dilettanti dell'amore e che occorre “compassione” per potere “con” e non “contro” gli altri, costruire la nostra libertà e (in parte) felicità.
B. Bettelheim in un "Genitore quasi perfetto" dice che l'educazione dei bambini non può essere codificabile e regolamentata, sia per la diversità delle persone, sia per l'interagire dei sentimenti, affetti e visioni del mondo non accordati. Bettelheim con il suo libro, non detta regole, ma fornisce elementi utili al raggiungimento di una consapevolezza sia di sè che dei propri figli. Un momento di crescita insieme che sviluppa l'intimità.
Essere genitori lo abbiamo imparato, di regola, dai nostri genitori, guardando i loro comportamenti e ascoltando quello che dicevano. Quindi la programmazione parentale, lo SCRIPT, non è colpa dei genitori più di quanto la abbiano nel trasmettere il loro aspetto fisico e i geni che a loro volta hanno ricevuto dai loro genitori.Ogni bambino nasce con delle potenzialità genetiche sue, l'educazione poi le consolida o le inibisce. L'ideale sarebbe aiutare a far diventare quello che già alla nascita si è. Non quello che i genitori desiderano o vorrebbero. Merita una riflessione la responsabilità di certi genitori che con le loro maniacali aspettative contribuiscono in maniera determinante alla infelicità dei figli e in certi casi al loro tragico destino. In questi casi la loro influenza è da considerare senz'altro colpevole. Un genitore che investe nei figli le proprie angosce, i propri desideri e non rispetta l'individualità, fa una violenza dalle conseguenze a volte devastanti.
Aiutare la conquista dell'autonomia psicologica ed economica dovrebbe essere il ruolo principale dell'educazione dei figli. Perciò sono determinanti i comportamenti di chi compone la famiglia per la nostra storia futura; da ciò dipende la forza dello SCRIPT individuale e la capacità a smantellarlo.
Il modo come immaginiamo la nostra vita, influenza il come alleviamo i figli; sul nostro essere essere individui in una democrazia, sulla preparazione alla morte. Eredità genetica e ambiente si integrano, così noi siamo un prodotto complesso di molti fattori. I genetisti, studiando la genetica ci dicono di aver scoperto quanto è importante l'ambiente e viceversa.
Buona parte della nostra identità, sono le caratteristiche fisiche e collettive che ci definiscono: nazionalità, nome, cognome, altezza, occhi, sesso, professione, stato civile, ecc.: sono quelle scritte sulla carta d'identità. Esiste poi l'identità individuale, è quella che ci distingue ed è quella più inquietante: è quella che ognuno ha dalla nascita ed è, paradossalmente, la più difficile da trovare.

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