E' tutta colpa tua

Un augurio che è una proposta: non usare più la frase: “E' tutta colpa tua”.
“E' tutta colpa tua”, è uno dei meccanismi di relazione più diffusi. Scaricare la colpa sugli altri e commiserarsi è il modo per non prendersi responsabilità e quindi per non crescere. Così, non credendo alla nostra capacità e responsabilità di essere gli artefici di quello che ci succede, facciamo succedere, senza averne coscienza, sempre la stessa cosa: la famosa “coazione a ripetere” di Freud. Tutto quello che ci accade, di negativo (il più delle volte) e di positivo (raramente) è dovuto agli altri. Nel rapporto di coppia poi, l'altro: l'odiato- amato compagno, è responsabile di tutto. “E' tutta colpa sua” si dice, però guai a perderlo questo nemico- amico. E' lui che ci rafforza la convinzione che è tutta colpa sua; se poi chiede continuamente “scusa”, è fatta: si può passare tranquillamente (si fa per dire) la vita con lui nell'infelicità senza aspirare ad altro. Quello che serve in fondo è non sentirsi soli, ma a che prezzo! Ma sarà poi vero? Il giornale, se notate bene, è il posto dove vanno a finire molte storie di “tutta colpa tua”: sono quelle storie di coltello, botte, liti e vendette. Alla fine tutto ci riporta al nostro essere piccoli. Piccoli e chiusi, fermi in un progetto angusto. Allora non ci rimane l'augurio (quello vero) di vastità. Ci vuole vastità per farsi più grandi del proprio dolore. Ci vuole vastità per sentire che siamo dilettanti dell'amore e che occorre “compassione” per potere “con” e non “contro” gli altri, costruire la nostra libertà e (in parte) felicità.
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